Il Papa chiede rispetto del diritto internazionale a Gaza. Israele risponde: “E’ un dovere morale riportare a casa gli ostaggi”

Il Cardinale Pietro Parolin risponde all'ambasciata israeliana riferendo che il Vaticano è estremamente preoccupato "per la violazione sistematica orami del diritto internazionale"

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L’ultimo Angelus trasmesso in forma scritta mentre Papa Francesco lasciava il Policlinico Gemelli per tornare a Casa Santa Marta, sembra abbia palesato il bisogno di Israele di essere ascoltato. Nel testo diffuso, il Pontefice in riferimento al conflitto israelo-palestinese che si sta consumando nella Striscia di Gaza, chiedeva di agire nel rispetto del diritto internazionale. Un appello che lo Stato ebraico ha sentito particolarmente vicino.

Così, l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha delineato in modo chiaro e netto quella che sarebbe la verità dei fatti, fornendo informazioni recenti sull’attuale situazione a Gaza. “L’operazione israeliana – si legge nel comunicato – è condotta in piena conformità con il diritto internazionale e mira a ridurre al minimo i danni ai civili, mentre Hamas colpisce deliberatamente i civili, Israele adotta misure straordinarie per ridurre al minimo i danni ai civili“.

I combattimenti nella Striscia sono ripresi il 18 marzo scorso, esattamente 17 giorni dopo il completamento della prima fase dell’accordo sugli ostaggi, a causa della mancanza di progressi nei negoziati per il loro rilascio e a seguito del rifiuto da parte di Hamas di due proposte distinte avanzate dall’inviato del presidente degli Stati Uniti, Witkoff. “Ogni vittima civile è una terribile perdita“, ribadisce l’ambasciata israeliana puntualizzando che Hamas ha ripetutamente violato il cessate il fuoco e lo ha utilizzato per ricostruire attivamente il suo arsenale militare, rifornendosi di armi e ripristinando i siti di lancio dei razzi, come dimostrato dai recenti attacchi contro Israele.

Lo Stato di Israele ritiene che sia suo dovere morale ed etico riportare a casa i 59 ostaggi ancora trattenuti a Gaza, “in condizioni disumane, subendo abusi fisici e psicologici, in palese violazione del diritto internazionale“. Inoltre, il comunicato trasmesso dall’ambasciata esplicita un problema che sembra sfuggire all’opinione pubblica, ovvero che non ci sarebbe carenza di aiuti umanitari a Gaza bensì una appropriazione indebita da parte di Hamas. A testimoniare tali dinamiche sarebbe stato proprio un ostaggio rilasciato il 20 marzo, che come testimone oculare davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti ha svelato cosa sarebbe accaduto agli aiuti umanitari.

Hamas li ha rubati. – confessa l’ostaggio israeliano – Decine e decine di scatole pagate dai vostri governi stanno sfamando i terroristi che mi hanno torturato e assassinato la mia famiglia. Hamas mangia come i re mentre gli ostaggi muoiono di fame. Hamas ruba ai civili“. Inoltre, sembrerebbe che nel corso della tregua temporanea, Israele abbia facilitato l’ingresso di 25.200 camion carichi di cibo, carburante e beni essenziali, ma il movimento palestinese avrebbe confiscato la maggior parte di queste risorse per rafforzare così la sua infrastruttura terroristica.

Attualmente, quindi, gli aiuti umanitari sarebbero accumulati nei magazzini di Hamas diventando la sua principale fonte di reddito e consentendo all’organizzazione terrorista di riprendere a pagare i suoi membri. Per questo motivo, Israele ha deciso di facilitare l’accesso ai beni solo quando non vi sono seri motivi per ritenere che i rifornimenti potrebbero essere dirottati “dal loro scopo civile o forniranno un chiaro vantaggio militare al nemico“.

L’ambasciata conclude ribadendo l’impegno di Israele e la determinazione a raggiungere i suoi obiettivi, ossia il rilascio di tutti gli ostaggi, lo smantellamento delle capacità governative e militari di Hamas e la rimozione della minaccia terroristica dalla Striscia di Gaza per “impedire un altro 7 ottobre“.

Non viene a mancare la risposta della Santa Sede. E così il Cardinale Pietro Parolin auspica che le dinamiche sia effettivamente quelle descritte dall’ambasciata, in quanto “siamo molto preoccupati per la violazione sistematica orami del diritto internazionale“. Il Cardinale Parolin sottolinea la delicata situazione affermando che “il silenzio del Papa di oggi risuona ancora più assordante rispetto alla ripresa dei combattimenti in tante parti del mondo, ma è un richiamo a smettere, a trovare vie di dialogo e di pace”.

Parolin spiega inoltre che il Vaticano avrebbe recentemente parlato anche con la Croce Rossa internazionale, la quale si troverebbe in forte difficoltà tra “i bombardamenti dei civili, le uccisioni degli operatori umanitari“. Azioni che, come ribadito dalla Croce Rossa, “vanno esattamente contro il diritto umanitario“, il vero problema di questa stagione, “non c’è più il rispetto del diritto umanitario“.

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