Libano, la tregua con Israele vacilla: qual è l’avvertimento di Usa e Francia

Libano e Israele continuano le loro offensive nei Paesi nemici, nonostante la firma dell'accordo sul cessate il fuoco avvenuta lo scorso mercoledì. Usa e Ue iniziano a mostrare preoccupazioni per la questione, tanto da arrivare ad intervenire e a chiedere a Tel Aviv di continuare a rispettare gli accordi. Poco dopo, però, da Beirut è giunta la notizia di un raid israeliano che ha colpito sei villaggi

Redazione
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L:a tregua tra Israele ed Hezbollah in Libano non ha ancora compiuto una settimana, eppure entrambe le parti interessate avrebbe già agito per metterla a rischio. I due Paesi, infatti, hanno si sono denunciati vicendevolmente per attacchi nel loro territorio, di fatto sostenendo che i termini della tregua non sarebbero stati rispettati. Ora, il dubbio principale, riguarda chi abbia sparato il primo colpo dallo scorso mercoledì.

Al momento non si avrebbero certezze, ma le offensive tra i due Paesi continuano ed ora anche gli Usa e l’Ue inizierebbero a temere che il cessate il fuoco possa essere messo in pericolo. Così sia un funzionario statunitense che uno francese sono intervenuti, per ricordare l’importanza di questo accordo e per far desistere le due parti da ulteriori attacchi.

Intanto, per la Palestina ancora non si avrebbero certezze di pace. I bombardamenti continuano senza tregua e ormai la situazione umanitaria è vicina al collasso. Sulla questione, quindi, si è inserito il Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che però non ha parlato di tregua o cessate il fuoco, ma ha preferito affrontare l’argomento “ostaggi”. Il tycoon ha infatti sostenuto che, se entro il 20 gennaio, data del suo insediamento alla Casa Bianca, tutti gli ostaggi non saranno liberati, allora “il prezzo da pagare sarà terribile per il Medio Oriente e per i responsabili di queste atrocità contro l’umanità“.

Libano, la sequela di attacchi dopo la tregua

L’ultimo evento che avrebbe messo in discussione la tregua in Libano ha riguardato l’attacco da parte dell’Idf di ben sei villaggi al confine con Israele. L’offensiva, almeno secondo quanto dichiarato dallo Stato ebraico, sarebbe una risposta ad un attacco messo in atto da Hezbollah, che avrebbe tirato due colpi di mortaio verso una postazione militare israeliana nell’area del Monte Dov.

Sembrerebbe che entrambi gli eventi si siano realmente verificati, ma l’organizzazione terroristica, a sua volta, ha dichiarato che i colpi di mortaio siano stati esplosi come avvertimento per Israele e soprattutto come risposta ad un attacco che precedentemente questi avrebbero messo in atto contro il Libano.

Anche in questo caso, Israele avrebbe confermato la versione, sottolineando però a sua volta che in realtà il primo attacco sarebbe stato messo in atto dalle forze libanesi. “Si è verificato una grave violazione” aveva infatti denunciato lo Stato ebraico, mettendo in luce la volontà di rispondere con “un attacco forte“. Insomma, al momento, la situazione non sarebbe del tutto chiara.

Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano

Nonostante le incertezze, l’inviato della Casa Bianca Amos Hochstein avrebbe inviato un messaggio al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, esortandolo a rispettare l’accordo. Il pronunciamento avrebbe fatto seguito alla denuncia del Libano, che ha sostenuto che nei cieli di Beirut avrebbero fatto ritorno i droni dell’Idf. Durissima anche la risposta della Francia, che ha dichiarato di aver contato circa 52 violazioni israeliane del cessate il fuoco.

Lo Stato ebraico non si è però lasciato intimorire ed ha sostenuto, tramite un funzionario che ha voluto mantenere l’anonimato, che nel documento firmato da Stati Uniti e Israele, in parallelo all’intesa sulla tregua, è possibile leggere che “Tel Aviv ha il diritto di rispondere nel caso in cui vi fosse una minaccia immediata“.

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