Attentato in Iran nel giorno di Soleimani: a rischio il fragile equilibrio in Medioriente

La tensione, dopo l'attentato a Kerman, è alle stelle: l'Iran giura vendetta, Nasrallah vuole "punire Israele” e Blinken è già in viaggio per tamponare la situazione in Medioriente

Redazione
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Sono 103 le vittime accertate in seguito alle due esplosioni avvenute nelle vicinanze del cimitero di Kerman, nell’Iran centrale, dove una gran folla si stava radunando per ricordare Qassem Soleimani. Quest’ultimo, che era il capo delle forze Quds delle Guardie della Rivoluzione iraniana, fu ucciso il 3 gennaio del 2020 in Iraq in un’operazione degli Stati Uniti guidata dall’allora presidente Donald Trump.

Secondo l’agenzia Irna sarebbero anche rimaste ferite altre 141 persone. Le esplosioni avvenute vicino al cimitero sarebbero state due, a distanza di 10 minuti l’una dall’altra: la prima a 700 metri e la secondo a un chilometro dalla tomba del generale delle Guardie della Rivoluzione iraniana.

Si è trattato di un attentato

Nella giornata di ieri non era ancora chiara la natura delle esplosioni. Oggi possiamo dire che non si è trattato di un incidente provocato dallo scoppio di diverse bombole di gas sulla strada per il cimitero. Si tratterebbe, invece, di un attentato terroristico, uno dei più violenti avvenuti in Iran negli ultimi 40anni. A darne notizia l’agenzia Tasnim, vicina alle Guardie della Rivoluzione, e l’Irna, Islamic Republic News Agency. Sarebbero state piazzate 2 valige piene di esplosivo fatte poi detonare a distanza, provocando le due esplosioni vicino alla tomba di Soleimani.

Iran diviso: c’è chi punta il dito contro Israele e chi no

In Iran non tutti sono d’accordo sull’incolpare Israele e gli Usa per l’attentato avvenuto ieri a Kerman. Da una parte il primo vicepresidente Mohammad Mokhber e il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, riporta l’Irna, hanno condannato duramente le due esplosioni vicino alla tomba di Soleimani: “I terroristi dietro l’esplosione nel cimitero di Kerman sono mercenari di potenze arroganti (Stati Uniti e suoi alleati ndr) e saranno certamente puniti. Dopo aver fallito nel mettere in sicurezza il Paese attraverso diversi complotti, i terroristi hanno tentato di vendicarsi del popolo iraniano. Provano un profondo odio verso il movimento di Resistenza e il generale Soleimani” ha dichiarato Ejei.

Questi terroristi brutali e dal cuore malvagio e i loro governanti assassini dovrebbero sapere che anche a causa di queste mosse maligne l’Iran non smetterà mai di sostenere le sue sacre cause“, ha concluso Ejei chiedendo alle forze di sicurezza, di intelligence e di polizia di indagare immediatamente e con precisione sulla questione e catturare chi ha commesso la strage.

Ebrahim Raisi, il presidente dell’Iran e Khamenei, invece, decidono di non puntare il dito. “Troveremo i responsabili di questa strage e li puniremo in modo adeguato” ha dichiarato Raisi giurando vendetta contro chiunque abbia compiuto la strage.

Nasrallah: “Puniremo Isreale”

Hasan Nasrallah, il capo Hezbollah, è comparso ieri in video davanti a migliaia di invitati in diretta TV. Durante il suo discorso, il terzo da quando è iniziato il conflitto tra lo Stato di Israele e Hamas, ha parlato dell’omicidio di Saleh al-Arouri, un leader di Hamas, avvenuto a Beirut nei giorni scorsi. “Se sarò ancora vivo venerdì parlerò ancora – si legge sul Corriere della Sera a proposito delle dichiarazioni fatte da Nasrallah – la risposta di Hezbollah al drone di Tel Aviv arriverà e Israele pagherà per i suoi crimini ma non subito. C’è tutto il tempo e le occasioni per colpire e sicuro ci vendicheremo“.

