Il governo di Tripoli ha recentemente annunciato la creazione di una nuova “Direzione generale per la protezione della morale pubblica” sotto il ministero dell’Interno, con l’obiettivo di rafforzare il controllo sui comportamenti sociali e morali nei luoghi pubblici. La decisione, formalizzata dal provvedimento numero 422 del 2024, stabilisce che questa nuova unità si occuperà di monitorare l’abbigliamento, le acconciature e i comportamenti pubblici, sia in spazi fisici che online, con un focus particolare sui social media. L’idea di reintrodurre una “polizia morale” in Libia è stata proposta dal ministro dell’Interno Imad Trabelsi e ha suscitato preoccupazioni tanto a livello nazionale quanto internazionale.
Secondo quanto riportato nel testo ufficiale del Consiglio dei Ministri, il compito primario di questa direzione sarà quello di applicare le leggi riguardanti la “morale pubblica” nei luoghi di aggregazione, come caffè, ristoranti, cinema, alberghi e altri spazi pubblici. La nuova struttura si concentrerà sul monitoraggio di comportamenti che possano contrastare i valori morali della società libica, con l’obiettivo di imporre un rigoroso controllo sulle violazioni. Oltre alla vigilanza quotidiana, il dipartimento avrà il compito di raccogliere denunce riguardanti le violazioni della morale pubblica, per poi intervenire secondo le disposizioni legali esistenti. Inoltre, si occuperà di condurre indagini e raccogliere prove su crimini contro la morale pubblica, assicurando il rispetto delle norme in vigore.
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Polizia morale: in cosa consiste
La creazione di questa nuova struttura sembra anche mirare a una maggiore collaborazione con altre autorità competenti per contrastare i crimini morali e a garantire la sicurezza e il rispetto delle leggi in tutto il paese. La supervisione delle operazioni sarà affidata direttamente al ministro dell’Interno, che emetterà le direttive necessarie per il corretto funzionamento del dipartimento e il raggiungimento degli obiettivi previsti. Sebbene il governo sostenga che la nuova direzione risponde alla necessità di preservare i valori morali e sociali della Libia, ci sono diverse preoccupazioni in merito alla libertà individuale e ai diritti civili.
La creazione della “polizia morale” è vista da molti come un passo controverso, poiché solleva interrogativi sul rispetto delle libertà fondamentali. In un paese che ha attraversato anni di instabilità politica e divisioni interne, questa iniziativa potrebbe essere interpretata come un tentativo di consolidare il consenso di gruppi conservatori e di orientamento islamista, i quali esercitano un’influenza significativa su ampie aree del territorio. Sebbene non esistano leggi specifiche in Libia che impongano, ad esempio, l’uso dell’hijab o che vietino le interazioni tra uomini e donne in pubblico, la prospettiva di una “polizia morale” somigliante a quella in vigore in paesi come l’Iran (la Gast-e ersad) ha suscitato preoccupazioni a livello internazionale. Il timore è che un tale provvedimento possa ridurre ulteriormente la libertà individuale e l’espressione personale, senza alcun beneficio tangibile in termini di stabilità o prosperità economica.
Dal punto di vista dell’immagine internazionale della Libia, l’introduzione di una polizia morale rischia di compromettere gli sforzi del paese per attrarre investimenti esteri e promuovere il suo patrimonio turistico. La Libia, infatti, possiede siti storici di valore inestimabile, come il sito archeologico di Leptis Magna, e sta cercando di rilanciarsi come meta turistica e centro di attrazione economica. Tuttavia, una mossa che possa far sembrare il paese più restrittivo in materia di diritti individuali potrebbe avere un impatto negativo su questi obiettivi.
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