Medio Oriente, l’Onu chiede il cessate il fuoco duraturo: la rabbia di Netanyahu

Si tratta della prima volta che una risoluzione dell'Onu non riceve alcun veto da parte dei Paesi membri. Russia e Cina hanno votato a favore, mentre gli Usa si sono astenuti, scatenando la rabbia di Netanyahu che in risposta ha annullato la missione di una delegazione israeliana negli Stati Uniti. Antonio Tajani si augura che "che le trattative per la liberazione degli ostaggi procedano rapidamente"

Roberta Pacetti
9 Min di lettura

L’Onu (Organizzazione Nazioni Unite) ha rotto il terribile muro di silenzio che finora ha circondato la guerra in Medio Oriente, chiedendo un cessate il fuoco sia per il periodo del Ramadan che per quelli successivi. “Il Consiglio di Sicurezza Onu ha appena approvato una risoluzione tanto attesa su Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi. Questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile“, ha dichiarato Antonio Guterres, segretario generale dell’Organizzazione.

Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres
Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres

A ritardare la pubblicazione della risoluzione i veti incrociati di Russia, Cina e Stati Uniti che per ben cinque mesi hanno impedito di prendere qualsiasi decisione riguardante un cessate il fuoco, portando anche l’Organizzazione a cimentarsi in quattro tentativi, poi falliti. Gli Stati Uniti hanno deciso di non prendere parte alla risoluzione, ma senza imporre un veto, proprio perché il loro sostegno ad Israele in queste settimane si sta indebolendo.

Russia e Cina, dopo l’ultimo veto imposto tre giorni fa ad una risoluzione sul cessate il fuoco presentata dagli Usa, oggi hanno invece deciso di cedere permettendo all’organizzazione di procedere con la risoluzione. Per ora però la decisione dell’Onu rimane puramente teorica, poiché Hamas ha dichiarato di essere pronto a procedere con la liberazione degli ostaggi, ma solo nel momento in cui “avrà inizio il cessate il fuoco.

La reazione di Netanyahu

Benjamin Netanyahu a seguito della decisione dell’Onu di adottare la risoluzione sul cessate il fuoco ha deciso di annullare la missione di una delegazione israeliana negli Usa, poiché questi ultimi sarebbero colpevoli di non aver posto il loro veto alla risoluzione. Era stato lo stesso presidente Joe Biden a chiedere l’incontro per discutere dei piani di guerra sull’incursione a Rafah, operazione militare su cui gli Usa nutrono numerosi dubbi.

L’ufficio del premier ha spiegato che l’assenza di questo veto “danneggia sia lo sforzo bellico che il tentativo di liberare gli ostaggi, perché’ da’ ad Hamas la speranza che la pressione internazionale permetterà loro di accettare un cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri rapiti“. John Kirby ha immediatamente commentato la decisione di Netanyahu: “La nostra decisione di astenerci non deve essere percepita come un’escalation da parte di Israele“. A infastidire maggiormente Israele però, è la presenza di un avvertimento sul rispetto degli obblighi “del diritto internazionale in relazione a tutte le persone detenute” che sembrerebbe far riferimento ai sistemi di carcerazione israeliani.

Allo stesso modo, il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz ha dichiarato che “lo Stato di Israele ha l’obbligo morale di continuare a combattere, finché i rapiti non saranno restituiti e la minaccia di Hamas non sarà eliminata, ed è ciò che faremo“. La risoluzione dell’Onu, seppur vincolante, non sembra aver intimorito Israele, preoccupata maggiormente per il cambio di posizione degli Usa.

Oggi gli Stati Uniti hanno abbandonato la loro politica all’Onu” ha dichiarato l’ufficio di Netanyahu, consapevole che da questo momento lo scudo protettivo degli Usa andrà sempre di più assottigliandosi. Una situazione che non gioverà affatto allo Stato di Netanyahu, che dovrà quindi valutare attentamente le prossime mosse, compresa quella riguardante l’incursione a Rafah. Nel frattempo, il ministro Gideon Saar ha deciso di consegnare le sue dimissioni a causa delle troppe pressioni derivanti dal conflitto.

