Starmer chiede garanzie di sicurezza per Kiev, ma Trump frena: “Prima serve l’accordo di pace”

I due leader si sono incontrati alla Casa Bianca per discutere di pace e delle eventuali truppe Ue in Ucraina con il supporto Usa. Trump non ha del tutto chiuso alla possibilità, ma ha comunque legato la questione all'intesa con Kiev sulle terre rare

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A tre giorni dall’incontro con il presidente francese, Emmanuel Macron, Donald Trump si è seduto nello Studio Ovale insieme a Keir Starmer, primo ministro britannico, giunto negli Stati Uniti per discutere del futuro della pacificazione dell’Ucraina e soprattutto del ruolo che l’Europa svolgerà nel dopo guerra.

Al centro delle discussioni, la possibilità che gli Stati Uniti collaborino con l’Unione europea nell’ottica di una garanzia di sicurezza, sia per evitare che la Russia invada nuovamente la Nazione guidata da Volodymyr Zelensky, sia per certificare la salvaguardia delle eventuali truppe europee da inviare sul territorio ucraino.

Incontro cordiale tra Trump e Starmer, ma Vance infuoca gli animi

Il colloquio giunge in una giornata particolare, visto l’annuncio che ieri sera ha fatto tremare Bruxelles. Trump ha confermato la sua volontà di colpire l’Europa con dazi del 25% su tutto l’export indirizzato negli Usa. Un affondo durissimo, che ovviamente inasprisce i rapporti tra le due potenze, rendendo più complessi anche i dialoghi su l’Ucraina.

Nonostante le divergenze, e soprattutto in considerazione del timore di molti che il vertice potesse trasformarsi in un acceso scontro, i due leader hanno mantenuto sempre un tono cordiale, riuscendo anche a lasciarsi coinvolgere in timidi riconoscimenti reciproci.

Starmer ha infatti riconosciuto a Trump la capacità di aver “cambiato il dialogo sull’Ucraina“, portandolo verso la strada di un cessate il fuoco, per poi invitarlo in una visita di Stato in Gran Bretagna; il presidente americano ha invece sottolineato che il premier sarebbe “un uomo speciale, che ho incontrato diverse volte e da cui sono rimasto molto colpito“.

JD Vance, vice di Trump
JD Vance, vice di Trump

La situazione si sarebbe complicata solo dopo l’intervento del vicepresidente Usa, JD Vance, che, ricalcando accuse rivolte al Regno Unito da Trump, ha sostenuto che la Nazione abbia “violato la libertà di parola“, senza però procedere ad ulteriori spiegazioni.

Starmer torna in Inghilterra con un successo a metà

Entrando nel vivo della questione, i due leader si sono concentrati sulle richieste reciproche riguardanti l’Ucraina. L’obiettivo principale del premier britannico era quello di ottenere da Trump alcune garanzie di sicurezza per il territorio ucraino, in particolare per quanto riguarda il ruolo militare che rivestirebbero gli Usa.

Un’opzione su cui Trump ha inizialmente frenato, chiarendo che non sia possibile parlare di un dopoguerra in un periodo in cui non è stato ancora neanche ufficializzato un accordo di pace. In ogni caso, Starmer può consolarsi nella consapevolezza che il Tycoon non abbia del tutto chiuso alla possibilità, lasciando intendere che gli Usa avranno un ruolo di garanzia, soprattutto in vista dell’intesa sulle terre rare di Kiev.

Il Presidente Usa, Donald Trump
Il Presidente Usa, Donald Trump

Trump ha poi sostenuto di essere fiducioso nei confronti dei negoziati di pace e di essere convinto che Vladimir Putin non “violi la sua parola“. Il presidente Usa, però, quasi volendosi tutelare, ha citato una frase di Ronald Reagan, divenuta ormai famigerata: “Fidarsi ma verificare“. Sulla questione, si è detto particolarmente positivo anche il premier Starmer, che ha sostenuto la possibilità di “raggiungere un accordo storico“.

Trattando ancora di accordi, Trump ha ribadito la sua volontà di firmare l’accordo con Kiev sulle terre rare ucraine già domani, quando Zelensky giungerà alla casa Bianca. Ormai da settimane gli Usa spingono per la fine delle trattative, con l’Ucraina che invece nega ogni apertura se non in cambio di garanzie certe di una protezione Usa nel dopo guerra. “Noi saremo lì, lavoreremo nel Paese, costituiremo un backup“, ha quindi dichiarato oggi il presidente Usa, aprendo uno spiraglio di speranza, ma non chiarendo del tutto quali siano le sue intenzioni o la sua visione di garanzia.

Si tratta comunque di un importante passo in avanti rispetto a quanto dichiarato solo alcuni giorni fa, quando il Tycoon ha sostanzialmente ammesso che la difesa e la protezione ucraina fosse un problema prettamente europeo.

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