Medio Oriente, proseguono i negoziati: scontri sul corridoio Filadelfia

Israele non ha intenzione di liberare il corridoio di Filadelfia, quello di Netzarim e il valico di Rafah, per timore che Hamas si riarmi. L'organizzazione terroristica a questo condizioni non è pronta a firmare l'accordo

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In Egitto si continua a discutere di possibili accordi tra Hamas e Israele che possano portare finalmente ad una cessazione delle ostilità, dopo 10 mesi di guerra in Medio Oriente. La situazione, però, risulterebbe più complessa del previsto a causa delle posizioni assunte dalle due parti in gioco. Né lo Stato ebraico né l’organizzazione terroristica palestinese avrebbero intenzione di cedere sulle loro richieste, continuando quindi il gioco di potere intorno ai negoziati.

Nel mezzo, gli Stati Uniti continuano a tentare la mediazione, soprattutto con forti pressioni su Benjamin Netanyahu, così che questo ceda su determinati punti così da aprire alle richieste di Hamas. Secondo gli Stati Uniti, “un’intesa sarebbe in vista” ma secondo quanto riportato da fonti vicine ad Hamas e Israele, la firma di un accordo sembrerebbe più lontana del previsto. Così l’ipotesi di un attacco dell’Iran, e conseguentemente di Hezbollah, sembra essere sempre più una certezza e l’Occidente si trova ad affrontare anche questa seconda emergenza.

Gli sforzi dei mediatori, comunque, non cessano. Le squadre negoziali di Doha si sono trasferite a Il Cairo, dove il tavolo negoziale prosegue senza interruzioni. Anche in questo secondo incontro è assente Hamas, che continua a collaborare anche se a distanza. Sembrerebbe che al centro del tavolo vi sia la negoziazione riguardante i territori dello stretto di Rafah e dei corridoi di Filadeplfia e Natzarim, ovvero i territori chiave su cui Israele e Hamas non riescono a trovare un accordo.

Medio Oriente, l’ipotesi di una spedizione internazionale

Il nodo da risolvere per sbloccare i negoziati in corso riguarderebbe proprio i tre territori cruciali presenti in Palestina: Il valico di Rafah, che collega l’Egitto e la Striscia di Gaza, il corridoio Filadelfia, sempre tra Egitto e Gaza e il corridoio di Netzarim, che divide tra este e ovest la Striscia. Dall’inizio della guerra, i tre territori sono controllati dalle truppe israeliane, il cui obiettivo è quello di evitare che in Palestina entrino armi, provviste o aiuti di altro tipo.

Con i negoziati, Hamas vorrebbe la liberazione totale della Palestina dalle truppe israeliane, compresi i territori citati precedentemente. Lo stato ebraico, però, non vorrebbe cedere alla richiesta, poiché teme che i tre punti di snodo potrebbero aiutare Hamas a riarmarsi. Di fronti a questo testa a testa, la soluzione non sembra ben chiara, anche se al momento è in discussione l’ipotesi di una missione internazionale.

Israele, Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele

Sembrerebbe infatti, che Netanyahu sia infastidito dai tentativi dei mediatori di cedere alle richieste di Hamas. Lo Stato ebraico non ha intenzione di firmare un accordo che non sia vantaggioso, per cui sembrerebbe che i mediatori abbiano presentato una soluzione che potrebbe rivelarsi valida. Israele sarà costretta ad abbandonare i territori ma alla condizione che vi si stabilizzi una missione internazionali che controlli l’area e la stessa Hamas. Si profilerebbe anche l’ipotesi che sia l’Unione europea a gestire questa pratica, in collaborazione con l’Autorità nazionale palestinese.

Subito dopo l’indiscrezione che ha fatto riaccendere le speranze di un cessate il fuoco, l’ufficio del primo ministro israeliano ha smentito la notizia, sostenendo che “il premier Netanyahu insiste sul principio che Israele controllerà la rotta di la rotta di Filadelfia, per impedire il riarmo di Hamas, che gli consentirebbe di ripetere le atrocità del 7  ottobre”.

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