La strage di Capodanno a New Orleans riaccende la paura del terrorismo islamico negli Usa, dove ora l’attenzione è massima e le forze dell’ordine sono a lavoro per comprendere se Shamsud-Din Jabbar, l’autore dell’attentato, abbia realmente agito da solo. Intorno alle 3:30, le 9:30 in Italia, il 42enne ha lanciato a gran velocità un pick-up noleggiato sulla folla di Bourbon Street, nel quartiere francese della città. Subito dopo è sceso dal veicolo ed ha aperto il fuoco sulla folla.
Il bilancio dell’aggressione è terrificante. Sono 15 i decessi almeno 30 i feriti registrati. Il killer, invece, è morto in seguito a una sparatoria con gli agenti di polizia, dopo essere riuscito a ferire anche due agenti. Prima di mettere in atto la strage. Jabbar aveva pubblicato un video sui social con riferimenti all’Isis e alla volontà di uccidere. A riferire la notizia è il New York Times citando due funzionari delle forze dell’ordine.
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Subito dopo la strage, l’Abc News ha riportato le parole della polizia di New Orleans in conferenza stampa, dove è stato dichiarato che la strage sia conseguenza di un atto terroristico. Eppure, nelle ore successive è prima giunta una smentita dall’agente speciale dell’FBI, Althena Duncan, che sovrintende le indagini, per poi arrivare la conferma ufficiale dell’Fbi: “Stiamo lavorando con i nostri partner per indagare sull’accaduto come atto di terrorismo“.
La Casa Bianca ha annunciato che il prossimo 6 gennaio Joe e Jill Biden si recheranno nella città della Louisiana per incontrare le famiglie delle vittime dell’attentato, così come i membri della comunità e delle forze dell’ordine del luogo. Intanto, Fox News ha annunciato che l’Fbi e il dipartimento per la sicurezza interna americana hanno chiesto alle forze dell’ordine degli interi Stati Uniti di attuare misure di massima allerta. Il timore, infatti, è che nei prossimi giorni possano verificarsi episodi simili.
New Orleans, cosa sappiamo dell’attentatore
A quasi 24 ore dalla strage, si inizia a far luce sul passato di Shamsud-Din Jabbar, cittadino statunitense di origini arabe che ha militato per diversi anni nell’esercito Usa. L’uomo è nato in Texas, era un dipendente della multinazionale Deloitte, e ha servito il suo Paese con un turno in Afghanistan, dal 2009 al 2010. Inoltre, dal 2007 al 2015 ha prestato servizio nell’esercito.
Nella giornata di ieri, i media Usa sono riusciti ad entrare in contatto con suo fratello, Abdur Jabbar, che ha descritto il 42enne come un “tesoro” e quindi un insospettabile. Secondo la sua testimonianza, il killer avrebbe deciso di convertirsi all’Islam in giovane età, per poi giungere con gli anni ad una “forma di radicalizzazione“. Un amico di infanzia, che lo aveva incontrato nel 2017, ha invece sostenuto che l’uomo avesse sviluppato un approccio alla fede “molto intenso“.
Sembrerebbe che l’uomo fosse un dipendente della società Deloitte, per cui svolgeva il ruolo di staff con uno stipendio mensile di circa 10mila dollari. Nonostante le sue entrate, sembrerebbe che l’attentatore si trovasse in difficoltà economiche, tanto non riuscire a pagare le spese per mantenere la sua abitazione. Il legale della moglie ha infatti testimoniato che l’uomo gli avrebbe confessato di essere indietro con i pagamenti di circa 27mila dollari.
New Orleans, le novità sull’attentato
Il deputy assistent del direttore dell’Fbi, Christopher Raia, ha tenuto una conferenza stampa per chiarire alcuni dettagli riguardanti la strage di Capodanno avvenuta a New Orleans. Secondo l’ufficio federale, l’attacco è un attentato terroristico premeditato messo in atto da Shamsud-Din Jabbar, che avrebbe però agito da solo. Sembrerebbe, secondo quanto raccolto dalle autorità Usa, che l’uomo abbia piazzato anche due ordigni in città, precisamente uno a due isolati di distanza dall’altro, probabilmente per aumentare il numero di morti.
