Telegram, libertà condizionale per Durov con cauzione da 5 milioni

A Durov è stata concessa la libertà condizionale dietro il pagamento di 5 milioni di euro, a condizione che si presenti due volte a settimana in una stazione di polizia e con il divieto di lasciare il paese

Redazione
7 Min di lettura

Il miliardario franco-russo Pavel Durov, fondatore e Ceo dalla app di messaggistica Telegram è stato arrestato sabato 24 agosto all’aeroporto Le Bourget in Francia. Era appena arrivato dall’Azerbaijan sul suo jet privato, accompagnato dalla sua guardia del corpo e da una donna, quando è stato raggiunto dai gendarmi della GTA (Air Transport Gendarmerie). Su di lui gravava un mandato di perquisizione emesso dalla direzione nazionale della polizia giudiziaria francese dopo un’indagine preliminare.

Arrestato fondatore di Telegram Pavel Durov
Arrestato fondatore di Telegram Pavel Durov

Non è chiaro il motivo che abbia spinto il fondatore di Telegram a mettere piede in territorio francese, consapevole del duro destino che lo avrebbe atteso. Ora Durov si trova nelle mani delle autorità francesi, che vogliono sfruttare il momento per ottenere più informazioni possibili sulla piattaforma.

Libertà condizionale e cauzione

Ieri 28 agosto a Pavel è stata concessa la libertà condizionale dietro il pagamento di 5 milioni di euro, a condizione che si presenti due volte a settimana in una stazione di polizia e con il divieto di lasciare il paese. Lo ha affermato il procuratore di Parigi Laure Beccuau a seguito di un’udienza durata diverse ore. 

La custodia cautelare scadeva ieri ed era quindi stato trasferito al tribunale di Parigi per rispondere dei 12 capi di imputazione per la mancata collaborazione nelle inchieste che vedono coinvolta l’app Telegram in attività criminali. Lo riporta l’agenzia AFp citando una sua fonte. In precedenza, l’agenzia russa Ria Novosti aveva riferito che due auto con i lampeggianti accesi sono uscite ad alta velocità dall’Ufficio nazionale antifrode nella periferia di Parigi, dove, secondo alcune indiscrezioni, era detenuto Durov.

È inoltre emerso quanto l’indagine sull’uomo sia molto più ampia, con il fondatore di Telegram che era sotto inchiesta anche per gravi violenze contro uno dei suoi figli.

La Russia difende Pavel Durov

Mosca continua a tenersi in contatto con l’ambasciata francese nella speranza di ottenere informazioni e soprattutto di proteggere il suo cittadino. Sembrerebbe però che i legali di Durov non abbiano richiesto l’intervento del suo Paese di origine.

Rispondendo a una domanda precisa riguardo l’argomento, il capo dei servizi d’intelligence russi per l’estero, Serghei Naryshkin, dice di aspettarsi che il fondatore di Telegram non riferirà informazioni sensibili per i russi ai paesi occidentali. Lo riporta l’agenzia Tass.

Sempre la Tass riporta che il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato che se non dovessero esserci prove “serie” per l’arresto di Durov, si tratterebbe di un “caso politico”. Peskov dice che le accuse al fondatore di Telegram sono serie, quindi le prove dovranno essere altrettanto serie e convincenti, altrimenti si tratterebbe di limitare la libertà di comunicazione e “di un’intimidazione diretta nei confronti del capo di una grande azienda. Cioè sarà esattamente una questione politica, cosa che ieri in questa storia è stata negata dal signor Macron”.

Peskov si è detto pronto a dare tutto l’aiuto necessario a Durov, anche se la situazione è complicata, dato che l’uomo ha anche cittadinanza francese. “Ci auguriamo che il signor Durov abbia tutte le capacità necessarie per organizzare la sua difesa legale”, ha aggiunto Peskov.

Telegram, le accuse

Le accuse sono di essere complice delle illegalità che permette l’app, poiché non c’è uno strumento di moderazione, non c’è cooperazione con le forze dell’ordine e ci sono strumenti che permettono attività illegali come spaccio di sostanze stupefacenti, truffe e diffusione di campagne di disinformazione.

Affinché il mandato potesse essere eseguito l’uomo avrebbe dovuto trovarsi sul territorio francese. Una fonte vicina alle indagini dice a Tf1 che forse l’uomo “ha commesso un errore stasera. Non sappiamo perché… Era solo una tappa? In ogni caso è stato preso”. Durov cercava di evitare i viaggi in Europa proprio perché la sua azienda è al centro di grandi polemiche, e aveva l’abitudine di viaggiare negli Emirati, nei paesi dell’ex Unione Sovietica o in Sud America. 

I diversi reati di cui è accusato sono: terrorismo, traffico di stupefacenti, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti criminali minorili. Un’altra fonte è sicura che Pavel Durov finirà in custodia cautelare, questo è certo. Sulla sua piattaforma ha permesso che venissero commessi innumerevoli delitti e crimini e non ha fatto nulla per moderare o collaborare”. 

Un’altra fonte commenta: “Da anni Telegram è diventata la piattaforma numero 1 per la criminalità organizzata”. Tf1 spiega che gli obiettivi di questo arresto sono due: scoraggiare i criminali a usare Telegram per i loro traffici e convincere gli altri Paesi europei a lavorare insieme per contrastare i contenuti online di natura terroristica scambiati attraverso il servizio.

Pavel Durov e Telegram

Pavel Durov è nato in Russia nel 1984 e vive a Dubai dove ha sede Telegram. Ha una doppia cittadinanza russa e francese. Nel 2013 ha lanciato Telegram insieme al fratello Nikolai. Nel 2014 ha lasciato la Russia dopo essersi rifiutato di fornire all’intelligence russa i dati ucraini di un altro social che gestiva.

La particolarità di Telegram è sempre stata quella di non rivelare mai alcuna informazione sui propri utenti, situazione opposta a tutte le piattaforme americane in cui i dati personali vengono sfruttati commercialmente. Infatti le comunicazioni sono criptate end-to-end e pare che l’idea di creare un’app del genere gli sia venuta dopo aver subito molte pressioni da parte delle autorità russe per VK, un social network che aveva creato nel suo Paese prima di venderlo. La scelta di stabilirsi a Dubai è stata presa proprio per mettersi al riparo dalle regole di moderazione del governo, in un momento in cui sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti stanno facendo pressione sulle principali piattaforme per rimuovere i contenuti illegali. 

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