Nella Striscia di Gaza la scia di devastazione e morte provocata dalla guerra contro Israele prosegue senza freni. I negoziati per un cessate il fuoco definitivo sono ancora in corso, eppure lo Stato ebraico prosegue con le sue offensive sul territorio palestinese, continuando a provocare decessi anche tra i civili. Poche ore fa, un raid aereo su due appartamenti nel campo profughi di Jabalia, a nord della Striscia, ha provocato almeno quattro morti e diversi feriti. Nella notte, un altro attacco mirato nella stessa zona ha colpito due edifici, provocando la morte di 19 persone. Secondo l’Al-Aqsa Martyrs Hospital, citato dalla Associated Press online, tra le vittime vi sarebbero anche una mamma e i suoi sei figli.
Inoltre, le Forze armate israeliane hanno fatto sapere che due terroristi di alto livello sono stati uccisi da un drone nella città di Jenin, in Cisgiordania. La notizia è stata confermata dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano, e successivamente da Hamas. Le due vittime sarebbero Ahmed Abu Ara e Silat al-Harithiya che, secondo l’Idf, erano coinvolti nella pianificazione dell’attacco nella Valle del Giordano, in cui è stato ucciso un israeliano. Inoltre, fonti dello Stato ebraico hanno sottolineato che i due terroristi avrebbero partecipato ad altre offensive e alla fabbricazione di ordigni esplosivi.
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A nulla sembrerebbe servita la nota congiunta pubblicata ieri dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, insieme a Gran Bretagna, Francia e Germania, con l’obiettivo di sostenere i negoziati in corso e di esortare Israele alla cessazione delle offensive. “Non c’è più tempo” aveva scritto il ministro, sottolineando la tragicità degli eventi in corso in Medio Oriente. Oggi è prevista una nuova visita del segretario di Stato americano Anthony Blinken in Israele.
La decima visita di Blinken nello Stato ebraico
Mentre i negoziati proseguono grazie all’impegno costante dei mediatori di Usa, Qatar ed Egitto, il segretario Blinken arriverà oggi in Israele, con l’obiettivo di incontrare i leader dello Stato ebraico prima del nuovo tavolo negoziale previsto a Doha. Si tratta della decima visita del segretario di Stato americano in Medio Oriente, da quando ha avuto inizio la guerra lo scorso 7 ottobre. Prima della partenza di Blinken, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto “forti pressioni” su Hamas affinché sia raggiunto un accordo, mentre il dipartimento di stato Usa ha dichiarato che il segretario tenterà di “concludere l’accordo per un cessate il fuoco e il rilascio di ostaggi e detenuti“.
Gli Stati Uniti, infatti, continuano a nutrire copiose speranze sui negoziati, come hanno dimostrato le parole di Joe Biden a seguito della conclusione della due giorni di Doha: “L’accordo non è mai stato più vicino“. L’organizzazione di Hamas, però, ha raccontato une versione dei fatti piuttosto diversa, sostenendo che gli ultimi negoziati siano solo una perdita di tempo, necessaria a permettere ad Israele di proseguire con le offensive sul territorio palestinese. Infatti, dopo che i mediatori hanno annunciato di aver avanzato una “proposta ponte” per colmare le lacune rimanenti tra le parti in guerra, Hamas ha affermato di aver respinto le “nuove condizioni” poste da Israele e ha chiesto che fosse implementato un piano delineato da Biden a fine maggio.
Il possibile accordo sul corridoio Filadelfia
Un primo spiraglio di speranza si intravede sul contenzioso riguardante il corridoio Filadelfia, un importante snodo commerciale per la Striscia di Gaza, da cui entrerebbero armi nel Paese. Durante il conflitto in corso, Israele ha preso il controllo del territorio ma sembrerebbe pronta ad abbandonarlo in favore di una cessazione delle ostilità. La conferma sarebbe arrivata da alti funzionari israeliani che hanno però voluto mantenere l’anonimato. Sembrerebbe infatti che i negoziatori si trovino al Cairo proprio per discutere della questione.
Israele potrebbe decidere di abbandonare il corridoio perché ormai questo non avrebbe più la stessa importanza strategica per Hamas e perché lo Stato ebraico potrebbe ottenere una compensazione della perdita grazie ad alcune procedure non specificate lungo il confine.
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