In poco più di due mesi di governo, Donald Trump è riuscito a modificare radicalmente il volto e il soft power degli Stati Uniti. La diplomazia pacata, e a volte nascosta dietro un velo di ipocrisia, dei democratici è un lontano ricordo, così come sembrano ormai provenire da un universo parallelo i ricordi della prima amministrazione del Tycoon. Ora gli Usa prendono ciò che vogliono quando vogliono, senza particolari tentativi di mediazione, ma mostrandosi più forti, più potenti e sfruttando a loro vantaggio lo status di superpotenza.
Insomma, Trump ha fatto cadere il velo che nascondeva una consapevolezza troppo spesso dimenticata. Gli Usa hanno un potere che non è paragonabile a quello delle altre democrazie occidentali. Quindi, oggi, tutti corrono ai ripari, nella speranza di non essere colpiti esageratamente dalle decisioni in materia economica del Tycoon. Tra dazi contro i prodotti esportati negli Usa e richieste di maggiori investimenti nella spesa militare, l’Europa rischia di dover immaginare nuove politiche economiche costruite ad hoc sulle richieste del miliardario.
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Sulla questione è intervenuta l’ex candidata alle presidenziali del 2016 e avversaria del Tycoon, Hillary Clinton. In una nota scritta di suo pugno e pubblicata su La Repubblica, l’ex First Lady ha deciso di criticare e affondare contro l’amministrazione Trump senza mezzi termini, sostenendo che ad oggi l’aggettivo più adatto per descrivere l’approccio del presidente alla politica estera, ma anche a quella interna, è “stupido“. L’ex Segretaria di Stato Usa mette a confronto le amministrazioni Trump e Obama, sostenendo che le politiche attuali del magnate rischiano di provocare una catastrofe negli Stati Uniti.
Le ultime novità da Trump: nessuno stop ai dazi e nessun licenziamento per il Chatgate
Intanto, il presidente Usa non sembra particolarmente preoccupato per le conseguenze che potrebbero nascere dalla sue decisioni. In un’intervista a Nbc News, Trump ha voluto mettere in chiaro alcuni punti fermi del suo programma, smentendo definitivamente le voci diffuse dai media Usa. Groenlandia, dazi e il caso Chatgate sono stati i tre argomenti su cui Trump ha voluto mostrare maggiori certezze.
Innanzitutto, il presidente ha deciso di smentire una delle dichiarazioni del suo vicepresidente, JD Vance. Il numero due della Casa Bianca aveva dichiarato in una visita alla base militare americana di Pituffik che gli Usa non erano intenzionati ad utilizzare la forza bellica per ottenere “l’annessione” della Groenlandia. Trump non si troverebbe d’accordo e avrebbe invece ribadito di essere convinto che gli Usa “otterranno la Groenlandia” ma senza poter escludere l’uso della forza militare.
Per quanto riguarda invece la possibilità di ridurre i dazi sul comparto delle auto, per evitare che gli importatori siano costretti ad alzare i prezzi, ha dichiarato apertamente di non avere alcun interesse in questo senso, ma di essere convinto che solo in questo modo sarà possibile rilanciare la filiera dell’automotive americana. “Non potrebbe importarmi di meno se aumentano i prezzi, perché la gente inizierà ad acquistare auto prodotte in America“, ha infatti sostenuto il miliardario, ricordando come non vi siano dazi per le aziende che producono sul territorio Usa.
Il terzo argomento è il delicatissimo Chatgate, ovvero il caso dell’inserimento per errore del giornalista e direttore del The Atlantic in una chat riservata su Signal in cui i più alti funzionari dello Stato e della sicurezza discutevano dell’attacco contro gli Houthi dello Yemen. Tra i coinvolti vi sono il vicepresidente Vance, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth e il consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike Waltz. Trump ha negato la volontà di licenziare qualcuno dei coinvolti, definendola una “fake news” e sostenendo di avere ancora fiducia in loro.
Clinton: “L’amministrazione Trump sta demolendo il governo”
L’analisi di Hillary Clinton parte proprio dal Chatgate e dalle conseguenze catastrofiche che una fuga di notizie da parte del giornalista erroneamente inserito nella chat avrebbe potuto causare. “A preoccuparmi non è l’ipocrisia ma la stupidità“, sostiene l’ex First Lady, chiarendo che il fatto più grave di tale questione è che i vertici dell’amministrazione Trump abbiano usato una chat su un App di messaggistica commerciale per condividere piani di guerra. “È rischioso ed è davvero stupido“, ha continuato Clinton, sostenendo che questo episodio sia solo l’ultimo di una serie di ferite auto-inferte dal governo Usa.
L’ex Segretaria della Difesa ha criticato gli approcci poco diplomatici del Tycoon, per poi ricordare che, in ogni caso, i tagli ai fondi per la difesa e l’esercito non sono mai una garanzia di sicurezza per uno Stato. Inoltre, una scelta poco intelligente sarebbe quella di continuare a diminuire il numero di ambasciate e consolati Usa nel mondo. “Se sono così sconsiderati con l’hard power dell’America, non stupisce che stiano riducendo in frantumi il nostro soft power“, ha commentato Clinton, prima di ferrare l’ultimo attacco alla nuova amministrazione: “Oggi l’amministrazione Trump non sta reinventando il governo: lo sta demolendo“.
Un attacco durissimo, composto da varie sfaccettature, che rappresentano la frattura di fondo degli Usa, bloccati su un bipolarismo che man mano diventa sempre più pericoloso per il Paese. Mentre Trump continua a incarnare i valori dell’America First, dimentica gli anni in cui i suoi predecessori hanno cercato di costruire rapporti solidi e duraturi con Stati alleati, nel tentativo di migliorare l’economia Usa, ma soprattutto di dimostrare che “la legge del più forte“ non è sempre la scelta giusta.
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