Netanyahu a Washington, cancellata conferenza stampa con Trump

Mentre, Netanyahu viaggia verso gli Stati Uniti, per quello che dovrebbe essere "un urgente ed importante incontro", elogia l'Ungheria per il suo sostegno a Israele negli organismi internazionali, centinaia di palestinesi stanno manifestando a Gaza

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Dopo la visita in Ungheria del Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu si dà il via all’incontro con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il premier israeliano stando a quanto era stato riferito, discuterà con il Tycoon “degli ostaggi, del completamento della vittoria a Gaza e, naturalmente, del regime tariffario che è stato imposto anche a Israele“. Gli Stati Uniti hanno difatti imposto a Israele dazi del 17%.

Ora però, la tanto attesa conferenza stampa congiunta prevista per le 20.30 (ora italiana), è stata annullata. La disdetta trasmessa dalla Casa Bianca è stata anche confermata dall’ufficio del leader israeliano al Times of Israel. Non sarebbero state fornite motivazioni in merito alla decisione, ma sono attese dichiarazioni congiunte nello Studio Ovale successivamente al colloquio tra Netanyahu e Trump.

Cosa prevede l’incontro

Spero di poter dare un contributo in questa questione,” ha ribadito il leader israeliano prima di imbarcarsi sull’aereo di Stato a Budapest, “questa è l’intenzione.” Nel sottolineare di essere il primo leader mondiale a incontrare Trump di persona dopo l’introduzione dei dazi, Netanyahu ha evidenziato che “questo riflette il legame personale speciale e il legame speciale tra Stati Uniti e Israele, che è così vitale in questo momento.”

Una fonte dell’entourage del primo ministro, stando a quanto dichiarato dal quotidiano Haaretz, ha precisato che oltre al vis à vis con Trump, Netanyahu nel corso della sua visita negli Stati Uniti, vedrà anche il segretario al Commercio, Howard Lutnick, e terrà un incontro allargato con alcuni membri dell’amministrazione trumpiana, tra cui l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff.

Il Primo Ministro esprimendo poi il suo sostegno alle famiglie degli ostaggi apparse di recente in video diffusi da Hamas, ha ribadito l’impegno dello Stato ebraico. “Stiamo lavorando anche in questi momenti per ottenere la loro liberazione, e non ci fermeremo,” afferma mentre Israele continua ad espandere la sua operazione terrestre a Gaza.

Netanyahu in Ungheria

A bordo del volo per Washington, un alto funzionario israeliano che accompagna il premier Netanyahu negli Usa ha informato i giornalisti che lo staff del primo ministro “non ha idea di che cosa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump voglia parlarci, e perché è così urgente e importante per lui“, quando in realtà la delegazione immaginava ad un possibile incontro la prossima settimana.

Secondo Channel 12, il Tycoon e Netanyahu rilasceranno domani alcune dichiarazioni congiunte alla stampa. Mentre, si prevede che Netanyahu rientrerà in Israele mercoledì, per poi raggiungere direttamente il tribunale e testimoniare nel processo in cui è imputato per corruzione e frode.

Prima di imbarcarsi sull’aereo Wing of Zion diretto a Washington, il leader ha elogiato lo stato ungherese per il sostegno e la costante difesa che rivolge a Israele nel contesto dell’Unione Europea. “Ci difende all’Onu – spiega Netanyahu – e non meno importante, presso il corrotto Tribunale penale internazionale dell’Aia, che è diretto contro tutti noi, contro i soldati dell’Idf, i comandanti e lo Stato di Israele“.

Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il Presidente dell'Ungheria, Victor Orban
Il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il Presidente dell’Ungheria, Victor Orban

Il Primo Ministro fa riferimento al mandato di arresto emanato dalla Corte penale internazionale, la Cpi, nei suoi confronti. Il 21 novembre 2024, la Corte dell’Aja ha emesso i mandati per il leader israeliano e l’ex Ministro della Difesa oltre che per la leadership di Hamas, a seguito di una richiesta presentata a maggio scorso dal procuratore Karim Khan. Il Tribunale ha citato la concreta possibilità di crimini contro l’umanità e crimini di guerra nel conflitto tra Israele e Palestina.

La Cpi non ha il mandato per eseguire i suoi ordini e si affida di conseguenza ai suoi 124 Stati membri, tra cui figurano i 27 Stati dell’Unione europea, per arrestare i sospettati in libertà. L’Ungheria è l’unico Paese dell’Ue che ha dichiarato già agli albori di voler “disobbedire agli ordini della Corte“. Motivo per cui, nel corso della sua visita diplomatica nel territorio ungherese, il Presidente Victor Orban ha deciso di non prendere in considerazione tale indicazione. Netanyahu ha anche sottolineato che che il ritiro dell’Ungheria dalla Corte penale la scorsa settimana è “un segno di ciò che verrà

Intanto in Usa

Nel frattempo, gli Usa hanno consegnato all’Idf un ulteriore sistema di difesa antimissile Thaad e due batterie Patriot, dopo quelli dello scorso anno. Sabato, un cargo Usa C-5M Super Galaxy proveniente da Ramstein in Germania è atterrato alla base di Nevatim nel Negev e ci è rimasto per diverse ore. Il Thaad è considerato cruciale nella difesa spaziale mobile ad alta quota perché ha la capacità di intercettare missili fuori dall’atmosfera.

Secondo gli analisti, il trasferimento ha a che vedere con le intenzioni del primo ministro di difendere strenuamente gli interessi essenziali di Israele, considerando l’intenzione espressa da Trump di negoziare rapidamente con Teheran un nuovo accordo che impedisca agli ayatollah di dotarsi di armi nucleari. Senza accordo, ha detto il presidente Usa, l’Iran subirà bombardamenti come “non ha mai visto“.

E con un’azione definita clamorosa dai commentatori internazionali, gli Stati Uniti hanno inviato nei giorni scorsi sei bombardieri B-2 sulla piccola isola dell’Oceano indiano di Diego Garcia. Ossia i bombardieri strategici dotati di capacità stealth, in grado di trasportare sia armi nucleari che la gigantesca bomba bunker da 12 tonnellate, sviluppata dall’America appositamente per colpire gli impianti nucleari sotterranei in Iran.

Medio Oriente, riprendono le proteste a Gaza

Intanto, a Gaza sono scoppiate nuove proteste, dove centinaia di palestinesi stanno manifestando nel campo di Jabalia, nel Nord della città chiedendo la fine della guerra e che Hamas lasci il potere. Le persone sfilano urlando slogan come ‘fine della guerra‘, ‘sì, sì, Hamas è un’organizzazione terroristica“. Le manifestazioni di circa due settimane fa si erano fermate da alcuni giorni e hanno ripreso oggi. Mentre, sui social, i manifestanti dell’enclave avevano postato filmati in cui si vedevano manifestanti inseguiti e dispersi dagli agenti della sicurezza di Hamas. 

Sul fronte della Striscia, i raid dell’Idf continuano a martellare, specie nel sud e al centro: tra le prime ore di domenica e durante la giornata l’aeronautica ha lanciato diversi attacchi provocando, secondo la protezione civile di Hamas, 44 morti. Il cessate il fuoco nell’enclave sarà al centro del summit del 7 e 8 aprile al Cairo a cui prenderanno parte il presidente egiziano Sisi, quello francese Emmanuel Macron e il re di Giordania Abdallah.

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