Un sistema criptato di massimo livello per le reti telefoniche e i servizi internet del governo, le comunicazioni militari e i servizi satellitari per le emergenze, sono questi i servizi che la società Space X, di proprietà di Elon Musk, potrebbe fornire all’Italia. Ed è proprio questo accordo, dal valore astronomico di 1,5 miliardi di euro, che i colloqui a sorpresa tra Giorgia Meloni e il presidente eletto degli Usa, Donald Trump, avrebbero spinto in avanti. L’ultima ora è stata lanciata dalla testata Bloomberg, che però non ha rilasciato informazioni sulla presenza o meno dell’uomo più ricco del mondo nella residenza di Mar-a-Lago.
Al momento le informazioni sono blindate ma sembrerebbe che sulla possibilità di una collaborazione tra Italia e il servizio fornito dall’imprenditore statunitense vi sia anche il via libera dell’intelligence di Roma e del ministero della Difesa italiano. A mancare, però, è il l’okay definitivo, a causa dei numerosi dubbi che l’amministrazione italiana nutre nei confronti del progetto. A preoccupare, infatti, sono le ripercussioni che l’arrivo dei servizi dei Elon Musk potrebbe comportare sui servizi di telecomunicazione già in azione nel Paese.
Non solo servizi di comunicazione criptata, i dossier affrontati da Meloni e Trump nel corso dell’incontro organizzato in gran segreto sono stati numerosi. Dall’impatto del proseguimento della guerra in Ucraina, i possibili dazi Usa nei confronti dell’Europa e la quota del Pil da dedicare alle spese militari.
I dossier dell’incontro a Mar-a-Lago tra Meloni e Trump
Giorgia Meloni ha lasciato un’impressione più che positiva a Donald Trump, il quale ha sostenuto davanti alla stampa Usa che il premier è andato “all’assalto dell’Ue“. Oltre alla complessa situazione riguardante la reporter italiana Cecilia Sala, detenuta dal 19 dicembre nella prigione di Evin a Teheran, i due leader hanno affrontato una serie di questioni piuttosto cruciale. Prima tra tutti, la possibilità che gli Usa di Trump possano dare avvio ad una guerra commerciale con l’Ue, a suon di dazi.
Meloni avrebbe fatto presente, secondo quanto si apprende, come la tassazione sui prodotti Made in Italy da esportare negli Usa possa affossare tragicamente il settore industriale italiano, già piuttosto abbattuto dagli alti costi dell’energia e dalla difficoltà di mantenere alta la competitività rispetto agli altri Paesi Ue. I due leader poi, oltre a discutere di temi prettamente economici, avrebbero affrontato anche la spinosa questione dell’Ucraina.
Se l’Italia è uno dei più ferventi sostenitori del Paese di Volodymyr Zelensky, Trump starebbe valutando l’idea di ridurre i fondi e i pacchetti di armi da inviare a Kiev, stufo di un conflitto che ormai da mesi si trova in una situazione di stallo. Il ritiro degli Usa, però, costringerebbe l’Ue a far fronte a spese preoccupanti sul fronte della guerra in Est Europa, sottoponendola a sforzi che potrebbe non essere in grado di sostenere. Un’eventualità simile seguirebbe poi un possibile ritiro degli Stati Uniti dall’Alleanza Atlantica.
Anche questa sarebbe una possibilità paventata dal leader Usa e temuta dagli altri membri della Nato. In questo caso, Trump sarebbe insoddisfatto dell’impegno che le altre Nazioni metterebbero per cercare di rispettare la loro quota e vorrebbe anche inserire delle sanzioni per coloro che non riescono a colmarla. Discorso a parte, poi, per il raggiungimento del 2% del Pil per le spese militari. L’Italia è uno dei Paesi che ancora non è riuscita a raggiungere questo obiettivo, nonostante gli sforzi profusi in questo senso, ma può vantare uno degli impegni individuali maggiori per quanto riguarda le missioni di pace a livello internazionale.
Ciò, però, potrebbe non salvarla dall’aumento richiesto dal presidente Usa, che vorrebbe far raggiungere a ogni Paese della Nato il 5% del Pil in spese militari. Un impegno complesso e quasi irraggiungibile per il nostro Paese. Questo primo incontro tra Meloni e Trump potrebbe trasformarsi in una sorta di consuetudine, una sorta di ponte tra Ue e Usa che potrebbe generare innumerevoli vantaggi per il Vecchio continente, oltre a mettere il Presidente del Consiglio in una posizione di forza rispetto agli altri leader europei.
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