L’ultima speranza rimane ora il confronto tra il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant e il segretario di Stato americano Anthony Blinken, che potrebbero quindi trovare un nuovo accordo che calmi la acque tra i due Paesi.

Il documento dell’Onu sul cessate il fuoco in Medio Oriente

La risoluzione dell’Onu “chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie“, ha ottenuto 14 voti a favore e la sua adozione è stata accompagnata da un lungo applauso.

Prima del voto sembrava essersi presentato un nuovo problema, legato all‘indecisione della Russia su un termine utilizzato nel testo della risoluzione. La dicitura “cessate il fuoco durevole“, inserita nel testo all’ultimo minuto, non è stata ritenuta adatta perché “annacqua il testo e lascia spazio alle interpretazioni, permettendo a Israele di riprendere le operazioni militari in qualsiasi momento“. La Russia ha quindi proposto la sostituzione del termine “durevole” con “permanente“, mentre i restanti votanti hanno bocciato la sostituzione del termine. Nonostante ciò, la Russia ha comunque votato a favore della risoluzione, che almeno sulla carta avrebbe valore imperativo per Israele.

John Kirby
John Kirby

Per quanto riguarda la Cina, il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian ha dichiarato: “La Cina sostiene questo progetto di risoluzione e loda l’Algeria e gli altri Paesi arabi per il loro duro lavoro in questo senso“. John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza americana ha dichiarato che “l’astensione degli Usa non cambia la nostra politica. Washington ha sempre chiesto che il cessate il fuoco fosse legato alla liberazione degli ostaggi“. Sembrerebbe che a frenare gli Stati Uniti dal prendere parte alla risoluzione sia stata l’assenza di una esplicita condanna ad Hamas nel testo, almeno secondo quanto spiegato dall’l’ambasciatrice Usa all’Onu Linda Thomas-Greenfield.

L’ambasciatrice ha poi attaccato la decisione di Russia e Cina che avrebbero “mostrato ripetutamente di non essere veramente interessati a portare avanti una pace durevole attraverso sforzi diplomatici. Invece usano questo devastante conflitto come un randello politico per cercare di dividere questo Consiglio in un momento in cui dobbiamo stare uniti. Ciò è veramente cinico“. In conclusione Linda Thomas-Greenfield ha sostenuto che “il cessate il fuoco può iniziare immediatamente con il rilascio del primo ostaggio, e questo è l’unico percorso. Dobbiamo mettere pressione ad Hamas“.

Le reazione degli esponenti politici italiani

Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha sostenuto un “cessate il fuoco che permetta la liberazione degli ostaggi israeliani e di portare aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese“, per poi dichiarare che “all’Onu All’Onu si è votata questa risoluzione per il cessate il fuoco, è la prima e questo ci fa ben sperare e certamente rappresenta un primo positivo passo in avanti“. Inoltre il vicepremier auspica “auguro che le trattative per la liberazione degli ostaggi procedano rapidamente e quindi si possa guardare con più ottimismo a una situazione meno complicata che poi porti progressivamente alla pace“.

Antonio Tajani
Antonio Tajani, Ministro degli Esteri italiano

Si è espresso sul tema anche il deputato del Pd Andrea Orlando, che su X ha scritto: “Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza. Un piccolo passo di grande importanza. Un passo verso la speranza“.

Soddisfatto della risoluzione anche Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri, Europa e Cooperazione internazionale nella segreteria nazionale del Pd, che ha scritto sui suoi social: “Finalmente il Consiglio di sicurezza dell’Onu chiede un cessate il fuoco immediato per il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario. Netanyahu si fermi, non deve e non può entrare a Rafah, in spregio al diritto e alla comunità internazionale“.

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