Un’ora, trentanove minuti, trentuno secondi. È stato il discorso pronunciato da un Presidente degli Stati Uniti davanti al Congresso più lungo della storia americana. Esordendo con “l’America è tornata, l’American dream sta crescendo, più grande e migliore che mai“, Donald Trump ha tenuto gli ascoltatori sulle spine fino alla fine. Solo a conclusione del suo intervento sullo Stato dell’Unione, infatti, ha dato la notizia che tutti attendevano, ossia una svolta sugli accordi con l’Ucraina.
“Ho ricevuto un’importante lettera dal presidente ucraino Zelensky – svela il Tycoon – che si dice pronto a sedersi al tavolo delle trattative il prima possibile per avvicinarsi a una pace duratura e a firmare l’accordo sulle terre rare in qualsiasi momento“. Si tratta della retromarcia già anticipata dal leader ucraino su X ma ufficializzata con una missiva inviata dall’inquilino della Casa Bianca. Un’apertura di Zelensky, pronto a firmare l’intesa sui minerali delle terre rare, che Trump dice di aver particolarmente apprezzato, sottolineando di aver ricevuto anche input di “discussioni serie” e “forti segnali” dalla Russia dicendosi “ansiosa di fare la pace“.
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In un discorso che ha ricalcato quello dei suoi comizi elettorali, l’unica vera novità ha riguardato fortunatamente l’Ucraina. “Non sarebbe meraviglioso? Non sarebbe meraviglioso?” ha ripetuto Trump con un tono più conciliante nei confronti di Kiev, che non è stato però accompagnato da concessioni sulla questione delle garanzie per la sicurezza, che gli ucraini continuano a chiedere e che l’amministrazione USA continua a negare.
Un momento di semi distensione che non ha comunque distolto l’attenzione del Presidente Usa dall’Europa, accusata nuovamente di aver “speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanto ne abbia spesi per difendere l’Ucraina” e Joe Biden, suo predecessore, descritto come “un incompetente e un incapace”, che “ha speso più soldi dell’Europa“. Quindi, l’ex presidente avrebbe lasciato in eredità “una catastrofe economica e un’inflazione da incubo“, accusandolo anche per i prezzi stellari delle uova.
Donald Trump ha difeso a spada tratta ogni sua decisione attuata in queste sei settimane dal suo arrivo alla Casa Bianca. Tra queste, la sua guerra dei dazi che ha scosso le Borse, spiegando che le tariffe “non servono solo a proteggere i posti di lavoro americani ma anche l’anima del nostro Paese“, pur ammettendo che “ci saranno dei piccoli scompigli“.
Quindi, il Tycoon ha ribadito che gli Stati Uniti procederanno rispondendo “dazio su dazio, tassa su tassa“, e che Messico e Canada nel mantenersi aperti ad un compromesso “devono fare di più per fermare il traffico di fentanyl e di clandestini“. Trump, difatti, ha dichiarato nuovamente guerra ai cartelli della droga e ha chiesto al Congresso più fondi per le deportazioni di massa dei clandestini e per realizzare uno scudo analogo all’Iron Dome di Israele per proteggere l’America.
Rimanendo sempre in ambito estero, il Presidente americano ha confermato l’intenzione di riprendersi il Canale di Panama, in parte già strappato ai cinesi con l’ultimo acquisto di due porti da parte di BlackRock, e la Groenlandia “in un modo o nell’altro“, pur dicendo di voler rispettare il diritto della popolazione di determinare il suo futuro.
Passando invece ai suoi successi dei primi 43 giorni a pieno regime, Trump ha vantato ogni sua mossa, ricevendo il pieno sostegno dai repubblicani. Mentre alcuni dei dem, che non hanno disertato l’appuntamento per protesta ma, storcendo il naso, hanno piuttosto interrotto ripetutamente il discorso del Presidente, finendo per essere espulsi dall’aula. Al contempo, deputate e senatrici del partito dell’Asinello si sono presentate vestite di rosa per “dimostrare l’unità delle donne” contro The Donald e in difesa dei diritti riproduttivi.
Tra i cartelli di protesta esposti, invece, figuravano slogan del tipo “Musk steals” – Musk ruba. Ma, con lo sfondo di standing ovation repubblicana e fischi dem, il Presidente ha invece ringraziato e difeso i tagli di Musk contro un’onnipotente burocrazia di non eletti, facendo un controverso elenco di presunti sprechi, tra cui uno nell’enclave sovrana del Lesotho in Sudafrica, definito “un Paese che nessuno ha mai sentito“. E poi, ampio spazio dedicato alla lotta culturale per contrastare il movimento woke.
“Abbiamo realizzato più in 43 giorni – ha rimarcato Trump – di quanto la maggior parte delle amministrazioni realizzi in 4 o 8 anni, e abbiamo appena iniziato“. Il suo ritorno di fronte al Congresso è stato “per riferire che lo slancio dell’America è tornato” insieme allo spirito, all’orgoglio, alla fiducia e al sogno americano. “Il nostro Paese è vicino a una rimonta come il mondo non ha mai visto e forse non vedrà mai più“, fino a “portare la bandiera Usa su Marte e oltre“.
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