Questa volta Donald Trump ha promesso e mantenuto. Ad esattamente 10 giorni dall’Election day statunitense, il candidato repubblicano è riuscito in un’impresa che a molti sarebbe apparsa impossibile: colorare di rosso il Madison Square Garden di New York. Il tycoon è riuscito a convincere decine di migliaia di persone a riversarsi nello stadio, simbolo dei più grandi concerti e delle più importanti partite d’America, per dare vita ad uno show senza precedenti, tutto improntato sulla sua figura e sul partito repubblicano.
Si potrebbe pensare che non vi sia nulla di particolare, che quella di ieri sera sia stata l’ennesima convention repubblicana, di quelle che ormai da mesi si vedono in ogni Stato degli Usa. In realtà dietro al Madison Square Garden si nasconde un’ideologia che non è trascurabile. New York ormai da decenni è uno degli Stati chiave per i democratici e Trump vorrebbe tentare la sfida quasi impossibile di conquistarla. Un’impresa che secondo alcuni sarebbe fattibile, visti i consensi ottenuti a Staten Island e nel Bronx, ma che sembrerebbe respinta dagli stessi collaboratori di The Donald.
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L’iniziativa comunque è necessaria anche per mandare un segnale a Kamala Harris, che è stata la protagonista indiscussa dell’intera serata. Gli sgoccioli della corsa alla Casa Bianca di Trump sono incentrati sulla costruzione di una narrazione che depotenzi la figura della sua avversaria, dipinta come la vera catastrofe che potrebbe colpire gli Stati Uniti. Così, davanti ad una platea di circa 20mila repubblicani, Donald Trump ha deciso di rispolverare uno dei mantra che negli ultimi decenni lo hanno reso famoso in tutto il mondo: “Kamala, sei licenziata!“.
Trump: “Darò inizio a una nuova età dell’oro“
Sembrerebbe che i 20mila partecipanti allo show di Trump avrebbero potuto essere molti di più, se solo l’arena di New York lo avesse permesso. Diversi organizzatori hanno infatti confermato che al momento della chiusura dei cancelli migliaia di persone si trovavano ancora in fila, pronte per entrare. Una vera e propria ondata di rossa, composta da elettori che avrebbero percorso centinaia di chilometri per poter assistere alla convention e soprattutto per dimostrare agli Stati Uniti e anche al mondo che il partito repubblicano può contare sui suoi seguaci.
Sul palco dello stadio si sono susseguiti volti noti del mondo dello spettacolo e della politica che hanno dato il loro sostegno al candidato e che hanno preparato la folla per la grande entrata del tycoon. Presente anche il wrestler Hulk Hogan, che si è strappato la camicia sul palco tra le urla e le ovazioni del pubblico. Trump è stato presentato da sua moglie Melania, con cui si è scambiato un rispettoso bacio sulla guancia, prima di iniziare la sua dura critica sul modello di Stati Uniti che Kamala Harris vorrebbe costruire.
Il miliardario ha esortato i suoi seguaci ad andare a votare per garantirgli “una vittoria schiacciante” che non permetta ai democratici di imbrogliare sul voto, perché questa sarebbe la cosa “che sanno fare meglio“. Sono molti i leitmotiv che Trump ha continuato a ripetere sul palco, puntando principalmente sui temi economici e su quelli legati all’immigrazione. Il tycoon ha infatti chiesto ai presenti se si “trovassero meglio rispetto a quattro anni fa” ed ha quindi sostenuto di essere pronto a dare inizio ad una nuova “età dell’oro” che permetta a tutti di vivere egregiamente. Al contrario, ha sostenuto The Donald, nel caso in cui venisse eletta Kamala Harris, allora “la nostra economica non si riprenderà più“.
L’ondata pro-Trump travolge anche Roma
Le elezioni americane sono un evento che interessa il mondo nella sua interezza, sia per le ripercussioni che queste portano con sé a livello politico, sia per gli show che sono garantiti dalle campagne elettorali dei candidati. In Italia quest’anno la gara tra Trump ed Harris sembrerebbe aver attirato più attenzione del solito, tanto che a Roma è nato il primo comitato pro-Trump d’Italia. Storicamente il nostro Paese ha sostenuto il candidato democratico e progressista, guardando sempre con sospetto quello repubblicano.
Queste elezioni, però, potrebbero aver cambiato le carte in tavola. Il Comitato avrebbe ricevuto un numero di iscrizioni piuttosto alto, a dimostrazione del fatto che le elezioni americane sono seguite con un certo interesse. Tra i motivi che avrebbero portato alla nascita di questo comitato, a cui hanno aderito personaggi del calibro di Domenico Gramazio, Pietro Giubilo, Antonio Giordano e molti altri, vi sarebbe la consapevolezza che una vittoria repubblicana potrebbe rafforzare i legami tra Italia e Stati Uniti, e in generale tra Europa ed America.
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