Stupri di Hamas, il rapporto agghiacciante sulle violenze sessuali del 7 ottobre

Hamas avrebbe usato la violenza sessuale come arma per diffondere terrore e sofferenza su Israele. Un atto che non avrebbe nulla a che vedere con gli istinti bestiali del singolo militante, ma che rappresenterebbe un'azione militare in piena regola, volta ad annientare psicologicamente il nemico

Redazione
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Mentre la diplomazia internazionale cerca di negoziare tregue nella regione di Gaza, un recente rapporto pubblicato dall’Associazione dei Centri anti-violenza in Israele riporta una realtà crudele e sconvolgente: stupri e violenze sessuali di vario grado di crudeltà perpetrati sistematicamente da Hamas. Il rapporto, condotto ufficialmente dall’7 ottobre, rivela una strategia operativa chiara dietro questi crimini orribili, volta a massimizzare l’orrore delle azioni del gruppo terroristico.

L’orrore delle vittime di Hamas

Secondo il rapporto, i crimini sessuali contro le vittime israeliane non sono stati affatto casi isolati, ma piuttosto atti commessi con una deliberata strategia di umiliazione e terrore. Le testimonianze dei sopravvissuti e le interviste ai soccorritori e ai militari, dipingono un quadro di atrocità che comprende mutilazioni, sevizie e altre forme di violenza volta più al creare sofferenza nella vittima che alla ricerca del piacere dello stupratore.

Gli esperti che hanno condotto l’indagine sottolineano che questi crimini sono diretti a disumanizzare le vittime, trattando le donne e gli uomini violentati non come esseri umani, ma come simboli del nemico su cui scaricare odio e violenza. Nello stesso rapporto si fa riferimento alle testimonianze di alcuni degli ostaggi liberati di Hamas, che avrebbero subito o assistito a violenze sessuali. 

Nel rapporto viene anche riportata la testimonianza di una ragazza, Sapir, che si trovava al Nova festival il 7 ottobre ed era riuscita miracolosamente a nascondersi e salvarsi dalla furia di Hamas. Eppure, dal suo nascondiglio ha potuto vedere orrori inimmaginabili che andavano ben oltre la morte: donne accoltellate alla schiena mentre venivano violentate, o addirittura mutilate mentre erano ancora vive. Donne a cui venivano tagliati i seni e sfregiato il volto…

Violenza sessuale come terrorismo psicologico

Le relatrici dell’indagine, Carmit Klar-Chalamish e Noga Berger, evidenziano che le sistematiche aggressioni sessuali di Hamas del 7 ottobre rappresentano una tappa particolarmente dolorosa nella storia della società israeliana, una tappa capace di lasciare ferite aperte che necessiteranno di molto tempo per rimarginarsi e sparire dalla memoria collettiva della popolazione. 

Questi atti di violenza non hanno solo colpito direttamente le vittime, ma hanno anche causato profonde ferite nella comunità nel suo complesso, costruendo un trauma complesso che si estende oltre le vittime dirette, andando a contagiare anche coloro che sono stati costretti ad assistere o a intervenire per soccorrere le vittime.

Le relatrici dell’indagine esortano a non lasciare queste voci silenziate e a non dimenticare le vittime di queste orribili violenze, sottolineando che, in un momento in cui gran parte dell’opinione pubblica mondiale sembra restare in silenzio, è cruciale far risuonare le voci delle vittime e porre fine all’orrore che hanno subito.

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