Benjamin Netanyahu non ha intenzione di porre fine alla guerra contro Hamas, almeno finché non sarà convinto di aver raggiunto tutti gli obiettivi che Israele si è posta e che ha promesso alla sua popolazione. Per questo, quindi, non è possibile firmare un accordo sugli ostaggi, in quanto questo potrebbe poter porre fine al conflitto. “Non li lasceremo al potere a Gaza, a sol 30 chilometri da Tel Aviv“, ha quindi dichiarato il primo ministro israeliano al Wall Street Journal, in un’intervista che è stata poi riportata da alcuni media israeliani, tra cui Haaretz.
Il leader di Israele ha sostenuto che l’Idf (Forze di difesa israeliane) starebbe di fatto “vincendo alla grande” contro i suoi nemici, in quanto sarebbe riuscita ad indebolire Hamas ed Hezbollah e a provocare la caduta del regime di Basher al-Assad in Siria. Questi obiettivi non basterebbero però per dichiarare chiusa la guerra, in quanto il fine rimane sempre quello di sradicare del tutto la presenza di terroristi nei territori vicini allo Stato ebraico.
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Israele, attacco missilistico Houthi nella notte
Netanyahu non ha cambiato idea neanche a seguito del brutale attacco portato avanti dai ribelli Houthi dello Yemen, che ha preso di mira un parco della Capitale, Tel Aviv, riuscendo a ferire ben 16 persone. In questo caso, Israele non sarebbe riuscito ad intercettare per tempo il missile diretto sulla città, di fatto lasciando che questo impattasse un quartiere nel Sud della Capitale. Gli allarmi sono scattati intorno alle 3:48, ora locale, e al momento dell’arrivo dei soccorsi, questi si sono trovati di fronte ad uno scenario scioccante.
Il missile, infatti, avrebbe lasciato un cratere nel mezzo di un asilo di Tel Aviv e avrebbe provocato danni anche ad edifici vicini, che sono stati dunque evacuati per mettere in sicurezza i residenti. Sembrerebbe che tra i feriti vi sia anche una bambina di soli tre anni. “Chiunque colpisca Israele pagherà un prezzo molto alto“, ha quindi avvertito il primo ministro, ricordando come nei giorni scorsi Israele abbia preso di mira porti e infrastrutture militari sul territorio yemenita.
Questi moniti, però, non avrebbero fermato i ribelli Houthi dal provare ad attaccare di nuovo lo Stato ebraico, tanto che il movimento della Jihad islamica ha mandato un messaggio di incoraggiamento ai ribelli, che sono ormai parte di quello che l’Iran definito “l’asse della resistenza” contro Israele. “Il coraggio e la determinazione dimostrati dai nostri fratelli yemeniti a sostegno del popolo palestinese sono motivo di orgoglio e onore per tutti i popoli liberi del mondo“, ha infatti dichiarato il movimento in una nota, di fatto esortando gli Houthi a non fermare le loro offensive.
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