Il partito ungherese al governo, Fidesz, ha recentemente presentato un Disegno di Legge volto a vietare la marcia del Pride organizzata dalle comunità LGBTQ+ a Budapest, evento che si svolge da tre decenni. La proposta del gruppo di Viktor Orbán prevede l’imposizione di multe agli organizzatori e ai partecipanti, sostenendo che tali manifestazioni violerebbero le norme sulla protezione dei minori.
Questo progetto si inserisce in un contesto più ampio di modifiche costituzionali presentate dal governo del Primo Ministro. Tra queste, vi è il riconoscimento legale esclusivo dei generi maschile e femminile, escludendo altre identità di genere. Inoltre, le nuove disposizioni consentirebbero l’espulsione di cittadini con doppia cittadinanza ritenuti una minaccia per la sovranità nazionale.
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Orbán contro le ONG e il Pride
Contemporaneamente, il Premier ha annunciato una stretta nei confronti dei media indipendenti e delle ONG che ricevono finanziamenti dall’estero. In un discorso recente, ha accusato queste entità di servire interessi stranieri e di minare l’autonomia dell’Ungheria.
Queste iniziative hanno suscitato preoccupazioni a livello nazionale ed internazionale. Migliaia di ungheresi sono scesi in piazza a Budapest per protestare contro le politiche attuate, mentre leader dell’opposizione, come Péter Magyar del partito Tisza, hanno promesso di porre fine al dominio del movimento in carica nelle prossime elezioni del 2026.
L’Unione Europea ha più volte criticato le azioni del governo ungherese, in particolare riguardo alle restrizioni sulla libertà dei media e sui diritti delle minoranze. Le proposte legislative attuali stanno, dunque, sollevando interrogativi sul futuro della democrazia nel Paese.
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