Sono passati appena dieci giorni dall’elezione di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti e le tensioni polemiche stanno già divagando in quel di Mar-a-Lago. Difatti, nonostante il Tycoon prenderà il comando solamente a gennaio 2025, c’è qualcosa che fa già storcere il naso ad alcuni sostenitori dell’eletto presidente: l’influenza di Elon Musk su quest’ultimo.
A quanto pare, tutto ha avuto inizio (stranamente) da un post su X che il miliardario sudafricano ha pubblicato in sostegno all’amministratore delegato di Cantor Fitzgerald, Howard Lutnick per il ruolo di segretario al Tesoro. Il problema? Non era stata ancora pronunciata alcuna nomina.
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Gli scontenti di Musk
Secondo fonti vicine al Washington Post, “molti non sono contenti” di Musk, che sembra essersi autonomamente attribuito il ruolo di “co-presidente”, dando l’impressione di spingersi oltre i limiti della sua influenza nel team di Trump. La costante presenza del patron di X, sempre più percepito come un’ombra appoggiata sulla spalla trumpiana, gli è valsa il soprannome ironico di “First Buddy” da parte di un infastidito transition team.
I sostenitori trumpiani ritengono che Musk sia “completamente estraneo alle dinamiche di Washington” e il caso Lutnick, per loro è un primo esempio del tentativo di Elon di influenzare il presidente. La loro principale preoccupazione è legata al modo poco ortodosso con cui Musk agisce: dichiarare pubblicamente, e senza filtri, “decisioni governative delicate”.
Inoltre, secondo il Washington Post, la preferenza espressa pubblicamente su X da Musk per Lutnick, a discapito del candidato Scott Bessent, contrasta con un rapporto ufficiale presentato dagli alleati di Trump. In questo rapporto si evidenziavano i significativi finanziamenti di Lutnick a Hillary Clinton. Fino a venerdì scorso, anche il Wall Street Journal descriveva come improbabile la nomina dell’AD di Cantor Fitzgerald. Tuttavia, il sostegno espresso da Musk e il coinvolgimento del nuovo Segretario alla Salute, Robert Kennedy, hanno portato questa vicenda all’attenzione dei 210 milioni di follower della piattaforma di Mr Tesla.
L’empasse sulla nomina del segretario al Tesoro sta portando molti ad ipotizzare candidati alternativi, come ad esempio Robert Lighthizer, rappresentante per il Commercio durante il Trump 2017-2021, il senatore del Tennessee Bill Hagerty e l’amministratore delegato di Apollo Global Management, Marc Rowan.
Questione di feeling
L’equazione tra mani di protagonismo e ricchezza sfrenata sembra inevitabile. Ne è un esempio un altro post pubblicato dal Sussurratore su X, in cui ha lodato il presidente argentino Javier Milei per la scelta di eliminare i dazi sulle importazioni. Un dettaglio che potrebbe sembrare insignificante, se non fosse che tale politica è diametralmente opposta a quella promossa da Make America Great Again. Questa ambiguità comunicativa rischia di dipingere un Trump insicuro, un transition team privato del suo ruolo e un Musk sempre più simile a un personaggio indipendente, più ufficioso che ufficiale.
D’altra parte, è difficile aspettarsi un comportamento diverso. Musk è troppo eccentrico e geniale per essere giudicato con i parametri comuni. Come ogni figura dotata di un’influenza economica e comunicativa senza pari, la sua ambiguità è inevitabile. Dietro ogni parola detta e ogni provocazione lanciata si cela il gusto per la contraddizione, un’ambiguità che sembra divertirsi a generare gelosie, invidie e polemiche. Una strategia che, a suo modo, tiene in pugno l’opinione pubblica e politica, in modo tanto imprevedibile quanto calcolato.
Tra un sussurro e l’altro all’orecchio — o a quel che resta dell’orecchio destro — di Trump, Musk diventa un’arma a doppio taglio, ha già fatto parlare di sé, arrivando persino a influenzare una telefonata tra USA e Ucraina. Colto l’inghippo? Dopo tutto, l’unica persona che potrebbe essere davvero gelosa è Melania.
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