E non sono pochi i rancori che Hezbollah conserva contro lo Stato di Israele: vogliono vendicare la violazione del loro spazio aereo, l’omicidio mirato di un ospite come il palestinese Al-Arouri e l’umiliazione di non essere riusciti a proteggere neppure un quartiere di Beirut dagli attacchi di missili israeliani.

Inoltre, nel suo discorso Nasrallah ha voluto ricordare e omaggiare la figura di Soleimani: “Senza di lui i vari gruppi non sarebbero mai nati, il suo genio è stato quello di insegnare loro a costruire armi e a combattere in autonomia, ciascuno secondo una propria agenda nazionale“.

La capacità di combattere trasmessa – continua sul Corriere della Sera – da Soleimani si è rivelata necessaria perché le azioni di Israele hanno dimostrato che non esiste una legge internazionale. Stanno uccidendo civili, più di 100 paesi chiedono il cessate il fuoco. Ma Stati Uniti e Israele calpestano ogni regola. Se non puoi difenderti in battaglia con la tua mano, il tuo fucile il tuo missile nessuno ti aiuta. Non chiedeteci il disarmo contando sulla legge internazionale perché questa legge non esiste” ha concluso il leader di Hezbollah.

Blinken cerca di correre ai ripari partendo per il Medioriente

Le forti dichiarazioni e il grande scompenso dopo la strage di ieri in Iran hanno destato preoccupazioni per il fragile equilibrio nel mondo mediorentale. Per questo il segretario di Stato degli Stati Uniti, Anthony Blinken è già in viaggio diretto verso il Medioriente e Israele per tentare di tamponare la situazione. Il timore dell’espansione della guerra è elevato e l’America non vorrebbe vedere entrare nuovi attori nel conflitto in atto ormai da mesi tra lo Stato ebraico e il movimento Hamas.

In particolare l’obiettivo di Blinken è quello di mantenere la pressione sulle autorità israeliane e, allo stesso tempo, cercare di mantenere buone relazioni con i partner del mondo arabo, tutti schierati contro Israele.

Chi era Qassem Soleimani

Nato nel 1957 e ucciso nel 2020. Dal 1998 era a capo delle forze speciali Al Quds, il corpo speciale delle guardie rivoluzionarie iraniane incaricato di compiere operazioni segrete all’estero ed era considerato uno degli uomini più pericolosi del Medioriente. Era la mente e l’esecutore di moltissime operazioni miliari in Afghanistan, Siria e Libano, oltre ad occuparsi della sicurezza interna del governo iracheno reprimendo le manifestazioni attuate dalle milizie sciite filo-iraniane in Iraq. Inoltre, era vicinissimo alla figura dell’ayatollah Ali Khamenei, guida spirituale del paese.

Perché e come è stato ucciso

Il generale Qassem Soleimani è stato ucciso il 3 gennaio 2020 in un attacco ordinato da Donald Trump. Un raid di droni sull’aeroporto internazionale di Baghdad provocò la morte, oltre che di Soleimani, anche di altre 8 persone. Tra i morti il comandante della milizia irachena filo-iraniana Kataib Hezbollah, Abu Mahdi al-Muhandis, e il capo delle pubbliche relazioni delle Forze di mobilitazione popolare (le forze sciite di stanza in Iraq) Mohammed Ridha Jabri.

Soleimani sarebbe stato ucciso per la sua elevata pericolosità. Trump dette l’ordine di aprire il fuoco per “evitare futuri attacchi iraniani” e anche perché aveva accusato l’Iran di aver “orchestrato”, due giorni prima dell’uccisione, un assalto all’ambasciata statunitense in Iraq. Inoltre, nel comunicato diramato dall’amministrazione venne precisato che il generale Soleimani era stato responsabile della morte di centinaia di militari statunitensi.

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