Con la strage di Sumy Putin umilia strategia Trump

Appena ripartito da Mosca l’inesperto inviato di Trump, Steve Witkoff, Putin ha umiliato il presidente americano consumando l’ennesima strage di civili nella città di Sumy, vicino al confine con la Russia. Con ciò confermando l’approccio dilettantesco dell’amministrazione americana alla vicenda ucraina. Confermando anche l’indisponibilità della Russia a sedere al tavolo negoziale senza prima vedersi riconosciute le conquiste fin qui realizzate. L’Unione europea non può sottrarsi dal rinnovare e rafforzare il sostegno all’Ucraina

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Non si conosce ancora il bilancio dell’ennesima strage ad opera della Russia contro inermi civili ucraini. Il bersaglio della carneficina è stata la cittadina di Sumy, a pochi chilometri dal confine russo. Una pioggia di droni e missili è caduta sulle vie centrali e in pochi minuti lo spettacolo di morte ha rubato la scena alla quiete di una domenica assolata. In Ucraina non è domenica delle Palme (i cristiano ortodossi hanno lo stesso calendario liturgico dei cattolici romani, ma spostato di due settimane in avanti) ma è un giorno di riposo e di festa come per le famiglie di mezzo mondo.

La cronaca di questo eccidio, solo l’ultimo in ordine di tempo, colpisce per il contesto politico-diplomatico in cui si sono svolti i fatti. Appena ieri era ripartito da Mosca l’inviato di Trump per l’Ucraina, Steve Witkoff. Di lui si sa che è un miliardario, amico personale di Trump da molti anni. Ma completamente digiuno di negoziati politici e ancor più di astuzie diplomatiche. La ricchezza personale e la personale amicizia con il presidente sarebbero, insomma, le uniche “qualità” di Witkoff giunto a Mosca per illustrare una nuova proposta di pace. Al termine della visita, si è concesso una gaffe per la quale un diplomatico sulle prime armi verrebbe dirottato a svolgere altre attività.

Davanti ai microfoni, Witkoff ha annunciato che la proposta americana contempla il passaggio alla Russia delle quattro province ucraine occupate militarmente. Solo dopo la sollevazione immediata di Zelensky e della vertici europei, Witkoff si è affrettato a precisare che per quelle province si dovrà discutere la possibilità di un’amministrazione congiunta russo-ucraina. Come si dice in Veneto, la pezza peggiore del buco. Come sia possibile immaginare un’amministrazione congiunta di un territorio da parte di due Paesi che si combattono da oltre tre anni per il suo controllo è davvero un mistero.

Witkoff è soltanto l’ultimo episodio della sprovvedutezza e dell’improvvisazione che accompagna molti dei consiglieri di Trump. Licenziato l’inviato e la proposta di accordo, Putin non ha perso tempo ordinando la nuova strage contro i civili. Un gesto orribile per ogni persona dotata di un minimo di umanità, ma anche un gesto irridente verso Trump e la sua strategia negoziale che appare, anche a Putin, confusa e priva di uno sbocco concreto per arrivare a un cessate il fuoco.

I vertici europei hanno colto i segni del cedimento progressivo di Trump alle ragioni di Putin. Il portoghese Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, ha ribadito la vicinanza al popolo ucraino e messo in chiaro che la guerra continua “perché questa è la volontà della Russia”. Il sotto testo della dichiarazione è un monito rivolto a Trump: se cerchi la pace, sarà difficile ottenerla vista la determinazione di Putin nel continuare la guerra.

La strage di questa mattina è anche rivelatrice della grave confusione che regna nei vertici americani. Riuscire a strappare l’impegno russo a non bombardare siti nucleari e centrali elettriche era stato salutato da Trump come un passo risolutivo verso una più ampia intesa. Si ingannava, con tutta evidenza, attribuendo all’interlocutore russo una sincerità di intenzioni che non è nelle sue corde. Sono molti gli osservatori convinti che Putin giochi con Trump come il gatto con il topo, vuoi per l’inesperienza negoziale (anche se Trump ha un’autostima molto prossima all’egolatria) vuoi per la povertà del brain trust che lo circonda.

La guerra in Ucraina non è terminata nelle 24 ore successive all’elezione di Trump e aumentano i dubbi che possa concludersi prima della fine di quest’anno. Sono troppi gli errori di Trump e dei suoi consiglieri perché Putin possa convincersi di non ottenere ulteriori vantaggi se prolungherà ancora la guerra. Su questo terreno sa di avere una sponda molto forte in quei partiti europei, maggiormente in quelli italiani (Lega e M5S), pronti a sventolare la bandiera arcobaleno irridendo così i sacrifici del popolo ucraino.

I populisti europei avevano molto confidato nell’arrivo di Trump vedendo in lui la persona giusta per intavolare negoziati di pace. Nessuno di loro, però, aveva messo in conto che le strategie davvero ingenue, ai limiti dell’irresponsabilità, dell’amministrazione americana avrebbero aperto la strada alle resa più che alla pace. Trump, esortato da qualcuno dei consiglieri meno sprovveduti, ha dovuto tirare il freno di fronte alla strategia temporeggiatrice di Putin, avvertendo di essere sul punto di infilarsi nel vicolo cieco costruito da Putin.

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