Trump annuncia i dazi reciproci: ecco l’ultima mossa del Tycoon

Al via probabilmente dal 2 aprile, nuove tariffe per colpire tutti i Paesi che tassano beni americani. Tra le tasse contro gli Usa rientra anche l’Iva

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Trump promette ma agisce anche. Dopo averli promessi per mesi interi nel corso della campagna elettorale, il Tycoon firma i dazi reciproci per sciogliere gli squilibri commerciali americani. Così, mentre si risolvono quei vantaggi “sleali” accaparrati a scapito degli Stati Uniti, si inizia un nuovo episodio della saga sulla guerra commerciale.

A partire probabilmente dal 2 aprile prossimo, tutti i paesi che tassano i beni americani verranno colpiti dalle tariffe reciproche del Presidente degli Stati Uniti. Tra questi, l’Europa rischia di subire in particolar modo la misura, che, come avvertito dagli economisti, potrebbe anche vedersi esclusa dai piani dell’economia americana.

Dazi, qual è il piano

Il piano d’azione elaborato dai consiglieri commerciali degli States su indicazioni di Trump, configura i dazi reciproci imposti “Paese per Paese“, a partire da quelli con cui gli Stati Uniti hanno il maggiore deficit commerciale.

La misura annunciata da The Donald, prima di una sua attuazione, sarà ovviamente minuziosamente studiata dal Ministro al Commercio, Howard Lutnick, che approfondirà anche l’imposta sul valore aggiunto. “Sarà considerata un dazio“, ha spiegato il Presidente annunciando che presto saranno varati anche i dazi sulle auto.

Sul fronte economico e commerciale, gli alleati degli States sono “spesso peggio dei nostri nemici“, tuona Trump dallo Studio Ovale, affondando sull’Ue rispetto al non riserbo di un buon trattamento nei confronti degli Usa.

Trump sul fronte europeo

Nonostante le tensioni, i rapporti rimangono all’insegna del dialogo. Però, fidarsi bene e non fidarsi è meglio. Infatti, Bruxelles sta preparando la controffensiva in risposta alle strette commerciali del Presidente americano.

La cooperazione rimane la nostra opzione preferita. Restiamo impegnati in un dialogo costruttivo e nella ricerca di soluzioni negoziate, tutelando al contempo gli interessi dell’Ue così come gli Stati Uniti proteggono i propri“, ha spiegato il Portavoce della Commissione europea, in seguito al recente confronto sostenuto tra il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, e il segretario al Commercio nominato degli Stati Uniti, Howard Lutnick.

Non è chiaramente venuto meno il commento dalla Presidente della Bce, Christine Lagarde. Avvertendo quali potrebbero essere i futuri scenari, la Presidente ha spiegato che “nel quarto trimestre del 2024, le importazioni statunitensi sono rimaste una determinante fondamentale della crescita del commercio mondiale” ma, “in prospettiva“, la situazione potrebbe cambiare perché con “nuovi dazi” si manifesterebbero “andamenti sfavorevoli“.

L’Italia, invece, è en guarde. Stando a quanto riferito da Confindustria in una nota del suo Centro Studi, i dazi sono a tuti gli effetti uno strumento “estremamente distorsivo” e nel caso italiano “le connessioni economiche sono estremamente profonde“.

La preoccupazione per i dazi reciproci però emerge anche in casa di Trump. Le aziende americane, esposte in prima linea all’aumento delle tariffe, subiranno tutto l’inasprimento causato dai dazi stessi che si tradurrà in aumento dei prezzi, nonché in possibili nuovi picchi di inflazione. “Non credo ma i prezzi potrebbero salire nel breve termine“, ha ammesso Trump che aveva promesso un calo dell’inflazione tra le sue battaglie sostenute in campagna elettorale.

Ma il Tycoon non si lascia di certo scoraggiare, continuando infatti a reputare i dazi “un’arma a cui non rinunciare” in quanto fattore determinante in ogni possibile trattativa. “Una grande politica – spiega portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt – contro i Paesi che hanno derubato gli Stati Uniti per anni“. A detta della residenza presidenziale, la sicurezza economica e nazionale sarebbe minacciata dal deficit commerciale, che ha “ridotto la capacità di competere” rendendo gli Usa dipendenti da altri Paesi per ciò che riguarda i bisogni in fatto di sicurezza.

Per questo motivo, i dazi di The Donald rimarranno impugnati nelle sue mani per finanziare quell’appuntamento fondamentale dell’agenda presidenziale, ossia il taglio delle tasse.

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