Papa Francesco a Timor Est: “Terra che ha vissuto tanta violenza”

Papa Francesco ha lodato la forza del popolo del paese che è riuscito a risollevarsi dopo anni di dolore e violenze, soprattutto grazie all'aiuto della loro fede cattolica

Redazione
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Papa Francesco ha raggiunto la sua terza tappa del tour in Asia e Oceania che lo tiene impegnato in questi giorni. Oggi è infatti arrivato a Dili, la capitale di Timor Est, il paese con la più alta quota di cattolici al mondo e per questo sta festeggiando l’arrivo del Papa come fosse una festa nazionale.

Nel tragitto tra l’aeroporto e la Nunziatura apostolica, migliaia di persone hanno infatti accolto il Papa ai bordi delle strade. Il passaggio del Pontefice è avvenuto tra ombrelli bianchi e gialli, colori del Vaticano, bandierine sia di Timor Est che della Santa Sede e le urla “Viva il Papa”. Sui muri sono stati posizionati maxi-cartelloni “Bem vindo Papa Francisco” (“Benvenuto, Papa Francesco”) o “Welcome to Timor-Leste Pope Francis” con le foto del Pontefice.

Papa Francesco
Papa Francesco

Papa Francesco e gli impegni in agenda

Il Pontefice è arrivato al Palazzo presidenziale Nicolau Lobato, che si trova al centro della capitale Dili in vista della cerimonia ufficiale di benvenuto. È stato accolto dal presidente della Repubblica José Ramos-Horta. Il programma si è svolto tra la Guardia d’Onore, gli inni, l’Onore alle Bandiere, 21 colpi di cannone e la presentazione delle Delegazioni. Inoltre hanno presenziato all’evento anche 29 bambini in abiti tradizionali, tre dei quali hanno offerto al Papa dei fiori e una sciarpa tradizionale (tais), prima della presentazione delle Delegazioni. 

Il Papa e il presidente della Repubblica si sono poi recati al Salão Cplp dove hanno avuto un incontro privato mentre i superiori della Segreteria di Stato hanno incontrato il primo ministro Xanana Gusmão nella Courtesy Room. Dopo la firma del Libro d’Onore da parte del Papa e la presentazione della famiglia del presidente, Ramos-Horta e Bergoglio si sono recati nel Salão China per l’incontro con le autorità.

Il Pontefice ha scritto in spagnolo sul Libro d’Oro “ringrazio il Signore che mi ha portato a Timor Est e incoraggio il suo popolo a vivere la gioia della fede in armonia e in dialogo con la cultura. La cosa migliore e più bella che ha Timor Est è la sua gente. Vi benedico dal profondo del mio cuore”.

Il discorso a Timor Est

Timor Est, che fa parte dell’isola di Timor, è un’ex colonia portoghese. Dal Portogallo ottenne l’indipendenza nel 1975 e poi venne invasa dall’Indonesia. È un paese piccolissimo, dato che la popolazione totale è di 1,2 milioni di abitanti. Da sottolineare che la maggior parte di essa, il 98%, è cattolica.

Nel discorso che Papa Francesco ha fatto alla nazione ricorda le bellezze naturali di cui è ricco il paese, ma anche le violenze e il dolore che ha vissuto. “Una terra che fa sorgere nell’animo sentimenti di pace e di gioia, ha attraversato nel recente passato una fase dolorosa. Ha conosciuto le convulsioni e le violenze, che spesso si registrano quando un popolo si affaccia alla piena indipendenza e la sua ricerca di autonomia viene negata o contrastata. Dal 28 novembre 1975 al 20 maggio 2002, cioè dall’indipendenza dichiarata a quella definitivamente restaurata, Timor Est ha vissuto gli anni della sua passione e della sua più grande prova”.

Il Pontefice ha detto però che “il paese ha saputo risorgere, ritrovando un cammino di pace e di apertura a una nuova fase, che vuol essere di sviluppo, di miglioramento delle condizioni di vita, di valorizzazione a tutti i livelli dello splendore incontaminato di questo territorio e delle sue risorse naturali e umane”.

Per il Papa è stata proprio la fede cattolica ad aiutare il paese a risorgere dopo il periodo di violenza: “Rendiamo grazie al Signore perché, nell’attraversare un periodo tanto drammatico della vostra storia, non avete perso la speranza, e per il fatto che, dopo giorni oscuri e difficili, è finalmente sorta un’alba di pace e di libertà. Nel conseguimento di queste importanti mete è stato di grande aiuto il vostro radicamento nella fede cattolica”.

Bergoglio ha inoltre lodato le autorità per l’impegno che hanno messo in campo per giungere a una piena riconciliazione con i fratelli dell’Indonesia, atteggiamento che ha trovato la sua fonte prima e più pura negli insegnamenti del Vangelo. Avete mantenuto salda la speranza anche nell’afflizione e, grazie all’indole del vostro popolo e alla vostra fede, avete trasformato il dolore in gioia!”.

Ha poi parlato degli abusi sui bambini, dicendo che è nostro dovere “agire con responsabilità per prevenire ogni tipo di abuso e garantire una crescita serena ai nostri ragazzi”. In modo implicito il Papa ha fatto riferimento al caso di un vescovo accusato di abusi nella sua diocesi e ora trasferito a Londra. Ha continuato dicendo che il 65% della popolazione è giovane, quindi “il primo ambito su cui investire è per voi l’educazione, in famiglia e nella scuola: un’educazione che metta al centro i bambini e i ragazzi e promuova la loro dignità”.

Infine ha parlato di come il cristianesimo ha raggiunto l’isola: “Qui Asia e Oceania si sfiorano e, in un certo senso, incontrano l’Europa, lontana geograficamente, eppure vicina per il ruolo che essa ha avuto a queste latitudini negli ultimi cinque secoli. Dal Portogallo, infatti, nel XVI secolo giunsero i primi missionari domenicani che portarono il Cattolicesimo e la lingua portoghese; e quest’ultima insieme alla lingua tetum sono oggi i due idiomi ufficiali dello Stato“.

Il Cristianesimo, nato in Asia, è arrivato a queste estreme propaggini del continente tramite missionari europei, testimoniando la propria vocazione universale e la capacità di armonizzarsi con le più diverse culture, le quali, incontrandosi con il Vangelo, trovano una nuova sintesi più alta e profonda. Il cristianesimo si incultura. Questo è importante per il cristianesimo: la fede si incultura, e inoltre si cristianizza la cultura”.

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