Il Dipartimento della Giustizia statunitense, nella giornata di ieri, ha fatto una rivelazione shock: l’FBI avrebbe sventato un piano voluto dall’Iran per uccidere Donald Trump, da portare a termine prima delle elezioni americane. L’incaricato a svolgere l’omicidio è stato identificato come Farjad Shakeri. Ma il Ministero degli Esteri iraniano ha rilasciato un comunicato in cui dichiara che le accuse degli Usa sono “totalmente infondate”.
Il piano per uccidere Trump
Negli atti giudiziari si legge che Shakeri, l’uomo che avrebbe dovuto compiere l’omicidio di Trump, sarebbe un 51enne afghano residente a Teheran, arrivato negli Stati Uniti da bambino. Nel 2008, dopo avere scontato 14 anni in prigione a New York per rapina, sarebbe stato deportato. Attualmente sarebbe un membro “attivo” del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc) e in questi ultimi mesi avrebbe sfruttato una rete di criminali conosciuti in galera, per fornire all’Irgc agenti per “condurre sorveglianza e omicidi” contro diversi bersagli negli Stati Uniti, tra cui Trump.
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Già a settembre il tycoon era stato avvertito dall’intelligence “di minacce reali e specifiche da parte dell’Iran volte ad assassinarlo”. Le autorità iraniane hanno infatti più volte minacciato di vendicare la morte del generale Qasem Soleimani, comandante del corpo esterno della Guardia rivoluzionaria iraniana, che venne ucciso nel gennaio 2020 in un attacco statunitense ordinato proprio da Trump.
Secondo il Dipartimento di Giustizia Shakeri avrebbe “partecipato volontariamente a una conversazione telefonica con l’Fbi”, alla quale avrebbe raccontato che nell’anniversario dell’attacco di Hamas a Israele, il 7 ottobre, le autorità iraniane gli avrebbero ordinato di preparare un piano per assassinare Trump la settimana successiva. L’uomo avrebbe confessato di non aver mai pensato di portarlo a termine “nei tempi proposti dalla Guardia Rivoluzionaria”. La confessione all’Fbi sarebbe stata un modo per ottenere una riduzione della pena per una persona imprigionata negli Stati Uniti.
Per questa vicenda il Dipartimento di Giustizia ha incriminato 3 persone e ne ha arrestate altre 2 accusate di essere coinvolte in un complotto per assassinare una giornalista statunitense di origine iraniana, perché è una delle voci più forti del dissenso nei confronti del governo iraniano: pare si tratti di Masih Alinejad. Tra gli arrestati non figura Shakeri, che rimane latitante e si crede risieda in Iran.
Il procuratore generale, Merrick Garland ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il dipartimento ha incriminato un associato del regime iraniano a cui è stato ordinato di coordinare una rete criminale per condurre omicidi su commissione contro diversi bersagli negli Stati Uniti, tra cui anche il presidente eletto Donald Trump”. Anche il direttore dell’FBI Christopher Wray ha rilasciato una dichiarazione in merito: “Le accuse annunciate oggi espongono i continui e sfacciati tentativi dell’Iran di colpire i cittadini statunitensi, tra cui il presidente eletto Donald Trump, altri leader del governo e dissidenti che criticano il regime di Teheran”.
La smentita del governo iraniano
Ma il governo di Teheran si è subito mobilitato per smentire tutta questa vicenda, che ha definito come completamente falsa. In un comunicato si legge: “Il portavoce del Ministero degli Esteri, Esmaïl Baghaï, considera del tutto infondate e respinge le accuse secondo cui l’Iran sarebbe coinvolto in un tentativo di omicidio contro ex o attuali funzionari americani”. Il governo iraniano ha inoltre ricordato che in passato gli Usa avevano già lanciato accuse simili che “si sono rivelate false”. “Il ripetersi di questa accusa in questo momento è una disgustosa cospirazione dei sionisti e dei circoli anti-iraniani per complicare le cose tra Iran e Stati Uniti”, ha affermato il diplomatico.
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