Trump si chiude a Mar-a-lago dopo lo scontro con Zelensky: la linea Usa sull’Ucraina non cambia

Le interviste del segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e del consigliere per sicurezza nazionale, Mike Waltz, hanno permesso di comprendere che gli Stati Uniti non sono intenzionati a cambiare posizione sul cessate il fuoco e sulle garanzie di sicurezza a Kiev

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Mentre Volodymyr Zelensky si gode il sostegno e le attenzioni del vertice londinese, a cui hanno partecipato 16 leader euroatlantici tra cui il premier Giorgia Meloni, negli Stati Uniti Donald Trump continua a riflettere su quanto accaduto lo scorso venerdì. Lo scontro nello Studio Ovale della Casa Bianca continua rimbombare nelle sale dei governi mondiali, nella consapevolezza che lo screzio tra i due leader potrebbe cambiare tutto.

Così, anche l’Europa serra le fila. Nel corso del vertice di Londra il primo ministro britannico, Keir Starmer, e il presidente francese, Emmanuel Macron, hanno esposto il loro piano per la pacificazione dell’Ucraina. Un nuovo strappo che potrebbe dividere ulteriormente il Vecchio Continente, che ancora fatica a trovare una voce comune per esprimersi. Donald Trump, invece, ha preferito non mostrarsi in pubblico dopo quanto accaduto alla Casa Bianca, mandando messaggi ben precisi all’Ucraina e all’Europa attraverso i suoi collaboratori.

Le interviste del segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e del consigliere per sicurezza nazionale del tycoon, Mike Waltz, hanno infatti permesso di comprendere che gli Stati Uniti non sono intenzionati a cambiare posizione sul cessate il fuoco a Kiev e soprattutto sulle garanzie di sicurezza che Zelensky ha più volte chiesto agli Usa. La soluzione ipotizzata da Waltz, quindi, è quella che il leader ucraino dichiari “apertamente e pubblicamente che è pronto ad andare verso la pace“.

Waltz: “Zelensky è un ex che vuole solo litigare”

Il consigliere della Sicurezza del governo Usa ha sottolineato che ciò che è necessario al momento è un leader ucraino che sia realmente disposto ad accettare una pacificazione del suo territorio. “Abbiamo bisogno di un leader che possa trattare con noi“, ha infatti tuonato ai microfoni della Cnn, scaricando le responsabilità del fallimento del vertice di venerdì proprio sul presidente ucraino.

L’amministrazione di Kiev deve essere pronta a scendere a compromessi e ad aprire negoziati anche con la Russia di Vladimir Putin. Secondo Waltz, al momento Zelensky non sarebbe in grado di prendere queste decisioni e ritiene che, forse, alla base del rifiuto di Zelensky a trovare una soluzione comune vi siano delle motivazioni politiche o personale. Un’accusa durissima che, come sottolineato dal consigliere, se si rivelasse vera “sarebbe un bel problema“.

Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky
Il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky

Waltz ha poi deciso di criticare anche l’atteggiamento e il linguaggio fisico adottato da Zelensky nel corso del vertice con Donald Trump. “Zelensky è come un’ex fidanzata che vuole litigare“, ha sostenuto il consigliere, aggiungendo che lo avrebbero dimostrato le sue “braccia conserte” e il continuo “scuotere la testa“. In ogni caso, e a prescindere da quanto avvenuto nello Studio Ovale, secondo Waltz sarebbe prematuro parlare della posizione degli Usa nel dopo guerra ucraino, anche se gli Usa sono consapevoli di un unico elemento: “Sarà l’Europa a occuparsi della sicurezza dell’Ucraina

Rubio: “Se Trump fosse stato democratico gli avrebbero dato il Nobel per la pace”

Sulla falsariga dell’intervista di Waltz si è svolta quella di Marco Rubio al programma This Week della Abc, in cui ha sottolineato di essere rimasto “perplesso” dalle critiche rivolte all’amministrazione Usa a seguito dello scontro nello Studio Ovale. “Prima le persone cresceranno e più grandi saranno i progressi che saremo in grado di fare“, ha quindi affondato, cercando di proteggere l’operato del presidente, prima di aggiungere: “Se Trump fosse un democratico riceverebbe un premio Nobel per la pace“.

Sulla questione è poi intervenuto anche lo speaker della Camera, Mike Johnson, che in una intervista a Nbc News ha suggerito che Zelensky deve cambiare posizione al più presto, “presentarsi al tavolo dei negoziati in segno di gratitudine“, oppure qualcun altro dovrebbe governare l’Ucraina al suo posto. Posizioni chiare e non fraintendibili, espresse quasi in concomitanza con la riunione dei leader del Vecchio Continente, sempre più consapevoli di avere di fronte a sé un Trump sempre più fermo nelle sue decisioni.

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