Niger, crolla il fragile regime democratico di Bazoum

Crolla la democrazia nel Niger, l'ultima del Sahel, sotto un altro colpo di Stato nella zona africana. Una situazione che spaventa, da un lato, l'Occidente, ma che fa emergere, dall'altro, la fragilità radicata nel paese

Carlotta Desirello
6 Min di lettura

Dopo Mali e Burkina Faso, anche il Niger cade sotto un colpo di Stato, o meglio crolla il governo presenziato da Mohamed Bazoum, colui che era il simbolo di un nuovo regime per il paese: quello democratico. Un golpe nato da molto vicino, con la guardia presidenziale che è la prima ad essersi rivoltata contro l’ormai ex leader dello Stato.

Il Putsh sembra strizzare l’occhio alla Russia, così come quelli accaduti negli stati vicini. L’Occidente ha subito condannato i fatti, spaventato dalle conseguenze che potrebbero prendere piede in Niger, o forse più preoccupato di perdere il controllo su uno stato strategico. Un timore che si espande ancora di più, osservando la situazione da più in alto: si sta spegnendo l’ultima democrazia del Sahel.

Niger, il colpo di Stato spaventa l’Occidente

Tutto è cominciato la mattina del 26 luglio, quando la guardia presidenziale ha circondato il palazzo del presidente a Niamey. Un ammutinamento che si è trasformato in un vero e proprio tentativo di golpe quando il generale Abdou Sidikou Issa, capo di Stato maggiore, ne ha annunciato il sostegno da parte dell’esercito.

Un atto che ha provocato scompiglio internazionale, a partire dalle richieste da parte dell’Occidente di liberare Bazoum, tenuto in ostaggio da allora, e di ristabilire la democrazia. Invece, il colonello Amadou Abdramane ha annunciato la chiusura delle frontiere, dello spazio aereo e della presenza del coprifuoco dalle 22 alle 5: provvedimenti fuori da ogni logica per gli stati occidentali, in un paese come il Niger che pensavano di avere sotto controllo.

Gli indizi che portano alla Russia

A preoccupare ancora di più è l’ombra dello zampino da parte della Russia, come accaduto in Mali. Gli indizi persistono, a partire dalle bandiere russe sventolate durante le proteste anti francesi, fino ad arrivare ad Evgeny Prigozhin, capo della Wagner, che pare abbia incontrato alcuni funzionari del Niger. Inoltre, sarebbe stato anche immortalato con dei funzionari africani che avevano partecipato al summit voluto da Putin a San Pietroburgo.

Il ministro degli Esteri del Cremlino, Sergej Lavrov, ha però presto chiarito la posizione, per lo meno di facciata, del paese chiedendo “il ripristino dell’ordine costituzionale” in Niger.

Golpe in Niger, l’Occidente perde una pedina?

Un golpe che tanti non considerano ancora definitivo, con l’UE e gli USA che continuano a tentare di ristabilire l’ordine democratico. Pericolose, infatti, sarebbero le conseguenze se dovessero effettivamente perdere il controllo del Niger, ossia lo stato crocevia per il flussi migratori, l’ultimo baluardo occidentale del Sahel.

Curioso come l’allarme della caduta del regime democratico appoggiato dall’Occidente crei scalpore, ma non ne provochino altrettanto i dati preoccupanti che riguardano la popolazione del paese africano. La povertà è alle stelle, con metà della popolazione che si trova in condizioni precarie. Eppure, gli aiuti umanitari da parte dell’occidente sono arrivati: forse non abbastanza, o forse non gestiti abbastanza bene dalla classe politica?

Una domanda di cui non è la risposta a interessare più di tanto i cittadini del Niger, quanto il motivo per cui la si pone. “La presa di potere è stata causata dal deterioramento della situazione di sicurezza e della scarsa governance economica e sociale” sono le parole con cui Amadou Abdramane ha spiegato le motivazioni del colpo di Stato; dichiarazioni che, a prescindere siano riferibili o meno al governo appena caduto, trovano spazio nella realtà di tutti i giorni.

In ogni caso, sono parole e situazioni che nulla hanno a che vedere, a livello di importanza, con la possibile perdita di potere rispetto alla Russia e sul controllo dei flussi migratori. La vera domanda allora diventa: che cos’è il Niger per l’Occidente? Si tratta di uno stato vero e proprio o di una pedina?

Niger, le fragilità di un paese che non si è mai rialzato

La democrazia nel Niger era davvero così radicata, o era più che altro una maschera che mostrava un tentativo di innalzamento del paese, ma nascondeva una situazione economica e sociale tragica? Non si può costruire un palazzo lasciando deteriorati i mattoni alla sua base. È proprio alle fondamenta che il golpe ha fatto centro, attaccandosi alla fragilità del Niger e al malcontento nei confronti del controllo filo francese, che spiega le manifestazioni a favore dei militari.

“Questo colpo di Stato ha dimostrato che anche il Niger non può essere necessariamente considerato una base sicura permanente” ha sottolineato l’esperto di sicurezza Frank Gardner, forse perché per essere sicura per chi sta all’esterno deve prima esserlo al suo interno.

E se il golpe ha destabilizzato tutto il mondo occidentale, a volte ci si dimentica di chi più di tutti lo dovrà subire. Il coprifuoco e la repressione di qualsiasi opinione contraria inorridisce l’Occidente, ma pesa sulla popolazione, che, a causa di ingiustizie mischiate a giochi politici, vede ora anche la sospensione delle operazioni umanitarie nel Niger da parte dell’ONU.

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