Trump restaura la pena di morte federale negli USA

L'ordine esecutivo firmato da Trump obbliga il Dipartimento di Giustizia non solo a richiedere la pena di morte nei casi federali appropriati ma anche a contribuire a preservare la pena capitale negli stati che hanno avuto difficoltà a mantenere scorte adeguate di farmaci per l'iniezione letale

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Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo che ripristina la pena di morte a livello federale, annullando la moratoria imposta dal suo predecessore, Joe Biden, nel 2021. L’ordine prevede che il procuratore generale richieda la pena capitale nei casi che coinvolgono l’uccisione di agenti delle forze dell’ordine o reati capitali commessi da stranieri presenti illegalmente nel Paese. Inoltre, il Tycoon ha incaricato il Dipartimento di Giustizia di “intraprendere tutte le azioni necessarie e legali” per garantire che gli Stati dispongano di una quantità sufficiente di farmaci per l’iniezione letale.

Questa decisione arriva il giorno dopo dell’Inauguration Day e segue l’azione di Joe Biden, che, negli ultimi giorni del suo mandato, aveva commutato in ergastolo le condanne a morte di 37 dei 40 detenuti nel braccio della morte federale, lasciando solo tre persone con una condanna capitale: Dylann Roof, responsabile dell’uccisione di 9 persone in una chiesa di Charleston nel 2015; Dzhokhar Tsarnaev, autore dell’attentato alla maratona di Boston del 2013; Robert Bowers, che nel 2018 ha ucciso 11 persone in una sinagoga di Pittsburgh.

Trump ripristina la pena di morte federale

Durante il suo precedente mandato, l’amministrazione Trump aveva già ripristinato le esecuzioni federali nel 2019, dopo una pausa di 16 anni, portando a termine 13 esecuzioni in sei mesi, il numero più alto nella storia moderna degli Stati Uniti. Donald ha sempre sostenuto l’uso della pena di morte, proponendone l’applicazione anche per reati legati al traffico di droga e alla tratta di esseri umani.

L’ordine esecutivo di Trump arriva mentre il Dipartimento di Giustizia, sotto la guida del nuovo procuratore generale ad interim, James McHenry III, sta rivedendo i protocolli federali per le esecuzioni, in risposta a preoccupazioni riguardanti il dolore e la sofferenza causati dalle iniezioni letali.

Questa mossa ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, i sostenitori della pena di morte la vedono come un passo necessario per garantire giustizia, soprattutto nei casi di crimini efferati; dall’altro, gli oppositori sottolineano i rischi di errori giudiziari e le implicazioni etiche legate all’applicazione della pena capitale.

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