Gli “esperti militari e nel settore dell’energia” nonché dei porti e delle infrastrutture di cui il Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva parlato nei giorni scorsi, hanno raggiunto Riad e affrontato i colloqui con gli Stati Uniti. L’obiettivo del bilaterale è stato definire i dettagli di una possibile tregua parziale nella guerra tra Kiev e Mosca.
Riad, Washington-Kiev allineate
L’incontro conclusosi in Arabia Saudita, è stato definito da Kiev “produttivo e mirato“, in vista dei negoziati tra Mosca e Washington appena iniziati a Riad e che il Cremlino ha previsto essere “difficili“. La discussione ha affrontato punti chiave come l’energia. Difatti, come riferito dal Ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, l’Ucraina e gli Stati Uniti premono per ottenere almeno una tregua negli attacchi contro gli impianti energetici, gravemente danneggiati dalla parte ucraina a più di tre anni dall’invasione russa. Il Presidente Zelensky ha espressamente chiesto di “fare pressione” su Putin affinché cessi gli attacchi e ponga fine all’invasione.
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“Non importa – puntualizza il leader ucraino – cosa discutiamo con i nostri partner, dobbiamo fare pressione su Putin affinché dia un ordine reale per fermare gli attacchi“. Per cui, “chiunque abbia iniziato questa guerra è colui che deve porvi fine“. In ogni caso, Kiev si sta impegnando per raggiungere l’obiettivo di una “pace giusta e duratura“, considerando che a poche ore dagli inediti colloqui con gli Stati Uniti, una pioggia di droni ha fatto vittime in diversi distretti del Paese ucraino. Difatti, la delegazione di Kiev era sbarcata a Riad con il monito di Zelensky che chiedeva una nuova stretta contro Mosca dopo i bombardamenti della notte e le decine di vittime.
Il Ministro Umerov aveva precedentemente riferito che l’ordine del giorno comprendeva “proposte per proteggere l’energia e le strutture critiche“. Un alto funzionario ucraino ha dichiarato all’Afp che i colloqui stanno procedendo “bene, ma dobbiamo aspettare fino a domani per trarre delle conclusioni”.
Resta poi il retrogusto degli Stati Uniti che puntano ad una tregua di 30 giorni che Kiev ha già assaggiato mentre Mosca si tira indietro. Infatti, in precedenza l’Ucraina aveva dichiarato di essere “pronta” per un cessate il fuoco “generale” e incondizionato, ma il Cremlino sembra giocare con leggerezza e superficialità con qualsiasi accordo di tregua per guadagnare tempo mentre le sue truppe cacciano le truppe ucraine dalla regione russa di Kursk. Per ora la Russia sostiene di aver concordato con Washington solo di porre fine agli attacchi contro i siti energetici da entrambe le parti.
E così mentre Zelensky chiede altre sanzioni, Donald Trump rilancia. E la Casa Bianca, secondo Bloomberg, punterebbe entro aprile ad un cessate il fuoco ma il Cremlino di Vladimir Putin, già frena. Così per un negoziato diretto servirà tempo, come il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha già tirato il freno sulle aspettative per nuovi colloqui volti a porre fine al conflitto, iniziato con l’offensiva della Russia contro l’Ucraina nel febbraio 2022. “E’ una questione molto complessa e c’è molto lavoro da fare. Siamo solo all’inizio del viaggio“.
Riad, l’incontro Russia-Usa
A Riad, è ora il turno della delegazione russa attesa dagli statunitensi su tavoli rigorosamente separati dagli ucraini. Come simbolo delle differenze di visione dei rispettivi colloquio con Washington, la delegazione ucraina era guidata dal ministro della Difesa, mentre Putin ha deciso di inviare un senatore, un diplomatico di carriera e un funzionario del Servizio di sicurezza federale russo, entrambi di rango inferiore.
Un’altra notevole divergenza riguarda l’anticipazione del Portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, di domenica secondo cui il tema cardine su cui verterà il colloquio con gli Stati Uniti sarà “la ripresa” dell’accordo sui cereali e della navigazione in sicurezza nel Mar Nero, omettendo però qualsiasi accenno a una possibile cessazione dei combattimenti, limitata o incondizionata.
L’accordo, in vigore dal 2022 al 2023, ha consentito all’Ucraina di esportare i suoi cereali, essenziali per la sicurezza alimentare globale, nonostante la presenza della flotta russa nella zona. La Russia si è ritirata dall’accordo dopo un anno, dopo aver accusato le potenze occidentali di non aver rispettato gli impegni assunti per allentare le sanzioni sulle esportazioni russe di prodotti agricoli e fertilizzanti. “I nostri negoziatori – ha ribadito Peskov – saranno pronti a discutere le sfumature di questa questione“.
Parallelamente a Riad, prosegue la guerra
Parallelamente a questi colloqui diplomatici, il Presidente ucraino ha visitato il fronte orientale del Luhansk, dove le truppe russe incassano l’avanzata delle forze speciali ucraine che hanno conquistato la cittadina di Nadia. Un raro successo sul campo per le forze di Kiev in questa zona quasi interamente controllata dalla Russia. D’altro canto, l’esercito russo, in avanzata contro uno stanco esercito ucraino, ha affermato domenica di aver catturato la città di Sribne, nell’Ucraina orientale. Nella notte, la capitale ucraina è stata nuovamente bersaglio di un “massiccio” attacco di droni russi, secondo le autorità locali, che ha causato tre morti e dieci feriti. In risposta ai bombardamenti russi, l’Ucraina reagisce tentando di attaccare.
Ciò che non cambia purtroppo sono le condizioni dell’Ucraina dopo lampi, fuochi ed esplosioni che continuano a squarciare la notte con, non per ultimo, un attacco di 147 droni russi che cadono su residenze civili.
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