La base aerea di Ain al-Assad in Iraq, dove sono di stanza numerosi militari statunitensi, è stata attaccata nella notte. Due razzi katyusha avrebbero colpito la struttura, scatenando il panico e spostando nuovamente gli assi fragilissimi delle tensioni in Medio Oriente. Sembrerebbe che siano rimasti feriti cinque soldati americani, di cui però non sono state rivelate le condizioni attuali. Il Pentagono ha confermato le notizie che nella notte sono diventate reali, ma non si ha per ora nessuna certezza su ciò che potrebbe accadere nell’immediato futuro.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris sono stati immediatamente avvertiti di quanto accaduto. I due hanno discusso della questione con il loro team di sicurezza nazionale durante un briefing sulle tensioni in corso in Medio Oriente. L’ipotesi è che l’attacco sferrato alla base militare Usa sia stato attuato da milizie irachene alleate dell’Iran, come una sorta di rappresaglia per il sostegno che gli Stati Uniti forniscono ad Israele.
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Nel frattempo, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani ha dichiarato che “l’Iran intraprenderà un’azione per punire, ma non cerca di aumentare le tensioni nella Regione. Il portavoce ha poi proseguito sostenendo che la repubblica islamica sta solamente mettendo in atto il suo diritto intrinseco “fondato sui principi del diritto internazionale di punire l’aggressore, intraprenderà un’azione seria e deterrente con forza, determinazione e fermezza“.
Biden sull’Iraq: “Gli Stati Uniti risponderanno“
Nella notte in cui tutto il mondo temeva un’escalation tra Iran e Israele, i sorvegliati speciali sono divenute due forze che per il momento erano passate in secondo piano. Gli Stati Uniti ora devono comprendere in che modo agire a seguito dell’attacco mirato nei loro confronti. Il presidente Joe Biden sembrerebbe non avere dubbi: “Gli Usa risponderanno nel modo e nel luogo che preferiranno“. Una promessa che alza nuovamente le tensioni in un territorio che non ha pace ormai da anni.
L’attacco da parte degli alleati iracheni dell’Iran per il segretario della Difesa Lloyd Austin rappresenta “una pericolosa escalation” e per questo gli Usa stanno rinforzando la loro posizione in Medio Oriente, come ha confermato il segretario in una telefonata con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, il quale a sua volta ha ribadito “il ruolo destabilizzante nell’Iran nella Regione“, come riporta il Times of Israel.
Le tensioni crescenti tra Israele e Iran
Nessun attacco per ora tra i territori di Israele e Iran e il grande gioco dell’attesa continua. Chi attaccherà per primo? Quanto sarà dura l’offensiva? Le domande sono numerose e le certezze sono poche, mentre i mediatori da tutto l’Occidente, e non solo, cercano di riparare i danni gravissimi e costruire un senso di responsabilità che fermi i due Paesi dallo scatenare un’escalation senza precedenti.
In Iran è giunto il capo del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Sergey Shoigu, che ha confermato a Teheran che il suo Paese “è pronto a una cooperazione globale con l’Iran sulle questioni regionali“. Shoigu ha incontrato il Capo di Stato Maggiore delle Forza Armate iraniane, Mohammad Bageri, con cui ha discusso degli sviluppi regionali e della cooperazione bilaterale tra i loro due Paesi, sottolineando che “le relazioni tra Iran e Russia sono strategiche, profonde e a lungo termine“.
A Tel Aviv è invece giunto il capo del Comando centrale degli Stati Uniti Micheal Erik Kurilla, che ha il compito di assicurarsi che la coalizione internazionale sia coordinata e pronta a qualunque ipotesi. L’obiettivo infatti è contenere l’offensiva iraniana così che anche la risposta di Israele sia minore e possa essere evitato un allargamento del conflitto. Non rassicurano però le parole di Mohammad Qasin, parlamentare iraniano, che ieri sera ha dichiarato che per vendicare la morte di Haniyeh, il Paese “non accetta nulla di meno della morte di Netanyahu“.
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