Dodik, la procura di Bosnia richiede l’arresto per il leader

Dopo la sentenza del tribunale di Sarajevo, arriva il mandato d'arresto da parte della procura della Bosnia Erzegovina per Milorad Dodik. L'accusa è di attentato all'ordine costituzionale

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La procura della Bosnia Erzegovina ha emesso un ordine di arresto per il presidente della repubblica Srpska Milorad Dodik: l’accusa è di attentato all’ordine costituzionale. Dello stesso calibro l’imputazione rivolta al premier Radovan Viskovic e al presidente del parlamento della Rs Nenad Stevandic, per i quali è stato ugualmente emesso il mandato di arresto. Nessuno dei tre ha ancora risposto alla convocazione da parte della procura.

Dodik era già stato condannato dal Tribunale di Sarajevo a un anno di reclusione e a sei di interdizione dall’attività politica. La sentenza nei confronti del presidente della repubblica serba di Bosnia è arrivata alcune settimane fa, al termine del processo che lo ha visto protagonista per aver disobbedito all’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Christian Schmidt.

Il presidente non era in aula al momento della lettura della condanna, ma ha comunque rilasciato una dichiarazione in cui ha mostrato di non tenere conto degli esiti del processo e che ignorerà qualsiasi condanna. Il premier aveva inoltre minacciato “misure radicali in risposta a eventuali esiti negativi del processo, tra cui l’eventuale secessione della Repubblica serba dal Paese.

Una volta appresa la notizia, il leader nazionalista non si è mostrato turbato dalla sentenza, e rivolgendosi direttamente alla folla radunata davanti al parlamento ha dichiarato: “Dicono che sono colpevole. Mi hanno condannato a un anno. Rallegratevi, non c’è motivo di preoccuparsi“. Con tono di scherno nei confronti dei giudici, il presidente ha poi ribadito di essere stato coinvolto in un processo farsa, messo in piedi per motivi politici al fine di estrometterlo dalla guida della Republika Srpska.

Il processo contro il leader serbo-bosniaco: perché è stato condannato

La sentenza del Tribunale di Sarajevo è arrivata a un anno dall’apertura del processo a suo carico. Nel luglio del 2023 Dodik aveva promulgato due leggi, successivamente approvate dall’assemblea nazionale della Repubblica Serba, che stabilivano la non applicabilità delle misure dell’Alto rappresentante Schmidt nella parte serba.

A seguito degli accordi di Dayton, che vent’anni hanno posto fine al sanguinoso conflitto nel Paese istituendo la Repubblica Serba e la Federazione Croato-Bosniaca, è stata istituita un’autorità per la supervisione degli accordi presi fra le parti coinvolte.

Gli emendamenti al codice penale voluti dallo stesso Schmidt hanno introdotto un nuovo articolo che prevede che chiunque ricopra un incarico pubblico a qualsiasi livello di governo, e si rifiuti di implementare o attuare le decisioni dell’Alto rappresentante, o cerchi di impedire l’attuazione di tali decisioni, venga punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Così per Dodik, come anche per Milos Lukic, direttore della
Gazzetta Ufficiale che si rifiutò di pubblicare le decisioni dell’Alto rappresentante, è stato avviato il processo.

L’accusa aveva originariamente richiesto per il leader nazionalista 5 anni di carcere, il massimo della pena prevista. Il tribunale ha infine assolto Lukic, ed emesso la condanna a un anno di reclusione per il presidente della Repubblica serba di Bosnia.

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