Tre giorni che stanno passando così lentamente da sembrare mesi. Sono solo tre difatti i giorni che sono trascorsi dal catastrofico terremoto che ha devastato il Myanmar, che sembra sempre più scivolare in un buco nero senza ritorno. Con almeno 2.056 morti accertati, secondo il nuovo bilancio ufficiale della giunta militare, 3.900 feriti e circa 270 dispersi, l’ex Birmania sta naufragando in quello che viene percepito da tutti come un oceano vastissimo di morte e distruzione. L’esercito al potere ha riferito che la giunta birmana ha istituito una settimana di lutto nazionale che durerà fino a domenica.
L’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha lanciato un urgente appello per la raccolta di almeno 8 milioni di dollari, circa 7,4 milioni di euro, a sostegno del Paese del Sud-est asiatico. Lo scenario attuale è tutt’altro che roseo. Oltre alla ricerca disperata di sopravvissuti e i servizi sanitari interrotti a causa di due potenti terremoti, migliaia di persone sono esposte ad un altissimo rischio di ferite potenzialmente letali e focolai di malattie. L’Oms si è impegnata offrendo il suo massimo livello di attivazione di emergenza, distribuendo quasi tre tonnellate di forniture mediche di emergenza in 24 ore e coordinando equipe di medici di emergenza globali.
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Così secondo quanto riportato dalla nota emessa dall’Organizzazione, la necessità degli otto milioni di dollari nasce dal bisogno impellente di fornire cure traumatologiche salvavita, prevenire focolai di malattie e ripristinare i servizi sanitari essenziali nei prossimi 30 giorni. Nel mentre, in un monastero buddista, squadre birmane e cinesi si stanno coordinando per cercare sopravvissuti tra le macerie, tra le decine di monaci presumibilmente dispersi che stavano sostenendo un esame al momento del terremoto. Nella maggior parte dei casi, i soccorsi sono spontanei e la gente scava anche a mani nude.
Myanmar, la devastazione oltre il terremoto
Un ulteriore problema riguarda la ripresa dell’offensiva militare contro i ribelli da parte della giunta golpista, che aveva “stupito” il mondo con una inedita richiesta di aiuto internazionale, ma che sta ostacolando i soccorsi. Un funzionario dell’Onu aveva denunciato la ripresa dei raid neanche un’ora dopo la prima, micidiale scossa dei magnitudo di 7.7. I terremoti hanno sgretolato edifici, abbattuto ponti e divelto strade in ampie zone del Myanmar e nonostante ciò, l’offerta di una tregua parziale per agevolare i soccorsi avanzata dal Governo di unità nazionale, sembra sia caduta nel vuoto.
Nello Stato nord-orientale di Shan difatti una delle provincie ribellatasi in armi contro il regime militare, un bombardamento governativo ha ucciso almeno 7 persone. Il Governo attuale è nato dalle ceneri del partito democratico della dissidente ed ex leader d’opposizione in carcere e alleata contro la giunta con le varie milizie etniche locali, Aung San Suu Kyi.
L’appello dell’Unicef
In questo desolato paesaggio, la situazione umanitaria già disastrosa si aggrava con milioni di bambini a rischio. L’Unicef ha segnalato l’aggravarsi dell’impatto su famiglie e bambini, con bisogni che aumentato con il passare delle ore tra scosse di assestamento continue. Così giunge l’appello alla comunità internazionale di rispondere con urgenza per sostenere gli sforzi affinché possano essere salvate più vite possibili. Già tra “conflitti, sfollamenti e privazioni“, i bambini del Myanmar stanno vivendo situazioni inimmaginabili, come dichiarato dalla direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell.
L’aiuto dalla Cina
Intanto la Cina ha inviato il primo lotto di forniture di soccorso alla Birmania che prevederebbero, secondo quanto dichiarato dall’Agenzia cinese per la cooperazione internazionale allo sviluppo, tende, coperte e kit di primo soccorso. Proprio sabato il governo cinese ha annunciato che si impegnerà nel fornire 100 milioni di yuan, circa 12,7 milioni di euro, in “aiuti umanitari d’emergenza” al Myanmar su richiesta della giunta birmana. In un messaggio inviato alla Presidente della giunta, Min Aung Hlaing, il leader cinese, Xi Jinping, ha ribadito sabato che Pechino è pronta a “fornire assistenza” e “sostenere gli sforzi per superare il disastro e ricostruire le case il prima possibile“.
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