Pedopornografia: si riapre la causa del bambino nudo dei Nirvana

Il bambino della copertina Nevermind dei Nirvana fa riaprire la causa contro la band per aver usato una sua immagine pedopornografica. Chiede 150mila dollari a ciascuna persona che ha preso parte al progetto

Gian Luca Giosue
4 Min di lettura

Spencer Elden sembra non aver accettato la decisione del tribunale di archiviare la sua richiesta di risarcimento danni contro i Nirvana.  Nel 2021 il trentaduenne aveva intentato una causa contro la band per aver inserito nella copertina del celebre album Nevermind, un’immagine che lo ritraeva nudo quando aveva appena quattro mesi.

A parere di Elden quella fotografia andrebbe considerata materiale pedopornografico, e la sua divulgazione, soprattutto così estesa, gli avrebbe causato un  importante danno morale. Alcuni retroscena lascerebbero però alcuni dubbi sulla sincerità del ragazzo.

La nuova causa contro i Nirvana

Il motivo per cui non è stato possibile per Elden portare avanti la causa originale sarebbe legato al fatto che la richiesta per il risarcimento era stata presentata oltre i termini di prescrizione, ovvero dopo più di dieci anni dall’uscita di Nevermind. Un fatto decisamente curioso se si considera che per rientrare nei termini di prescrizione, in un caso analogo, sarebbe necessario intentare causa al massimo quando si ha nove anni.

Non potendo proseguire legalmente per lo stesso motivo, l’accusa ha deciso di cambiare strategia, riportando i Nirvana in tribunale per aver continuato a promuovere e distribuire la stessa immagine nei decenni successivi. Album, poster, magliette stampate… L’immagine del bambino nudo dei Nirvana è effettivamente diventata nel tempo una vera e propria icona della band stessa e simbolo di una generazione.

Il nuovo caso è stato considerato procedibile da parte del tribunale con la motivazione che ogni singola pubblicazione di un’immagine di pornografia minorile rappresenterebbe di per sé un danno morale. Pertanto ciascuna riproduzione della stessa immagine dovrebbe essere considerata un attacco alla dignità della persona, non diverso da altri tipi di comportamenti diffamatori.

I retroscena dello scontro Elden contro Nirvana

È però interessante notare che non è stato ancora affrontato il dilemma principale della questione: l’immagine della copertina dei Nirvana, può essere considerata materiale pedopornografico? In effetti, la fotografia in sé non sembra mostrare comportamenti sessualmente espliciti, a meno che non si consideri la nudità come unicamente legata alla sfera sessuale.

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Pertanto, sul web molti hanno ipotizzato che l’intera questione sia in realtà un pretesto di Elden per spillare un po’ di soldi alla band, vista anche la cifra esigua ottenuta dai suoi genitori all’epoca dello scatto: appena 200 dollari.

A sostegno di questa ipotesi ci sarebbe anche una serie di immagini scattate nel corso degli anni, in cui Elden riproduce il leggendario scatto di Nevermind. Fino al 2021, in cui, per i 30 anni del disco, lo stesso Elden ha deciso di collaborare con la band, riproducendo lo stesso scatto e mettendo in mostra un grosso tatuaggio sul petto con la scritta Nevermind.

Gloria eterna o diritto alla privacy?

L’intera vicenda, per quanto bizzarra, avrà quantomeno il merito di portarci a riflettere sull’importanza del consenso e sul diritto a non essere esposti in rete. In un’epoca iper connessa come quella in cui viviamo, il bombardamento di immagini che ciascuno di noi subisce nel quotidiano è un fenomeno che non dovrebbe essere sottovalutato. Quando poi le immagini in questione ci ritraggono personalmente a nostra insaputa, il quadro risulta decisamente più grave.

Argomento che diventa ancora più delicato quando sono coinvolti dei bambini che, una volta cresciuti, si ritroveranno in giro per il web, nudi o vestiti, senza mai aver dato il proprio benestare. E anche se molti pagherebbero oro pur di scoprire di essere ritratti sulla copertina di un vecchio disco dei Nirvana, molti altri preferirebbero far valere il proprio diritto all’oblio.  

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