Donald Trump non teme niente e nessuno e lo dimostra quotidianamente con dichiarazioni sprezzanti e prese di posizione che potrebbero creare continuamente improvvisi e irrimediabili incidenti diplomatici. Dopo il tentativo di minimizzare gli errori compiuti dai suoi alti funzionari, che hanno inserito in una chat privata sull’offensiva contro gli Houthi il direttore e giornalista del The Atlantic, allineandosi con le loro critiche sull’Europa definita “parassita“, il miliardario ha deciso di sferrare un nuovo attacco sul fronte dei dazi.
Dal prossimo 2 aprile, oltre ai già annunciati dazi reciproci, The Donald ha previsto l’entrata in vigore di tariffe doganali al 25% per tutte le automobili importate negli Usa. Una decisione che sembra aprire realmente le porte di quella guerra commerciale finora solo ipotizzata e temuta. L’ultimo attacco nei confronti di Nazioni che ancora faticano a mettersi al paro del mercato dell’elettrico e che arrancano dietro agli obiettivi dell’ecosostenibilità.
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L’Europa cerca ancora il compromesso sui dazi
Durissime le parole della presidente dell’Unione europea, Ursula Von der Leyen, che si è detta “profondamente rammaricata” per la decisione degli Usa e che ha voluto ricordare come i dazi siano a tutti gli effetti delle tasse e, in quanto tali, sono “dannose per le aziende, peggiori per i consumatori, negli Stati Uniti e nell’Ue“. In ogni caso, la leader tedesca ha confermato che la comunità europea continuerà a lavorare per trovare delle soluzioni che difendano lavoratori, imprese e consumatori.
L’Unione europea, in vista dei dazi reciproci in vigore dal 2 aprile e di quelli già attivi del 25% su acciaio e alluminio hanno deciso di rispondere a tono, annunciando un aumento delle tariffe da 26 miliardi di euro che saranno applicate a partire dal 12 dello stesso mese. Una scelta che vorrebbe dimostrare a Trump che l’Ue non è intenzionata a piegarsi, ma che è stata criticata da alcuni politici e da alcuni economisti, in quanto possibilmente dannosa sia per i commerci che per la tenuta del mercato europeo.
Come sottolineato ieri dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi, l’Ue è più soggetta alle conseguenze delle oscillazioni del mercato, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato che di fronte a sommovimenti di questo tipo, l’Europa non può lasciarsi prendere da rabbia e agitazione, ma deve riflettere e agire per evitare strappi e conseguenze disastrose. “L’Ue ha la forza per rispondere a questa crisi“, ha infatti evidenziato il Capo dello Stato, invitando le varie forze politiche alla moderazione e alla riflessione.
Un portavoce della Commissione Ue ha chiarito che la risposta ai dazi di Trump sarà una contromisura tariffaria applicata ad un elenco specifico di prodotti, selezionati per provocare il massimo impatto sugli Usa e le conseguenze minori sull’Ue. “Siamo preparati a salvaguardare i nostri interessi economici“, ha spiegato il portavoce, sottolineando però che la priorità dell’Ue resta quella di “trovare una soluzione negoziata“.
Sulla questione si è poi esposta Hildegard Mueller, presidente dell’industria dell’auto tedesca, che ha chiesto all’Unione europea di trovare un accordo al più presto con gli Stati Uniti, perché i dazi sulle auto “costeranno crescita e benessere da tutti i lati“.
Dazi, le reazioni dei Paesi colpiti
Durissime anche le parole del primo ministro canadese, Mark Carney, che sin dall’inizio del suo mandato ha criticato il posizionamento degli Usa in materia economia: “I dazi sono un attacco diretto al nostro Paese“. Al momento, però, il Paese che ha già iniziato a subire i contraccolpi della scelta di Trump è il Giappone. I colossi automobilistici giapponesi e coreani, da Toyota a Hyundai, hanno perso il 3% delle loro azioni all’apertura della Borsa. Dopo l’annuncio dei dazi, il calo è stato ancora più vertiginoso.
“Stiamo prendendo in considerazione misure appropriate in risposta alle tariffe di importazione statunitensi sulle auto“, ha sostenuto il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba, seguito dal portavoce del governo Yoshimasa Hayashi, che ha definito “estremamente spiacevole“, la situazione che il Paese si è ritrovato a vivere.
Dazi: le giustifiche e l’orgoglio di Trump
Donald Trump, subito dopo aver annunciato la sua decisione, ha spiegato che queste misure sono necessarie per stimolare il ritorno della produzione di auto negli Usa. “Molte aziende stanno già cercando dei siti“, ha chiarito il Tycoon con una certa soddisfazione, spiegando che la sua decisione non è però legata al fatto che il suo fidato braccio destro, Elon Musk, è proprietario di un’industria automobilistica che sta iniziando a faticare a rimanere a galla.
“Non mi ha chiesto nulla“, ha dichiarato convinto il presidente Usa, sostenuto dallo stesso Musk, che ha spiegato che i dazi colpiranno negativamente anche la sua azienda, in quanto la maggior parte dei pezzi utilizzati per la costruzione delle Tesla è di importazione. Proprio su questo aspetto, però, crescono ancora dei dubbi in quanto non è chiaro se le nuove tariffe colpiranno la componentistica oltre che il prodotto finito in sé.
Trump, poi, non ha voluto lasciare questioni in sospeso, minacciando Europa e Canada sulle conseguenze di una loro possibile collaborazione. “Se l’Unione Europea collabora con il Canada per danneggiare economicamente gli Stati Uniti verranno imposti dazi su larga scala, ben più elevati di quelli attualmente previsti, per proteggere il miglior amico che entrambi questi Paesi abbiano mai avuto!“, ha scritto il presidente su Truth, confermando ancora una volta che i dazi Usa non sono altro che l’ultima e infallibile arma dell’amministrazione di The Donald.
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