Le tensioni in Medio Oriente continuano ad aumentare giorno dopo giorno, nonostante gli sforzi internazionali che cercano di riportare la pace in un territorio che ormai da troppo tempo è martoriato dalle conseguenze della guerra. La tregua tra Israele ed Hezbollah, milizia sciita del Libano, aveva riportato un barlume di speranza, eppure a poche ore dall’annuncio del cessate il fuoco, una nuova regione mediorientale ha iniziato ad attirare l’attenzione internazionale.
La Siria, ormai da alcuni mesi trascurata dall’Occidente, si trova ad affrontare una guerra civile. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, infatti, sembrerebbe che la città di Aleppo si trovi sotto assedio. Circa metà del territorio della seconda città più grande della Siria si troverebbe sotto il controllo dei jihadisti siriani e dei ribelli alleati. Le poche immagini e i pochi video che giungono dalla città mostrerebbero i ribelli e i combattenti all’interno di alcuni veicoli che circolano nella città.
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Aleppo sarebbe stata presa d’assalto dal gruppo militante islamista Hayat Tahrir al-Sham, che è riuscito ad entrare nel territorio a seguito di due giorni di offensiva lampo contro le forze governative, che ha provocato più di 250 morti. L’Osservatorio ha poi sottolineato che le forze siriane starebbero abbandonando la città senza combattere e che i miliziani avrebbero preso il controllo di gran parte delle strutture di Aleppo, compresi centri governativi e prigioni. A seguito di questa presa di potere, la città sarebbe stata presa di mira da un raid russo, dopo circa 8 anni che questi non si verificavano.
Cosa sta accadendo in Siria
L’assalto alla città di Aleppo avrebbe riacceso le tensioni che ormai da anni alimentato la Siria, territorio martoriato dal continuo confronto bellico tra Turchia, Russia, Stati Uniti ed Israele. Dopo quattro anni di congelamento delle ostilità sulla trincea del Nord-ovest, che divide l’area controllata dalla coalizione jihadista sostenuta dalla Turchia e quella gestita invece dalle forze governative, che sono spalleggiate da Iran e Russia.
Le milizie filo-turche hanno quindi in poco tempo spostato gli equilibri del territorio, conquistando in poco tempo i territori di Aleppo e altre città vicine, riuscendo anche a bloccare l’autostrada Damaasco-Aleppo, fulcro della Siria da ormai 14 anni. Le ricostruzioni dell’attacco sarebbero diverse. Da un lato ci sono le milizie jihadiste che sostengono di aver dato avvio all’attacco come tentativo di protezione dei civili da una possibile offensiva governativa, sostenuta da Russia e Iran, dall’altro Teheran e Damasco ritengono, invece, che si tratti di un attacco condotto dalle forze del radicalismo sunnita, alleate dello Stato ebraico.
L’intervento russo, quindi, si inserirebbe in questo quadro e avrebbe il compito di sostenere le forze governative, in evidente difficoltà di fronte all’attacco delle milizie filo-turche. Nello specifico, i raid di Mosca hanno colpito la città di Idlib e la regione circostante, dove si troverebbe l’ultima roccaforte dei ribelli e delle milizie jihadiste. Dopo gli attacchi, è intervenuto il governo turco a tentare di mitigare la questione, chiedendo “la fine degli scontri, che avrebbero generato un’escalation indesiderata delle tensioni nelle Regioni di confine“.
La guerra civile siriana avrebbe convinto il resto delle Regioni interessate a schierarsi e a prendere una posizione all’interno del conflitto. Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha sostenuto che la Russia è favorevole ad una restaurazione dell’ordine ad Aleppo, in quanto gli attacchi delle milizie filo-turche sarebbero “una minaccia alla sovranità del Paese“. Il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha poi dichiarato che l’Iran è pronto a sostenere l’impegno nei confronti di Damasco, con ‘obiettivo di riportare la stabilità nella Regione.
Israele, intanto continua i bombardamenti su Damasco, al fine di indebolire il presunto invio di armi del Paese ad Hezbollah. “In Siria stiamo cercando di fermare sistematicamente i tentativi di Iran, Hezbollah e dell’esercito regolare di portare nuove armi in Libano. Assad deve capire che sta giocando con il fuoco“, aveva infatti dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu solo alcuni giorni fa.
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