La Francia è sull’orlo di una crisi politica senza precedenti. Michel Barnier, primo ministro francese, si trova a fronteggiare un ultimatum lanciato da Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (RN): se il governo continuerà a superare le quattro “linee rosse” delineate dal partito di destra, lunedì sarà presentata una mozione di sfiducia. Il passo indietro annunciato dal premier su uno dei temi più contestati—l’aumento delle bollette elettriche—non sembra aver placato le tensioni.
Caos all’orizzonte: scenari preoccupanti
Barnier ha lanciato allarmi su possibili conseguenze politiche e finanziarie. Se il governo dovesse cadere, uno scenario che il presidente Emmanuel Macron non ha escluso nei giorni scorsi, le ripercussioni potrebbero essere devastanti. Tra le ipotesi estreme c’è anche quella di possibili dimissioni del presidente della Repubblica, di fronte a una situazione che sembra senza sbocchi.
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Radici profonde della crisi economica
Le difficoltà attuali affondano le radici nella gestione del debito pubblico, esploso durante la pandemia di Covid-19, e in riforme giudicate insufficienti per risolvere problemi strutturali. La Sécurité Sociale affronta un deficit previsto di 18 miliardi di euro nel 2024, superando i 16 miliardi stimati in precedenza. Il debito pubblico francese, già a 50,9 miliardi di euro quest’anno, è destinato a salire a quasi 55 miliardi nel prossimo. Come segnale d’allarme, per la prima volta dopo anni, la Francia ha pagato tassi d’interesse sui mercati finanziari più alti della Grecia. Moody’s ha mantenuto il rating Aa2, ma ha abbassato l’outlook a “negativo”.
Paralisi politica: l’effetto delle elezioni anticipate
A complicare il quadro si aggiunge la paralisi politica, conseguenza della decisione di Macron di sciogliere le camere e indire nuove elezioni. Barnier ora affronta una possibile mozione di sfiducia sostenuta da una coalizione improbabile tra estrema destra e sinistra radicale. L’opposizione, guidata da Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise (LFI), contesta fortemente la riforma delle pensioni del 2023, che ha innalzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Mélenchon e Le Pen chiedono con forza l’annullamento della misura, sostenuti da un’alleanza trasversale che coinvolge anche socialisti, comunisti e Verdi.
Lunedì decisivo per il governo Barnier
La settimana prossima sarà cruciale. Se la commissione paritaria darà il via libera alla manovra di bilancio, il testo approderà all’Assemblée Nationale, dove Barnier si giocherà la fiducia. Le previsioni non sono favorevoli: il Rassemblement National e La France Insoumise sembrano pronti a guidare il fronte contro il governo.
“Dipenderà dall’alleanza improbabile, ma possibile, tra estrema sinistra e RN”, ha dichiarato Barnier in un’intervista a Le Figaro. Il premier spera nella stabilità e fa appello alla resilienza: “I francesi mi chiedono di tenere duro”. Tuttavia, Marine Le Pen insiste su richieste non ancora soddisfatte, come l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione e il mantenimento dei rimborsi farmaceutici.
Il futuro del governo Barnier è appeso a un filo. La Francia, intanto, osserva con apprensione l’evolversi di una crisi che potrebbe segnare una svolta politica drammatica.
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