La guerra civile in Siria è solo agli inizi, come dimostrano i continui sviluppi che si susseguono sul territorio. Poche ore fa, l’esercito siriano ha dichiarato di aver perso il controllo della città di Hama, punto nevralgico e strategico della Nazione, che ora si troverebbe quindi in mano ai terroristi jihadisti filo-turchi del gruppo di Hayat Tahrir al-Sham (Hts).
Questi hanno immediatamente dichiarato di non essere intenzionati a mettere in atto “alcuna vendetta“, in quanto l’operazione sarebbe considerata una liberazione della città “per ripulire la ferita che dura in Siria da 40 anni“. Sul loro canale Telegram, i ribelli jihadisti hanno annunciato di aver preso il controllo del carcere della città e di aver liberato le centinaia di detenuti che si trovavano all’interno. In alcune zone della città, sottoposte anche ad ingenti bombardamenti russi, sarebbe in corso scontri tra le truppe governative e i ribelli.
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La maggior parte dei soldati dell’esercito siriano hanno però occupato postazioni che si trovano al di fuori della città. Hama, a seguito dell’incursione, si troverebbe isolata dal resto della Siria e del mondo. Secondo alcune fonti dell’Ansa, infatti, i cittadini sarebbero isolati senza internet da diverse ore. “Siamo chiusi in casa in attesa di sviluppi, non sappiamo cosa fare“, avrebbe sostenuto un testimone, sentito grazie ad un collegamento telefonico intercontinentale.
Siria, preoccupazione per le minoranza
L’avanzata delle forze ribelli starebbe preoccupando il Paese a causa delle conseguenze che questa potrebbe provocare sui gruppi di minoranze presenti in Siria. Il gruppo Hayat Tahrir al Sham, infatti, nasce originariamente come costola dell’Isis, che ha portato avanti persecuzioni religiose nel Paese, per poi prendere la denominazione attuale ed iniziare a moderare i richiami alla religione per lasciare spazio ad una retorica nazionalista.
Secondo quanto dichiarato dagli esponenti ribelli, sia i gli armeni che i cristiani non risulterebbero al centro delle persecuzioni nelle città conquistate come dimostrano le messe in Chiesa che sono state celebrate la scorsa domenica ad Aleppo, ormai da giorni nelle mani dei jihadisti filo-turchi. La stessa promessa sarebbe stata fatta ai curdi, anche se alcuni di essi avrebbero deciso di abbandonare le loro abitazioni preventivamente, preferendo evitare ogni pericolo.
La tolleranza del gruppo, però, potrebbe essere abbandonata in ogni momento, tanto che anche i musulmani appartenenti ad altre scuole, come aleviti e sciiti, sarebbero intimoriti da quanro riserverebbe loro il futuro in Siria. Il tema delle minoranze è infatti sempre stato centrale nel conflitto in Siria, tanto che, sin dal 2011, Basher al-Assad si è dichiarato un leader laico, garante della protezione delle minoranze in Siria. Il gruppo di Hts, secondo quanto appreso finora, punterebbe quindi al rovesciamento di questo regime per poi giungere al controllo del Paese.
Affinché ciò sia possibile, però, il gruppo dovrà guadagnarsi la fiducia del Paese e riuscire quindi a convincere una popolazione che è rimasta traumatizzata dalle violenze dell’Isis e da una guerra che si è protratta per circa 10 anni. In questo senso, quindi, se i filo-turchi decidessero di portare avanti persecuzioni a danno delle minoranze, queste potrebbero provocare una delegittimazione agli occhi del popolo siriano e giustificherebbero anche interventi militari esterni, di cui però beneficerebbe solamente il governo di Assad.
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