Trump affonda contro Biden e Harris: “È colpa loro se vengo attaccato”

"Dio mi vuole presidente degli Stati Uniti", così Donald Trump giustifica il secondo attentato fallito contro la sua persona. L'attentatore è in arresto ma sarà necessario capire se abbia agito da solo, oltre a comprendere in che modo processarlo, visto che non ha esploso alcun colpo contro Trump

Redazione
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Il secondo attentato nei confronti di Donald Trump ha creato una certa preoccupazione negli ambienti presidenziali americani. Manca ancora un mese e mezzo alle elezioni e il candidato democratico ha già subito due attentati, il cui obiettivo sarebbe stata la sua morte. L’ex presidente Usa sembrerebbe correre continui rischi, a causa di personaggi che riescono ad avvicinarsi pericolosamente alla sua persona, mentre brandiscono armi semi automatiche.

Nel primo caso, si è trattato di un giovane che, armato fino ai denti, è riuscito a posizionarsi a 150 metri dall’ex capo di Stato e a sparare diversi colpi contro di lui, colpendolo ad un orecchio. Poi, nella giornata di ieri, un 58enne originario della Carolina del Nord si è appostato proprio al confine delimitato del campo da golf in cui stava giocando Trump, con un fucile che sembrava puntato proprio nella direzione del candidato repubblicano. Stavolta non è stato esploso nessun colpo, grazie all’azione tempestiva dei Secret service a disposizione del miliardario.

Sono molti i dubbi che restano ancora aperti sulla questione, soprattutto per quanto riguarda l’organizzazione delle guardie di sicurezza del repubblicano, che iniziano sembrare piuttosto fallaci agli occhi dell’opinione pubblica. Intanto, l’ex presidente non sembra farsi scoraggiare da quanto accaduto, decidendo addirittura di sfruttarlo a suo favore per quanto riguarda la corsa alla Casa Bianca: “Gli attacchi nei miei confronti sono stati provocati dalla retorica di Biden e Harris“. Un attacco duro che ovviamente ha scatenato diverse conseguenze nella popolazione americana.

Trump: “Dio vuole che io sia il presidente

L’ex presidente Usa a seguito dell’attacco ha sfruttato i suoi social per mandare messaggi ai suoi elettori, inizialmente per tranquillizzarli e poi per esortarli a riflettere su quanto accaduto, per comprendere chi possano essere i veri responsabili. The Donald ha definito i due uomini che hanno tentato di ucciderlo come “estremisti di sinistra“, di fatto incolpando i democratici di aver costruito un’immagine di Trump che rischia di mettere in pericolo la sua vita.

In realtà, secondo le indagini portate avanti dall’FBI, non vi sarebbero indizi di alcun tipo che confermerebbero la teoria del repubblicano. I due attentatori sarebbero stati uomini con evidenti disturbi mentali, che avrebbero deciso di scegliere Trump come loro obiettivo. Il repubblicano, comunque, anche in questo caso ha voluto giocare la carta della spiritualità, sostenendo che il fallimento di questo secondo attentato è la dimostrazione di un unico fattore: “Dio vuole che io sia il presidente degli Stati Uniti“.

Donald Trump
Donald Trump, ex presidente Usa

Oltre che della retorica politica, che potrà sfruttare a lungo questo attentato, il caso rimane anche sotto i riflettori delle indagini dell’FBI. Innanzitutto sarà necessario chiarire i motivi che avrebbero portato alla formazione di così grandi falle nel sistema di sicurezza del miliardario e poi si dovrà comprendere in che modo processare questo secondo attentatore, che non avrebbe sparato neanche un colpo contro Donald Trump.

L’FBI indaga su possibili complici

L’attentatore è stato fermato a circa 60 chilometri di distanza dal luogo dell’attentato; non avrebbe opposto resistenza e non avrebbe mostrato armi al momento del fermo. Si tratterebbe di un uomo disturbato, con diversi precedenti penali riguardanti piccoli illeciti e, secondo i figli, con un odio abbastanza sviluppato nei confronti di Trump. Le domande principali che affliggono gli investigatori sono due: come ha fatto ad arrivare così vicino all’ex presidente? E in che modo processarlo visto che nessun colpo è stato effettivamente esploso contro Trump?

Sembrerebbe che per il momento l’attentatore sia incriminato per possesso illegale di arma da fuoco, ma si ipotizza anche che al momento del processo sarà complesso per la corte federale dimostrare che l’obiettivo dell’attentato fosse proprio The Donald. Questo perché la distanza a cui si trovava l’attentatore, circa 450 metri da Trump, potrebbe essere considerata troppo alta per confermare l’ipotesi dell’assassinio, come confermato dal procuratore statale di Palm Beach. Inoltre, l’FBI starebbe indagando anche su presunti complici dell’attentatore. Non si esclude, infatti, che l’uomo potesse aver agito insieme ad altri personaggi e le indagini dei federali saranno necessarie anche a sciogliere questo dubbio.

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