Istanbul si infuoca dopo l’arresto del sindaco: nella “notte della democrazia” in 300mila scendono in strada

Mentre nel Paese sembra imperversare il caos, Ekrem Imamoglu dal carcere ha mandato un appello ai magistrati affinché il suo arresto venga considerato un vero e proprio "golpe contro la volontà della Nazione". Il suo partito di opposizione, Chp, per evitare il commissariamento ha annunciato un congresso straordinario per il 6 aprile, con l'obiettivo di eleggere un nuovo presidente

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Il popolo turco è insorto a seguito dell’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, portato in carcere mercoledì con le accuse di corruzione e favoreggiamento al terrorismo. Nelle giornate di ieri e oggi, migliaia di persone si sono riversate in strada per partecipare alla manifestazione organizzata per chiedere il rilascio del primo cittadino, nonostante il divieto imposto dal governo. In poco tempo la tensione è quindi salita alle stelle e la polizia turca ha utilizzato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti, i quali hanno continuato imperterriti le loro proteste.

Quella tra ieri e oggi è stata ribattezzata la “notte della democrazia“, viste le proteste che hanno coinvolto 300mila persone nella città del Bosforo e in diverse città turche. I manifestanti hanno nuovamente dato inizio a scontri con le forze dell’ordine, che hanno cercato di fermare la marcia dei cittadini verso la piazza centrale di Taksim, luogo divenuto simbolico per le proteste nella città, che ormai da giorni è completamente transennata e presidiata dalle forze dell’ordine.

In strada giovedì erano presenti i maggiori leader del partito di opposizione Chp, che hanno raggiunto le migliaia di persone che si erano radunate sotto la sede del Comune di Istanbul. La situazione potrebbe rimanere incandescente ancora a lungo, visto che nei prossimi giorni sono state annunciate nuove manifestazioni in almeno 35 città. Oggi, invece, diversi studenti hanno deciso di manifestare a favore del sindaco negli atenei di Istanbul, Ankara, Smirne, Mersin e Kocaeli.

Le paure per le sorti del partito di opposizione

Intanto nel Paese cresce l’ansia per le sorti del Chp. La paura dell’opposizione è che, sulla base delle inchieste che in questi mesi hanno colpito il partito in riferimento a presunte irregolarità nel congresso del 2023, quest’ultimo possa essere commissariato. Domenica prossima, infatti, dovrebbero svolgersi le primarie del partito, a cui avrebbe dovuto candidarsi Imamoglu, e si teme che queste possano essere annullate. Per evitare questa possibilità, il Chp ha deciso di convocare anche un congresso straordinario, il 6 aprile, per scegliere il nuovo leader del partito.

La reazione di Erdogan

Gli universitari hanno chiesto le dimissioni del governo turco, etichettando il presidente Reccep Tayyip Erdogan come un “dittatore“. Anche in questi casi, la polizia ha utilizzato la violenza per disperdere i manifestanti. Sul caso ha deciso di esprimersi anche lo stesso presidente turco, sostenendo che “gli sforzi dell’opposizione per dipingere i suoi conflitti interni o i suoi problemi con la legge come la questione più importante del Paese è l’apice dell’ipocrisia“.

Erdogan
Il presidente turco Reccep Tayyip Erdogan

Erdogan anche oggi ha deciso di ribadire la sua posizione contraria alle manifestazioni, sottolineando che il Paesenon cederà al terrorismo di strada“, per poi criticare anche Ozgur Ozel, il presidente del maggior partito di opposizione Chp di cui Imamoglu fa parte, in quanto “la strada da lui intrapresa è un vicolo cieco“.

Istanbul, Imamoglu grida al “golpe

Nel frattempo, mentre nel Paese sembra imperversare il caos, Imamoglu dal carcere ha mandato un appello ai magistrati affinché il suo arresto venga considerato un vero e proprio “golpe contro la volontà della Nazione“. Il primo cittadino ha infatti sostenuto che la sua detenzione non sarebbe altro che un caso politico, chiedendo quindi ai giudici di “reagire, prendere precauzioni contro questa manciata di colleghi che stanno rovinando la magistratura turca“.

Proteste a Istanbul per Ekrem Imamoglu
Proteste a Istanbul per Ekrem Imamoglu

Il partito di Erdogan ha immediatamente smentito le parole del sindaco di Istanbul, sottolineando che “menzionare il nome del nostro presidente e del nostro partito accanto a un’espressione come ‘colpo di Stato civile’ è il colmo della stupidità politica“. In realtà, però, sarebbero numerose le persone che sostengono la causa di Imamoglu. Al momento 54 persone sono state arrestate a causa dei messaggi di sostegno inviati al sindaco, mentre altre 220 sono sospettate diincitamento all’odio e all’ostilità” per alcuni post condivisi sui social.

Questi numeri, però, potrebbero salire ulteriormente visto che, il ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya, ha annunciato che le forze dell’ordine sono sulle tracce degli altri sospetti che sono stati identificati ma non ancora catturati. Dall’arresto di Imamoglu, i principali social media del Paese, tra cui X, Facebook, Instagram e YouTube, sono stati posti sotto custodia per circa 40 ore.

L’arresto di Ekrem Imamoglu

Nella giornata di ieri, Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e principale avversario politico del presidente Erdogan, è stato arrestato all’alba nella sua abitazione. L’operazione avrebbe previsto l’azione di ben 100 agenti e si sarebbe svolta a pochi giorni dalle primarie del suo partito, dove sarebbe giunto con l’intenzione di candidarsi per le presidenziali turche, previste nel 2028.

Le accuse nei suoi confronti sarebbero di favoreggiamento in relazione al Pkk, il partito curdo ritenuto terroristico dal governo turco, e corruzione. Nelle stesse ore sono poi state arrestate altre 84 persone, tutte gravitanti intorno al sindaco, compresi alcuni politici di altre municipalità e giornalisti.

Già nelle scorse settimane, il primo cittadino era stato posto sotto inchiesta a causa di alcune dichiarazioni critiche nei confronti del governo. Inoltre, il giorno prima del suo arresto, l’Università di Istanbul aveva annullato la sua laurea, ovvero il titolo necessario a candidarsi alla presidenza della Repubblica.

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