Trump presidente: cosa comporterà la sua vittoria per le guerre in corso?

Durante la campagna elettorale il tycoon ha promesso di terminare i conflitti. Ora l'Ucraina teme uno stop degli aiuti statunitensi, mentre gli israeliani accolgono positivamente la sua elezione

Redazione
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Donald Trump è diventato da poche ore il 47esimo presidente degli Usa: ma cosa significa la sua vittoria per le guerre in corso? Durante tutta la sua campagna elettorale il repubblicano ha promesso di mettere fine “in poche ore” al conflitto in Ucraina. Per la situazione in Medio Oriente, invece, i repubblicani sono sempre stati forti sostenitori di Israele.

Donald Trump
Donald Trump

Trump sulla guerra in Ucraina

Quale saranno le misure che il nuovo presidente degli Usa prenderà nei confronti della guerra in Ucraina? Le risposte potrebbero nascondersi dietro le affermazioni che il repubblicano ha fatto durante tutti questi mesi di campagna elettorale. Se l’amministrazione Biden ha erogato i maggiori finanziamenti bellici destinati al sostegno di Kiev, il repubblicano crede che dovrebbe essere l’Europa a farsi carico della maggior parte degli aiuti da inviare a Kiev, diminuendo o bloccando gli aiuti forniti dagli Usa.

Trump ha ribadito più volte di essere convinto di riuscire a terminare la guerra in poco tempo. Il piano di pace del tycoon, secondo quanto riferito, sarebbe quello di convincere Zelensky a cedere una parte del proprio territorio ai russi o ad abbandonare le sue aspirazioni alla Nato. 

E ora che è presidente arrivano le congratulazioni da entrambi i fronti della guerra. Il leader ucraino su X ha scrittto: “Apprezzo l’impegno del Presidente Trump per l’approccio ‘pace attraverso la forza’ negli affari globali. Questo è esattamente il principio che può avvicinare concretamente la pace in Ucraina. Spero che lo metteremo in pratica insieme“. Ha concluso il post augurandosi che gli Usa continuino a fornire un “forte sostegno bipartisan all’Ucraina”. Nel messaggio non traspare la tensione che comunque è presente che il tycoon possa decidere di terminare l’invio di supporti a Kiev.

Dalla Russia la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha scritto su Telegram: “Vince chi vive di amore per il proprio Paese e non di odio verso gli stranieri”. Ha poi mandato una frecciatina alla candidata democratica: “Kamala Harris aveva ragione quando citava il Salmo 30:5: “Il pianto può durare una notte, ma la gioia arriva al mattino”. Alleluia, aggiungo da parte mia”.

Anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev ha scritto in merito alla vittoria del tycoon, mandando però un messaggio diverso. “Trump ha una qualità che ci è utile: essendo un uomo d’affari fino al midollo, è mortalmente avverso a spendere soldi per vari tirapiedi e accoliti, per alleati idioti… La domanda è quanto Trump sarà costretto a dare per la guerra. Lui è testardo, ma il sistema è più forte” ha scritto Medvedev, che spera quindi in un minor supporto del repubblicano all’Ucraina.

Trump sulla guerra in Medio Oriente

Sul conflitto mediorientale, fino ad oggi l’amministrazione Biden ha fornito decine di miliardi di dollari in aiuti a Israele, mostrando un fortissimo sostegno allo Stato ebraico. In un sondaggio recente il 70% della popolazione israeliana ha mostrato di tifare per Trump, ritenuto il candidato migliore per continuare a ricevere un forte sostegno da Washington. Anche se molti di loro sono preoccupati delle continue dichiarazioni del tycoon riguardo la sua promessa di terminare la guerra a Gaza e in Libano.

Comunque il partito repubblicano è da sempre e in assoluto pro-Israele e le misure prese durante la prima presidenza del tycoon lo dimostrano. Durante la campagna elettorale aveva dichiarato che “l’unica colpa di Israele è stata quella di non aver chiuso la guerra in tempi rapidi”.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è congratulato su X con Trump e ci ha tenuto a sottolineare che la sua vittoria “rappresenta un nuovo inizio per l’America e un forte rinnovato impegno nei confronti della grande alleanza tra Israele e America. Questa è una grande vittoria!”. Dal fronte iraniano invece, la portavoce del governo, Fatemeh Mohajerani, ha dichiarato che “non importa chi diventerà presidente degli Stati Uniti. I nostri piani sono già stati fatti”.

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