Secondo l’Fbi, inoltre, l’attentatore aveva dichiarato di essersi unito all’Isis e avrebbe pubblicato ben cinque video online mentre guidava da Houston al luogo della tragedia. Al momento, però, non vi sarebbero collegamenti inconfutabili tra l’attentato e l’esplosione del cybertruck davanti a uno degli Hotel Trump a Las Vegas. Sembrerebbe che i due coinvolti, Jabbar e Livelsberger, abbiano fatto parte per un breve periodo della stessa base militare. Lo riporta la tv locale DenverTv, senza però specificare il nome della base.
Trump: “Attentato causato dalle frontiere aperte da Biden“
Mentre il presidente uscente Joe Biden convocava una riunione con la squadra per la sicurezza nazionale per fare il punto della situazione a seguito dell’attentato, il suo successore, Donald Trump, non ha perso l’occasione di sferrare un duro attacco nei confronti dell’amministrazione Usa attuale. “Questo è ciò che accade quando si hanno frontiere aperte con una leadership debole, inefficace e praticamente inesistente“, ha infatti scritto il tycoon in un post sul social Truth, lasciando intendere che parte della colpa dell’attentato sia proprio del governo democratico in corso.
“I criminali che arrivano sono molto peggiori di quelli che abbiamo nel nostro Paese“, ha continuato Trump, ribadendo il suo piano di utilizzare le forze armate per espellere i circa 13 milioni di immigranti in situazione irregolare che si trovano nel Paese.
New Orleans, il possibile collegamento con l’esplosione del Cybertruck Tesla
Gli agenti Usa sono al lavoro per comprendere se la strage di New Orleans possa essere in qualche modo collegata con l’esplosione del Cybertruck Tesla, fuori da un hotel Trump a Las Vegas. Nell’attacco è morta una persona e una decina sono rimaste ferite. Secondo quanto dichiarato finora, sembrerebbe che il pick-up di New Orleans e il Cybertruck di Las Vegas siano stati noleggiati sulla stessa App, ovvero ride-sharing Turo.
“Non riteniamo che i due clienti avessero un passato criminale, altrimenti sarebbero stati identificati come una minaccia per la sicurezza“, ha dichiarato il portavoce della società di noleggio, specificando la volontà di voler continuare a collaborare con le autorità. Gli investigatori Usa hanno poi sostenuto che l’utilizzo della stessa App “è una coincidenza che dobbiamo continuare a investigare“.
New Orleans, l’ipotesi dei complici
L’agente Duncan ha inoltre riferito che sono stati trovati “ordigni esplosivi improvvisati” nel pickup e che si sta lavorando alle indagini per scoprire se siano “utilizzabili“. Inoltre, stando ad alcuni media Usa, che citano il bollettino di intelligence della polizia della Louisiana, sono stati scoperti anche altri ordigni esplosivi, analoghi a quelli rinvenuti nel veicolo, uno dei quali sembra sia stato piazzato da tre uomini e una donna. A riprendere la scena, le videocamere di sorveglianza del quartiere che hanno registrato una circostanza che induce ad approfondire un’ipotesi di complici.
Il capo della Polizia, Anne Kirkpatrick ha riferito che l’uomo sospettato di aver lanciato l’auto sulla folla “correva ad alta velocità ed era fortemente intenzionato a causare una carneficina“. Quindi, si tratterebbe di un atto “molto intenzionale” che ha fatto escludere un’azione derivante da uno stato di ebrezza. La sparatoria, poi, è avvenuta in un popolare quartiere famoso per essere una zona turistica colma di bar e ristoranti dove era previsto un grande affollamento per la notte di Capodanno.
Inoltre, l’attacco sarebbe avvenuto poche ore prima che la città ospitasse la partita annuale di football americano universitario, il Sugar Bowl. Si tratta di un campionato particolarmente seguito a cui partecipano le migliori squadre. Motivo per cui era stata rafforzata la sicurezza a New Orleans con il dispiegamento di 300 agenti.
“Un orribile atto di violenza ha avuto luogo a Bourbon Street questa mattina. Vi prego di unirvi a Sharon e a me nel pregare per tutte le vittime e per i primi soccorritori sul posto. Invito tutti coloro che si trovano nei pressi della scena a evitare la zona“, così si è espresso su X il governatore della Louisiana, Jeff Landry.
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