Medio Oriente: nel documento dei leader G7 si condanna l’attacco iraniano

"Le azioni gravemente destabilizzanti dell'Iran in tutto il Medio Oriente attraverso organizzazioni terroristiche affiliate e gruppi armati - tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas - così come i gruppi di miliziani allineati con l'Iran in Iraq, devono finire" si legge nel documento

Redazione
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La guerra in Medio Oriente è in continuo sviluppo. L’esercito israeliano ha attaccato la Cisgiordania provocando 18 morti e ha continuato con raid su Beirut, probabilmente con l’obiettivo di uccidere il successore di Nasrallah, il quale oggi sarà celebrato nei funerali. Intanto 178 italiani che si trovavano in Libano sono rientrati con un volo organizzato dalla Farnesina e i leader del G7 hanno pubblicato un documento per commentare la situazione in Medio Oriente, in cui hanno condannato l’attacco iraniano su Israele. Inoltre il ministro degli esteri iraniano ha raggiunto Beirut in mattinata.

Il documento del G7

Mercoledì scorso la premier Giorgia Meloni aveva convocato con urgenza una riunione telefonica con i leader del G7, dopo l’attacco iraniano su Israele. Ieri sera è stato diffuso da Palazzo Chigi il documento nato da quella conferenza, in cui i leader si mostrano preoccupati per il deterioramento della situazione in Medio Oriente, condannano l’attacco iraniano perché costituisce una minaccia per la stabilità regionale e ribadiscono l’impegno per la sicurezza israeliana. “Le azioni gravemente destabilizzanti dell’Iran in tutto il Medio Oriente attraverso organizzazioni terroristiche affiliate e gruppi armati – tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas – così come i gruppi di miliziani allineati con l’Iran in Iraq, devono finire”. 

Medio Oriente, documento G7 voluto da Meloni
La premier Giorgia Meloni

Dichiarano che durante la riunione sono state discusse azioni e sforzi coordinati per evitare l’escalation regionale e invitano tutti i soggetti nella regione ad agire “in modo responsabile e con moderazione” e a impegnarsi per calmare la situazione. Per i leader il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato.

Condannano di nuovo gli attacchi Hamas che hanno dato il via alla guerra, in vista dell’avvicinarsi dell’anniversario del 7 ottobre, e ribadiscono l’appello per un cessate il fuoco immediato a Gaza, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, un aumento del flusso di assistenza umanitaria e la fine del conflitto. “La situazione a Gaza è catastrofica” quindi sottolineano l’assoluta necessità che la popolazione civile venga protetta.

I leader appoggiano gli sforzi degli Usa, Qatar ed Egitto per raggiungere un accordo comprensivo, in linea con la risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E si impegnano a continuare a lavorare per arrivare a una pace duraturache conduca a una soluzione a due Stati, in cui Israele e Palestina coesistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi”. 

Riguardo alla situazione in Libano esprimono una grande preoccupazione e sottolineano la necessità di cessare le ostilità quanto prima “per creare spazio per una soluzione diplomatica lungo la Linea Blu, in linea con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Questo è l’unico modo per calmare le acque, stabilizzare il confine israelo-libanese, ripristinare la sovranità, l’integrità territoriale e la stabilità del Libano e riportare i cittadini sfollati alle loro case. I leader esortano “tutti gli attori a proteggere le popolazioni civili” e si impegnano a fornire assistenza umanitaria per i civili in Libano. “Esprimiamo inoltre le nostre più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime civili in Israele, Gaza e Libano”.

Sottolineano l’importanza delle Nazioni Unite per la risoluzione dei conflitti armati e la mitigazione dell’impatto umanitario in Medio Oriente. Quindi “riconosciamo il ruolo della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) per ripristinare la pace e la sicurezza” e “ci impegniamo a rafforzare il nostro sostegno alla missione, in conformità con le pertinenti risoluzioni ONU”. Concludono assicurando di mantenersi a stretto contatto con tutti gli attori.

Le novità in Medio Oriente

Israele ha portato a termine un raid in Cisgiordania in un campo profughi, provocando la morte di almeno 18 palestinesi. L’intero edificio di quattro piani in cui si trovava il locale colpito è crollato. Tra le vittime anche civili, fra cui una madre e i suoi due figli, secondo quanto ha riportato al Jazeera.

Sul fronte libanese, i nuovi raid a Beirut, secondo funzionari israeliani coperti dall’anonimato, avrebbero avuto l’obiettivo di uccidere Hashim Safi Al Din, il probabile successore di Nasrallah, e non si sa se sia effettivamente rimasto coinvolto nell’attacco. Oggi a Teheran si tengono anche i funerali del leader Hezbollah in cui è lo stesso Khamenei a guidare la preghiera del venerdì.

L’esercito israeliano (Idf) ha chiesto ai residenti di 35 villaggi nel sud del Libano di evacuare le loro case: “è vietato spostarsi verso sud. Le Forze di Difesa non hanno intenzione di farvi del male, quindi per la vostra sicurezza dovete evacuare immediatamente le vostre case e dirigervi a nord del fiume Awli. Salvate le vostre vite”. Mercoledì l’Idf aveva chiesto ai civili libanesi di evacuare una ventina di villaggi nel sud del Libano.

L’agenzia di stampa ufficiale libanese ha reso noto che un raid aereo israeliano al confine con la Siria ha attaccato la principale strada internazionale che collega i due Paesi e che porta al principale passaggio umanitario per migliaia di libanesi verso la Siria. Gli Hezbollah rivendicano invece l’attacco al nord di Israele, nella città di Haifa, in risposta ai raid israeliani contro libanesi e palestinesi.

Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi, è arrivato nella capitale libanese Beirut. In un post su X del portavoce della diplomazia iraniana, Esmaeil Baghaei, si annuncia l’arrivo della delegazione iraniana a Beirut e si dichiara che l’Iran sostiene con fermezza il Libano. L’Iran, sostenitore storico di Hezbollah, annuncia che verranno consegnate “dieci tonnellate di generi alimentari e medicinali nel quadro dell’assistenza umanitaria al Libano”.

Rientro in Italia di 178 italiani in Libano

I 178 cittadini italiani che col volo charter organizzato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri hanno potuto lasciare Beirut, sono atterrarti a Fiumicino questa notte.  Al loro arrivo a Roma, gli italiani evacuati, oltre a 4 cittadini finlandesi, hanno ringraziato l’ottimo lavoro svolto dal Governo italiano e hanno parlato di sentimenti contrastanti tra paura e grande sollievo. Per chi ha il doppio passaporto italiano e libanese c’è anche molta preoccupazione per la sorte del Libano. Molti di loro si augurano che una “decisione politica” possa trovare una soluzione al conflitto, quanto prima. 

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