“Elon Musk può esprimere i suoi punti di vista sulla politica europea, è un suo diritto nel quadro della libertà di parola, che è alla base del Digital Service Act“. Così l’Unione europea chiude una volta per tutte il caso legato alle influenze dell’uomo più ricco del mondo nelle questioni politiche estere, sottolineando però che il compito della Commissione Ue resterà quello di comprendere se i Tweet di Musk su X siano in qualche modo spinti in maniera preferenziale e se quindi questi possano essere in qualche modo più influenti di altri.
“Ai sensi del Digital Services Act, le grandi piattaforme online devono analizzare e mitigare i potenziali rischi provenienti da diverse aree, inclusi i rischi per i processi elettorali e il discorso civico“, ha infatti spiegato un portavoce della commissione, sostenendo che parte di questo compito prevede anche l’obbligo di analizzare e mitigare i rischi che derivano da qualsiasi trattamenti preferenziale nei confronti di determinati contenuti sulle piattaforme social.
In sostanza, Musk, in quanto libero cittadino, è libero di esprimersi sulla sua piattaforma X, ma il compito dell’Ue è quello di comprendere se il social in qualche modo riesca ad influenzare le elezioni dei vari Paesi attraverso la preferenza di determinati contenuti rispetto ad altri. Il chiarimento giunge nello stesso giorno in cui l’imprenditore sudafricano ha deciso di pubblicare una serie di commenti, riguardanti l’inchiesta inglese sullo sfruttamento sessuale di minori da parte di gang di Pachistani, piuttosto critici nei confronti del primo ministro Keir Starmer.
Musk e i nuovi attacchi a Starmer
Ormai da giorni, Elon Musk è particolarmente interessato alla politica interna inglese. L’endorsement a Nigel Farage, leader del partito conservatore e anti immigrazione del Regno Unito, non è apparso abbastanza al magnate, che continua a lanciare attacchi nei confronti del primo ministro Starmer. L’ultima critica è giunta all’alba di oggi, quando Musk ha prima pubblicato un sondaggio piuttosto duro, basato sulla domanda “L’America dovrebbe liberare il popolo della Gran Bretagna dal suo governo tirannico?“. per poi tornare sul delicato tema degli abusi su minori nel Regno Unito.
Musk ha accusato Keir Starmer di “complicità” negli abusi presumibilmente condotti da gang pachistane nei confronti di minorenni, perché il primo ministro non avrebbe agito adeguatamente per riconoscere e arginare questo fenomeno. Il caso risale all’inizio dell’anno, quando il proprietario di Tesla ha attaccato il sottosegretario con delega alla lotta alla violenza di genere, Jesse Philips, e il governo laburista, poiché avrebbero rifiutato la richiesta del Consiglio di Oldham di dare inizio ad una inchiesta governativa sugli stupri.
Secondo Philips, le indagini avrebbero dovuto essere condotte dal Consiglio stesso e non dal governo e questo rifiuto ha indispettito Musk. Il 3 gennaio, quindi, l’imprenditore ha pubblicato un primo Tweet, in cui definiva Philips un “apologeta dello stupro” e in cui criticava Starmer per non aver perseguito le bande.
L’influenza di Musk in Gran Bretagna
Ciò che preoccupa principalmente è il fatto che Elon Musk sia riuscito ad attirare nella sua ragnatela un numero piuttosto cospicuo di giovani britannici, convinti che quanto dichiarato dal magnate sia sempre assoluta verità. Proprio per questo, ogni Tweet pubblicato dall’imprenditore rischia di modificare i consensi di parte della popolazione, creando un certo subbuglio nel governo.
Il primo ministro ha quindi deciso di rispondere ad alcune delle accuse di Musk, anche se non direttamente. Incalzato dai cronisti, Starmer ha rifiutato di commentare il sondaggio pubblicato sul legame tra America e Regno Unito, ma ha preferito invitare Musk a smettere di “diffondere bugie e disinformazione” attraverso i social. Un’accusa piuttosto dura, a cui per il momento l’imprenditore non ha ancora risposto.
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