L’arma di Putin è soffocare il dissenso: 6 anni alla reporter russa

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Denunciò il raid a Mariupol: l’accusa di fake news e il divieto di lavorare. Una studentessa 20enne rischia 10 anni

Una è stata condannata per aver denunciato sui social il bombardamento russo sul teatro di Mariupol. L’altra ha postato un commento su Instagram contro la guerra in Ucraina e ora rischia 10 anni di reclusione. Entrambe donne, entrambe contro l’invasione russa, entrambe impavide. Ma le leggi sulla censura approvate da Mosca dopo l’inizio di quella che il Cremlino chiama ‘operazione militare speciale’ non perdonano.

L’accusa e la condanna

La giornalista e attivista Maria Ponomarenko, 44 anni, è stata condannata a sei anni di carcere per aver pubblicato la notizia degli attacchi russi al teatro di Mariupol, lo scorso marzo, nel quale morirono centinaia di civili. Il tribunale di Barnaul, in Siberia, l’ha giudicata colpevole di aver diffuso “fake news” in base alla nuova normativa per soffocare il dissenso sul conflitto. Inoltre, le è stata vietata l’attività di giornalista per 5 anni. Ponomarenko, che scriveva per il sito RusNews, era stata arrestata lo scorso aprile, settimane dopo il bombardamento, per aver pubblicato un post in cui si affermava che l’attacco a Mariupol era stato compiuto da aerei da guerra russi, nonostante il ministero della Difesa del Cremlino avesse smentito.

La reporter: “Nessun regime totalitario è mai stato così forte come prima del suo crollo”

Circa 1.200 civili stavano cercando riparo all’interno del teatro quando è stato bombardato dai jet di Mosca. Le autorità ucraine ritengono che siano state uccise 300 persone, ma secondo un’indagine dell’AP il numero sarebbe più vicino ai 600 morti. Molti dei corpi sono stati trovati nel seminterrato. Rivolgendosi alla corte prima della sentenza, Ponomarenko ha sottolineato che secondo la Costituzione russa non ha fatto nulla di male: “Se avessi commesso un vero crimine, allora sarebbe possibile chiedere clemenza, ma ancora una volta, grazie alle mie qualità morali ed etiche, non lo farei”. Quindi ha concluso il suo discorso affermando: “Nessun regime totalitario è mai stato così forte come prima del suo crollo”.

Olesya Krivtsova, la studentessa accusata per un post

Una sorte simile è quella che rischia Olesya Krivtsova, studentessa universitaria di 20 anni agli arresti domiciliari per un commento sui social contro la guerra in Ucraina. È stata accusata di giustificare il terrorismo e screditare le forze armate russe e ora rischia fino a 10 anni di carcere. “Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse ricevere una pena detentiva così lunga per aver pubblicato qualcosa su Internet”, ha detto la studentessa dell’Università federale settentrionale di Arkhangelsk, che è stata aggiunta alla lista nera di terroristi ed estremisti. La ragazza, che ha tatuato Vladimir Putin raffigurato come un ragno, con la scritta orwelliana ‘Il Grande Fratello ti sta guardando’, ha aggiunto che alcuni suoi colleghi studenti di storia “stavano discutendo all’interno di una chat se denunciarmi alle autorità”. Accusandola di “post provocatori di carattere disfattista ed estremista”.

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