Russia, Kiev attacca Bryansk. Il Cremlino accusa: “Sabotatori ucraini”

Claudia Innocenti
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Mosca accusa Kiev di aver aperto il fuoco sul territorio russo provocando 2 morti: per Putin è “attacco terroristico”. Per la prima volta l’incontro fra Blinken e Lavrov: gli Stati Uniti chiedono una pace “giusta”, ma Mosca non torna indietro

Continua la guerra in Ucraina tra fuoco e obiettivi contrastanti da parte di Kiev e Mosca. La resistenza ucraina non demorde e l’aggressività russa non si arresta: la situazione in Ucraina non vede miglioramenti. A peggiorare ulteriormente il rapporto Kiev-Mosca, l’accusa da parte della leadership russa a Kiev che avrebbe colpito Bryansk, nell’ovest della Russia. 

La versione di Kiev e la versione di Mosca

Il Cremlino accusa i “sabotatori ucraini” di aver sconfinato nell’ovest della Russia e di aver aperto il fuoco provocando la morte di 2 civili. Secondo la versione di Mosca, Kiev avrebbe lanciato droni in territorio russo, uno dei quali sarebbe arrivato a 100 chilometri dalla capitale russa. Il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha definito l’azione di Kiev un “attacco terroristico” puntando il dito contro militanti “neonazisti” che avrebbero visto “un’auto di civili, con a bordo bambini e hanno sparato su di loro”.

La rivendicazione del Corpo volontario russo

Secondo gli 007 russi la situazione è poi rientrata in un secondo momento e i “nazionalisti ucraini” sono stati respinti oltre il confine. Le circostanze di tale azione non sono chiare e non confermate da Kiev che ha parlato di “provocazione” di Mosca. L’attacco sul territorio russo è stato rivendicato da un gruppo chiamato ‘Corpo volontario russo‘ che in un video che esortava i russi a ribellarsi ha affermato di aver attraversato il confine, ma senza spiegare quali azioni avesse intrapreso o quali scopi specifici volesse raggiungere. Il gruppo si descrive come una “formazione di volontari delle Forze armate dell’Ucraina”, ma non si sa ancora se e che legami abbia con l’esercito di Kiev.

G20 in India: il rifiuto della Cina sulla dichiarazione finale

Mentre a Bryansk accadeva ciò, in India era in corso la riunione dei ministri degli Esteri del G20, che si è conclusa senza consenso sull’Ucraina. Infatti, Russia e Cina si sono rifiutate di firmare la dichiarazione finale sull’Ucraina contestando due paragrafi redatti l’anno scorso sempre in sede di G20. Il documento, infatti, affermava che la guerra in Ucraina stava causando preoccupanti sofferenze umane e aggravava le fragilità dell’economia globale. Inoltre, il testo sosteneva il diritto internazionale e affermava che “l’uso o la minaccia di uso di armi nucleari è inammissibile”.

Incontro Blinken e Lavrov: nulla di concreto sulla guerra

A margine del G20 c’è stato, inoltre, un breve incontro di soli dieci minuti secondo fonti degli Stati Uniti, tra il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. Mosca ha subito precisato che più che un incontro si è trattato di una chiacchierata “in movimento” e che, a chiederla è stato Blinken. In ogni caso, il contatto fra i due non ha portato a nulla di concreto per la difficile situazione in Ucraina. Sempre secondo fonti Usa, Blinken ha toccato con Lavrov tre punti: che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina nel conflitto per tutto il tempo necessario per mettere fine alla guerra, che la Russia dovrebbe revocare la sua decisione di sospendere la partecipazione al trattato nucleare New Start e, infine, che Mosca dovrebbe rilasciare l’americano Paul Whelan, attualmente detenuto in Russia. Il punto di vista americano sulla guerra in atto non ha scatenato nessuna reazione positiva da parte di Mosca che ha mostrato “zero interesse” per la pace. Infatti, Blinken ha anche chiesto a Lavrov di “impegnarsi in un’azione diplomatica significativa” che possa produrre una “pace giusta”.

Dal Pentagono, il generale americano: “Non siamo in guerra con la Russia”

Nel frattempo, la Russia accusa gli Usa per quanto concerne gli attacchi di Kiev: “I tentativi dell’Ucraina di attaccare le basi aeree strategiche russe non sarebbero stati possibili senza l’aiuto degli Stati Uniti, inclusa la fornitura di intelligence. Ne siamo consapevoli”, afferma il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov. Ma non tarda ad arrivare una smentita dal portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, il quale afferma “Non siamo in guerra con la Russia”.

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