Un giudice di New York, Juan Merchan, dovrà decidere questa settimana se annullare la condanna penale di Donald Trump in relazione al pagamento di denaro a una pornostar. La decisione si baserà su una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, risalente a luglio, che ha trattato il tema dell’immunità presidenziale. Questo caso rappresenta uno dei due passaggi fondamentali che il giudice dovrà affrontare dopo la vittoria elettorale di Trump del 5 novembre.
La condanna di Trump è attualmente programmata per il 26 novembre, ma gli esperti legali ritengono che sia improbabile che la sentenza venga eseguita prima dell’insediamento ufficiale del nuovo presidente, previsto per il 20 gennaio. Il caso si inserisce in un contesto più ampio, dove la possibilità che Trump possa tornare alla Casa Bianca, senza dover affrontare gravi conseguenze legali, diventa sempre più concreta.
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La decisione su Trump
Se il giudice Merchan decidesse di accogliere la richiesta di Trump sull’immunità presidenziale, o di rinviare la sentenza, questo potrebbe favorire il ritorno dell’ex presidente al potere, ponendolo in una posizione di forza rispetto agli altri procedimenti penali che lo riguardano. Quattro casi penali, che in passato sembravano minacciare gravemente le sue ambizioni politiche, potrebbero essere indeboliti, se non completamente cancellati, dalla decisione favorevole del giudice.
La situazione legale di Trump, quindi, potrebbe subire un ulteriore ribaltamento, con impatti significativi non solo sul suo futuro politico, ma anche sul panorama giuridico degli Stati Uniti. Il caso sta attirando molta attenzione, soprattutto considerando l’alto profilo della figura di Trump e la sua continua influenza sulla scena politica americana. La decisione di Merchan è quindi vista come una tappa cruciale nel percorso giudiziario dell’ex presidente, con possibili ripercussioni anche sul suo futuro politico.
Trump: le elezioni
Donald Trump ha recentemente completato una vittoria decisiva alle elezioni, conquistando anche lo stato chiave dell’Arizona e portando il totale dei suoi grandi elettori a 312. Tuttavia, la sua elezione ha innescato reazioni contrastanti e forti tensioni politiche, con numerose manifestazioni di protesta in diverse città americane, da New York a Washington, fino a Seattle e Portland.
Nel frattempo, Trump ha chiarito che figure come Nikki Haley e Mike Pompeo non faranno parte del suo nuovo governo, escludendo così due degli ex membri di spicco della sua amministrazione. La situazione internazionale si è complicata quando Bryan Lanza, uno dei suoi consiglieri più fidati, ha rilasciato dichiarazioni provocatorie sulla Crimea, definendo la regione come “persa” e suggerendo che l’amministrazione Trump non avrebbe cercato di ripristinare l’unità territoriale dell’Ucraina, ma si sarebbe concentrata sulla ricerca della pace. A tal proposito, Lanza ha sottolineato che se il presidente ucraino Zelensky dovesse insistere sul ritorno della Crimea, questo dimostrerebbe una mancanza di serietà da parte del governo ucraino.
Intanto, in America, l’elezione di Trump ha avuto un impatto immediato anche sulle dinamiche interne tra i governatori degli Stati. Trump ha ingaggiato il suo primo scontro politico con Gavin Newsom, governatore democratico della California, uno dei principali esponenti di quella “resistenza” che si sta preparando a contrastare l’agenda politica del tycoon. In un messaggio su Truth Social, Trump ha attaccato Newsom, accusandolo di distruggere la California con le sue politiche e criticando la sua idea di rendere lo stato “Trump-proof”, ossia immune dalle politiche che l’ex presidente intende portare avanti. Secondo Trump, molti californiani stanno abbandonando lo stato a causa delle politiche di Newsom, dalla gestione della crisi dei senzatetto alle normative ambientali e fiscali.
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