Khamenei, il sermone con un fucile accanto: “Il 7 ottobre legittimo, elimineremo Israele”

Redazione
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In un’imponente dimostrazione di sfida, il leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei, è riapparso in pubblico per guidare le preghiere del venerdì per la prima volta in quattro anni, mentre la nazione si confronta con sfide senza precedenti. Il suo ritorno coincide con l’aumento delle tensioni regionali dopo significativi attacchi da parte di Israele contro Hamas e Hezbollah, aumentando le paure di un imminente attacco su vasta scala del paese israeliano contro il territorio iraniano.

Durante le preghiere del venerdì, il 7 ottobre, Khamenei ha rivolto un potente messaggio di resilienza e resistenza a migliaia di fedeli riuniti a Teheran. Ha dichiarato che le recenti azioni militari—segnate dal lancio di missili iraniani contro Israele—sono state “legittime” e ha ribadito la lotta continua dell’asse della resistenza, nonostante le recenti morti di leader chiave. Le sue parole non erano solo retorica; erano sottolineate dal simbolismo di un fucile esposto in modo prominente sul palco, un messaggio rivolto sia agli alleati che ai nemici.

L’apparizione di Khamenei arriva appena una settimana dopo la presunta morte del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che sarebbe stato sepolto in un luogo segreto. Il leader supremo ha elogiato Nasrallah come un martire nella battaglia in corso contro Israele, posizionandolo accanto a Ismail Haniyeh e ad altri comandanti militari di Hamas e Hezbollah. Il conflitto in corso, ha insistito, è una risposta difensiva a quelle che ha definito “le sorprendenti atrocità” commesse da Israele.

La tragicità della situazione è aggravata dalla possibilità di un attacco israeliano mirato alle infrastrutture energetiche e petrolifere dell’Iran, uno scenario che aggraverebbe ulteriormente un’economia già in difficoltà. Mentre i Pasdaran cercano di scoraggiare questa potenziale minaccia, hanno avvertito di ritorsioni dirette contro le raffinerie di petrolio e i giacimenti di gas israeliani.

Allo stesso tempo, l’Iran sta navigando in un complesso panorama diplomatico. Il ministro degli Esteri Abbas Aragchi ha recentemente visitato Beirut per incontrare il suo omologo libanese, sostenendo la necessità di un cessate il fuoco simultaneo con Israele sia a Gaza che in Libano. Nel frattempo, le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno continuato le loro operazioni nel nord del Libano, inclusi attacchi aerei nei sobborghi meridionali di Beirut, prendendo di mira figure come Hashem Safieddine, considerato un potenziale successore di Nasrallah.

Nel caos, la violenza continua a imperversare nei territori palestinesi. Un raid israeliano a Tulkarem, in Cisgiordania, ha provocato la morte di almeno 18 persone, con rapporti che indicano che nove dei deceduti erano militanti di Hamas, inclusi un leader locale implicato nella pianificazione di un attacco imminente.

Inoltre, l’influenza dell’Iran si estende allo Yemen, dove le forze Houthi, armate da Teheran, hanno intensificato gli attacchi contro mercantili occidentali nel Mar Rosso in rappresaglia per gli eventi a Gaza. Recenti attacchi aerei britannici e americani hanno spostato l’attenzione dalle infrastrutture costiere a obiettivi più interni, inclusa la capitale yemenita, Sanaa.

Mentre la regione è sull’orlo di un precipizio, l’emergere pubblico di Khamenei serve non solo come un grido di unità per i sostenitori, ma anche come un monito chiaro delle tensioni in aumento che potrebbero ridefinire il panorama geopolitico in Medio Oriente.

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