Libano, feriti 4 paramedici Croce Rossa, Messina: “Rimaniamo per rappresentare Italia”

Il generale alla guida del contingente italiano in Libano ha dichiarato che nonostante la situazione di gravità i militari italiani mantengono il morale alto, sottolineando l'importanza dell'appoggio dell'Italia e delle famiglie

Redazione
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Questa mattina 4 paramedici della Croce Rossa sono rimasti feriti in Libano in un attacco israeliano nel sud del paese, durante una missione di salvataggio. Inoltre nelle ultime ore almeno 15 persone sono state uccise negli attacchi israeliani nel nord del Libano e una a sud della capitale.

Il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo israeliano Yoav Gallant, in cui ha espresso preoccupazione per gli attacchi a Unifil e il generale alla guida del contingente italiano in Libano Stefano Messina ha spiegato a il Giornale la situazione sul luogo.

Libano, feriti paramedici Croce Rossa

I 4 paramedici della Croce Rossse rimasti feriti erano impegnati in una missione di salvataggio in una casa nella città di Sarbin, nel Libano meridionale, che era stata bombardata dall’esercito israeliano. La missione era in coordinamento con le forze dell’Onu. Nel momento in cui gli operatori si stavano recando sul luogo con le ambulanze, la casa è stata bombardata nuovamente, e i paramedici sono rimasti feriti. Sono stati portati in ospedale, ma non sono in pericolo di vita. In un comunicato della Croce Rossa viene spiegato che “mentre la squadra era alla ricerca di vittime da soccorrere, la casa è stata colpita per la seconda volta provocando traumi cerebrali ai volontari e danni alle due ambulanze”.

Telefonata Austin-Gallant

La Cnn ha reso noto che il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, ha avuto una conversazione telefonica con il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, in cui ha espresso “profonda preoccupazione” per gli attacchi israeliani alla missione Onu Unifil. Austin ha sottolineato “con forza” l’importanza di “garantire la sicurezza e l’incolumità delle forze Unifil” e ha esortato Gallant a passare al più presto possibile dalle operazioni militari in Libano a un percorso diplomatico. Infine ha affrontato la questione della situazione umanitaria a Gaza ribadendo che “devono essere prese misure per affrontarla”.

La testimonianza di Stefano Messina

Stefano Messina il generale alla guida del contingente italiano in Libano è stato intervistato da il Giornale tramite Skype, a cui ha raccontato la situazione nel paese parlando dalla base di Shama nel sud, a pochi chilometri da Israele. L’Unifil si trova schiacciato tra l’esercito israeliano e Hezbollah e Messina racconta che in tutte le basi dove si trova il personale italiano si sta vivendo un momento di massima allerta. “Ci sono delle operazioni militari in corso, di una certa intensità, che durano praticamente H 24, notte e giorno”.

Sugli attacchi israeliani all’Unifil dichiara che, nel caso siano stati errori, è possibile che accadano, ma è necessario evitarli perché “mettono a rischio l’incolumità del personale, che al momento è nelle postazioni ed in grado di rispondere in sicurezza alle minacce in atto”. I soldati però anche in una situazione di gravità come questa mantengono il morale alto, racconta il generale, sottolineando che hanno bisogno dell’appoggio dell’Italia e delle famiglie. “Noi rimaniamo qui a rappresentare l’Italia e la comunità internazionale”.

Le operazioni dell’esercito israeliano, che si svolgono per aria, terra, mare, ma anche nel campo cyber, sono continue e intense, “tutte violazioni della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, che impone il cessate il fuoco da entrambe le parti”. Interrogato su Hezbollah, dichiara che in quanto milizia e partito politico è presente sul territorio, e le forze israeliane cercano di ridurre questa presenza.

Risponde alle critiche sul fatto che Unifil non sia riuscita a far rispettare la risoluzione Onu, che imponeva la presenza solo dei caschi blu e dell’esercito libanese a Sud del fiume Litani e di nessun’altra forza armata. Per Messina la missione ha svolto e sta svolgendo tutto il lavoro che è tenuta a fare, ovvero monitorare la Blue Line, riportare le violazioni, supportare le forze armate libanesi nel controllo del territorio e sostenere la popolazione civile.

Afferma che nel caso la base italiana venisse attaccata è sempre prevista l’autodifesa personale, e che per ora i militari sono intenzionati a rimanere in Libano, fino a diverso avviso da parte dell’Onu. Infine dichiara di sentire il supporto delle massime autorità politiche e militari italiane.

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