Il regime di Basher al-Assad in Siria è ormai caduto e il gruppo jihadista filo-turco, che in soli 11 giorni è riuscito a marciare da Aleppo a Damasco, liberando passo dopo passo parti del Paese, ha già eletto un primo ministro ad interim che avrà il compito di governare il Paese nel periodo di vuoto di potere che sta avendo luogo in questi giorni. Mentre quindi il Paese islamico tenta di ritrovare una sua stabilità, dopo più di un decennio di regime, le Nazioni vicine alla Siria continuano a riflettere sul quadro geopolitico che avrebbe portato al potere l’organizzazione Hayat Tahrir al-Sham (Hts).
Il leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei, dopo giorni di silenzio stampa, ha esordito oggi con un’affermazione piuttosto dura, che potrebbe causare un’ulteriore frattura all’interno del Paese. “Non c’è dubbio che ciò che è accaduto in Siria è il prodotto di un piano congiunto americano-sionista“, ha sostenuto il leader di Teheran, tirando dunque in ballo sia Israele che gli Stati Uniti. Secondo quanto dichiarato dalla massima autorità politica e religiosa del Paese, l’Iran avrebbe le prove che certificherebbero questa sua affermazione.
Leggi Anche
Khamenei ha poi aggiunto una frase criptica, evidenziando che “un governo vicino alla Siria gioca, ha giocato e sta giocando un ruolo ovvio in questo senso“, ma che tale influenza si sarebbe resa pericolosa solamente nel momento in cui lo Stato ebraico e Washington si sarebbero inseriti sulla questione, divenendo secondo la Guida suprema “i principali cospiratori” della caduta del regime di Basher Al-Assad.
La situazione in Siria
Intanto, a Teheran si continua a lavorare per la costruzione di un governo. Un funzionario di Damasco avrebbe oggi dichiarato che il Paese islamico non permetterà l’utilizzo di armi al di fuori dei confini siriani, rincuorando quindi tutti coloro che erano intimoriti dalla possibilità di un’escalation del conflitto. Il portavoce del Dipartimento degli Affari Politici siriani ha poi chiarito che tale decisione sarebbe necessaria perché “la Siria ha bisogno degli sforzi di tutto il suo popolo nel prossimo periodo“. Al momento, quindi, non sarebbe saggio aprire ulteriori fronti, col pericolo di indebolire la costruzione di uno Stato forte.
Il leader del gruppo Hayat Tahrir al-Sham ha infatti promesso alla popolazione siriana “l’inizio di una nuova era” ed ha nominato il suo fedelissimo Muhammas al-Bashir come primo ministro ad interim, anche con il benestare del precedente premier Muhammas al-Jalali. Le preoccupazioni principali, a livello internazionale, riguardano la presenza di minoranze religiose nel Paese, che potrebbero subire persecuzioni da parte del nuovo sistema di potere. Hts ha però già confermato di non essere intenzionato a procedere con violenze e vessazioni e di non voler neanche imporre il velo alle donne.
Non tutti, però, sarebbero convinti della situazione, in quanto si teme che con il passare del mesi il gruppo jihadista possa decidere di abbandonare la sua linea moderata. Hayat Tahrir al-Sham nasce come branca di Al Qaeda, per poi divenire un movimento autonomo che lascia dietro di sé la retorica prettamente religiosa per adottarne una ultranazionalista. Il presidente Usa Joe Biden ha già dichiarato di essere pronto ad impedire ai ribelli di dare vita all’organizzazione dell’Isis, ormai divenuta tristemente conosciuta in tutto il mondo. Il presidente-eletto Donald Trump ha invece sostenuto, in occasione di un incontro con Macron all’Eliseo, di essere convinto che gli Stati Uniti debbano rimanere esterni al conflitto e che non dovrebbero lasciarsi coinvolgere in alcun modo.
© Riproduzione riservata