Ucraina, Russia, Stati Uniti ed Europa sono i quattro protagonisti di uno scacchiere internazionale che sembra non aver ancora assunto una forma precisa. Da un lato due superpotenze, Mosca e Washington, che si rifiutano di ammettere al tavolo delle trattative le altre due realtà, considerate marginali e finora troppo poco interessate a mettere fine al conflitto.
Mentre il terzo anniversario della guerra russo ucraina si avvicina, la posizione del leader di Kiev, Volodymyr Zelensky, non sembra più del tutto favorevole. Il cambio di amministrazione degli Usa, con il passaggio dal democratico Joe Biden al repubblicano Donald Trump ha radicalmente modificato l’assetto della geopolitica mondiale. Se Biden era aperto all’aiuto incondizionato nei confronti di Kiev, Trump è disposto semplicemente a porre fine al conflitto, costi quel che costi.
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Trump: “L’Europa non sta dando nulla all’Ucraina”
“Io sto agendo per un motivo, odio vedere tutti questi morti“, ha infatti dichiarato il titolare della Casa Bianca, poco prima di attaccare duramente alcuni dei leader del Vecchio Continente. “Macron e Starmer non hanno fatto niente per porre fine alla guerra“, ha sostenuto Trump, sottolineando come in generale l’Ue non abbia partecipato in alcun modo al sostegno dell’Ucraina in guerra.
Il presidente Usa ha infatti sottolineato che gli Stati Uniti avrebbero contribuito alla protezione di una Nazione ben lontana da sé, con una spesa di 300 miliardi di dollari. Al contrario, l’Europa, che confina con Russia e Ucraina, avrebbe partecipato con 100 miliardi, sotto forma di prestito. “Praticamente non sta dando nulla“, ha tuonato Trump, evidenziando uno dei motivi per cui l’Ue non può partecipare a questa prima fase dei colloqui.
L’ipotesi dell’esilio di Zelensky
Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, il leader statunitense è stato piuttosto chiaro negli scorsi giorni. Zelensky sarebbe “un dittatore” e anche “un comico mediocre“, a capo di una Nazione che non ha più fiducia nei suoi confronti e in cui non indice elezioni per paura di essere mandato via. Un’ideologia condivisa anche dal suo braccio destro, Elon Musk, che ieri ha rincarato la dose sostenendo che il governo di Zelensky si nutre di corruzione e “dei cadaveri dei suoi soldati morti in guerra“.
Ora, per il presidente di Kiev sembrerebbe aprirsi anche la possibilità di un esilio in Francia. Secondo fonti di Washington, vista l’ostilità tra lui e il presidente Usa, una scelta possibile sarebbe quella di “partire immediatamente per Parigi“, lasciando quindi il posto ad un leader più allineato alle richieste di Trump. Ovviamente, non vi è stato alcun commento ufficiale sulla questione e Zelensky ha avuto un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, per discutere di una “pace giusta” e del ruolo di Ucraina e Ue al tavolo delle trattative.
Inoltre, quasi a smentire le voci dell’esclusione di Kiev dai dialoghi per la pace, Trump ha dichiarato che il presidente Putin e Zelensky “devono parlarsi” perché l’obiettivo finale dell’azione degli Usa è “vedere un cessate il fuoco e un accordo“. Il Tycoon ha poi smentito le voci riguardanti una possibile visita a Mosca il prossimo 9 maggio, in occasione dell’80esimo anniversario della vittoria della Seconda Guerra Mondiale.
Lo scenario è sempre più composito e complesso, mentre materialmente si continuano a rimandare negoziati che possano portare al cessate il fuoco. Se Putin sceglie una posizione più defilata, con attacchi minori e la strategia del silenzio, Trump e Zelensky sono allo scontro aperto. Il leader ucraino ha quindi nuovamente chiesto aiuto all’Ue, affinché funga da mediatore all’interno di questo quadro e riesca a pretendere una pace realmente giusta per Kiev.
Trump ha risposto sottolineando come i colloqui tra Usa e Russia si siano svolti positivamente, mentre quelli con l’Ucraina abbiano avuto maggiori difficoltà. “Parlo meglio con Putin che con Zelensky. Non mi serve al tavolo dei negoziati“, ha quindi dichiarato il Tycoon, terrorizzando definitivamente Kiev e Bruxelles.
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