Donald Trump e Vladimir Putin sono pronti a un colloquio, lo ha confermato lo stesso presidente americano ai giornalisti che si trovavano con lui a bordo dell’Air Force One, l’aereo presidenziale che dalla Florida lo stava riportando nella notte a Washington. “Parlerò con il presidente Putin martedì. Abbiamo lavorato molto nel weekend“, ha dichiarato il miliardario, annunciando una notizia che in molti ormai attendevano da settimane.
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha confermato che sono in corso i preparativi per la telefonata che si svolgerà domani. “A nostro avviso, ovviamente, una conversazione tra due presidenti non è soggetta a priori a nessuna discussione significativa. Pertanto, non lo faremo“, chiarendo che non vi saranno delucidazioni sul contenuto della conversazione prima che questa si verifichi.
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Le trattative per la fine della guerra in Ucraina proseguono ormai da mesi, eppure finora i due leader non avevano mai trattato personalmente, preferendo delegare ai loro ministri o alle squadre negoziali dei loro Paesi. Il colloquio diretto, invece, potrebbe permettere ai due presidenti di avere una conversazione franca e, forse, aiuterà Trump ad utilizzare parole “ammalianti” per il presidente russo.
“Parleremo di terre. Parleremo di centrali elettriche“, ha infatti spiegato il Tycoon, prima di aggiungere che le trattative sono in corso da entrambe le parti e si starebbe discutendo di poter “dividere alcuni beni” tra Russia e Ucraina. Una sorta di conferma di quanto già dichiarato dal Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, che alcuni giorni fa ha sostenuto che “per raggiungere la pace sono necessari compromessi da entrambe le parti“.
Usa: “Mai stati così vicini ad una pace”
Il Portavoce del Cremlino ha affermato che la questione dell’accordo sull’Ucraina e “soprattutto, naturalmente, e questioni relative ad una soluzione in Ucraina”, sarà il punto cardine del colloquio telefonico. Mentre, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha desiderato non entrare nei dettagli, ma con spirito ottimistico ha tenuto a sottolineare che ci si sta trovando “sulla linea delle ultime 10 iarde dalla pace“, ovvero che non si è mai stati più vicini a un accordo di pace di quanto lo si è in questo momento e riferendosi a Donald Trump, “come sapete, è determinato a farne uno“.
Trump: “Forse avremo qualcosa da annunciare già domani”
All’interno di questo contesto, che sembra piuttosto roseo, c’è però da considerare la dura posizione russa, che non ha intenzione di cedere alcuna parte di territorio conquistato o di dare soddisfazioni alla controparte ucraina. Sembrerebbe, anche se per ora non vi è stata alcuna conferma ufficiale, che la Russia abbia inviato a Washington una lista di criteri necessari affinché la tregua o il cessate il fuoco definitivo venga accettato. Tra le richieste vi sarebbe quella di considerare le aree conquistate in guerra come parte della Russia.
Il presidente degli Usa, comunque, sembra mantenere un atteggiamento piuttosto positivo, tanto da dichiarare che probabilmente già domani i due capi di Stato avranno delle dichiarazioni da fare, come riporta la Cnn. Il riferimento di Trump non è stato approfondito e per il momento, dunque, resta difficile comprenderne il significato. Per ora, la Russia continua ad apparire scettica per quanto riguarda le proposte americane.
La tregua di 30 giorni, proposta dagli Usa a Gedda e accettata da Kiev, non convince affatto Mosca. Il Cremlino teme che questa possa trasformarsi in una possibilità per l’Ucraina per riprendere le forze e rimpolpare i suoi armamenti, per cui i delegati di Putin continuano a chiedere il cessate il fuoco definitivo piuttosto che una tregua temporanea.
Ucraina: la speranza degli Usa e lo scetticismo della Russia
“Tutti conoscono bene la posizione e le preoccupazioni della Russia e abbiamo informato anche la parte statunitense“, ha dichiarato ieri il consigliere di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, a poche ore dalla conclusione del colloquio tra il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. I due avrebbero discusso dei possibili prossimi passi di Usa e Russia nei confronti del conflitto e sembrerebbe che già nel corso di questa riunione sia stata ipotizzata la possibilità di un incontro in settimana tra i due leader.
Una ulteriore conferma dell’esito positivo di questi colloqui è giunta dall’inviato speciale Usa in Russia e Medio Oriente, Steve Witkoff, che ha dichiarato che “le distanze tra Russia e Ucraina si sono ridotte” e che proprio questa consapevolezza potrebbe permettere alla fine del conflitto di giungere più velocemente. Al momento, comunque, sono ancora numerosi i punti da discutere. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, ha infatti deciso di mettere nuovamente in chiaro un concetto piuttosto importante per il Cremlino: in Ucraina non devono essere presenti soldati Nato.
Le parole del vicepresidente sono state durissime e hanno preso di mira il piano presentato alcune settimane fa dal premier britannico, Keir Starmer, e dal presidente francese, Emmanuel Macron. “Fingono di essere stupidi“, ha quindi dichiarato Medvedev, per poi spiegare: “Di volta in volta gli viene detto che i peacekeeper devono
provenire da Stati non appartenenti alla Nato. Ditelo e basta. Se volete dare aiuti militari ai neonazisti a Kiev, ciò significa guerra con la Nato. Consultatevi con Trump, feccia“.
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