Ieri il Parlamento Europeo si è riunito per discutere degli obiettivi del premier ungherese Viktor Orban per la sua presidenza del Consiglio Ue, che termina a fine anno. Ma la riunione si è trasformata in un’occasione di forte critica verso l’ungherese, che a volte ha toccato persino i limiti dell’insulto, partendo dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen fino all’europarlamentare italiana Ilaria Salis.
Alla fine dell’intervento di Orban, la destra si è alzata in una standing ovation, mentre alcuni eurodeputati hanno cantato “Bella Ciao”, venendo ripresi dalla presidente del Parlamento Roberta Metsola, che ha ricordato loro di non essere all’Eurovision. Il leader ungherese aveva già previsto una situazione del genere, infatti il giorno precedente ha voluto organizzare una conferenza-stampa per parlare liberamente dei suoi obiettivi e criticare l’élite europea che per lui vive dentro la bolla bruxellese.
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Le critiche a Orban dai capigruppo
Una delle critiche più dure è stata inflitta niente di meno che dalla presidente della Commissione Europea in persona. Ursula von der Leyen, infatti, non condivide la posizione di Orban rispetto alla guerra in Ucraina: se la presidente della Commissione è fortemente dalla parte di Kiev, il leader ungherese sostiene invece Mosca. Nella conferenza stampa di martedì Orban aveva discusso a lungo sull’argomento, spiegando come secondo lui la strategie Ue fosse sbagliata e che dovrebbe essere cambiata per favorire un luogo di dialogo tra Zelensky e Putin. Aveva poi finito per accusare l’Ue di voler continuare la guerra e non puntare alla pace.
Quindi von der Leyen ieri si è sentita in dovere di affrontarlo, dichiarando che in “nessuna lingua europea pace” è sinonimo di “resa”. Inoltre ha aggiunto che “c’è ancora qualcuno che dà la colpa non all’invasore, ma all’invaso”, chiedendo a Orban se incolpa gli ungheresi per l’invasione sovietica del 1956. La presidente lo ha poi affrontato su altri argomenti, come la migrazione, accusando l’Ungheria di fare il doppio gioco perché non tollera le migrazioni illegali, ma avrebbe liberato precocemente “trafficanti” condannati, liberandosi del problema e scaricandolo “nel giardino del vicino”.
Ha dichiarato poi che lasciar operare la Polizia cinese in Ungheria significa concedere alla Cina una “backdoor per le interferenze straniere”. Infine ha accusato Orban di compromettere la sicurezza dell’intera area Schengen, dato che ha concesso facilitazioni ai cittadini russi per l’accesso in Ungheria. Von der Leyen ha lasciato l’Aula poco dopo il suo intervento, lasciando le repliche al vicepresidente Maros Sefcovic, comportamento criticato dagli eurodeputati della destra.
La copresidente dei Verdi Terry Reintke si è unita alle critiche, accusandolo senza mezzi termini. Per lei il leader ungherese è un “servo di Putin”, quindi “non è il benvenuto” al Parlamento Europeo. Ma le critiche al leader ungherese non sono arrivate solo da sinistra. Le contestazioni più dure sono infatti arrivate dal Partito Popolare Europeo (Ppe), del centrodestra. Il capogruppo e presidente del partito Manfred Weber, non si è risparmiato con l’ex Ppe diventato parte del Patrioti.eu, provocandolo innanzitutto sulla situazione dei partiti in Ungheria.
Se Orban fa parte del partito di destra Fidesz, Weber ha sottolineato che lo vede “molto nervoso” da quando i sondaggi hanno mostrato l’ascesa del partito di centrodestra Tisza, membro del Ppe. Tisza è cresciuto quando si è unito l’ex membro del partito di Orban, Peter Magyar, e per il leader del Ppe è Magyar il futuro dell’Ungheria e batterà Orban, che è il passato, nelle prossime elezioni.
Lo stesso Magyar, primo eurodeputato ‘semplice’ ad intervenire dopo i capigruppo, ha detto che l’Ungheria è diventato “il Paese più corrotto e povero dell’Ue” a causa di Orban. Weber ha sottolineato come in un decennio quasi mezzo milione di ungheresi sono emigrati a causa della corruzione nel Paese. Lo ha infine criticato per aver incontrato il presidente russo Putin, solo poche ore dopo il bombardamento dei russi su “un ospedale per bambini”.
La capogruppo dei Liberali di Renew Europe Valérie Hayer ha affermato che “è ora di sospendere il diritto di voto dell’Ungheria nel Consiglio Ue”, mentre la socialista Iratxe Garcia Perez ha chiesto a Orban se sia consapevole di quanto stia danneggiando le società “seminando l’odio verso chi è o si sente diverso”. Anche il copresidente dell’Ecr Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia ha criticato il leader ungherese nonostante l’allineamento con i Patrioti su temi come migrazioni e Green Deal. “Da amico”, ha sottolineato che Orban sembra non dare importanza al “quartetto del caos” – Russia, Cina, Iran e Corea del Nord -, che invece è un “nemico esterno” dell’Europa.
La risposta di Orban alle critiche
Orban ha definito le critiche dei capigruppo come una “intifada politica”, che sottolinea ancora “le menzogne della sinistra”. Si è dimostrato soprattutto “sorpreso” per l’intervento di von der Leyen, forse troppo critico verso l’Ungheria, e ha dichiarato che attaccando uno Stato membro che ha la presidenza, rischia di trasformare la Commissione da “guardiano dei trattati” a “strumento politico”.
E ha risposto alla von der Leyen sulle guerra in Ucraina spiegando la sua idea che l’Ue si ritroverà “dalla parte dei perdenti”, a causa della “strategia perdente” della Commissione. “Se continuiamo così perderemo. In tutte le guerre occorre la diplomazia: se la trascuriamo, moriranno ancora più persone”, ha continuato, sottolineando come “non esiste soluzione sul campo di battaglia”. Poi ha ironizzato: “Volevo parlare del programma della presidenza, ma vedo che non vi interessa”.
Le critiche degli eurodeputati
Orban ha poi ascoltato gli interventi degli eurodeputati e tra le critiche più forti troviamo la Germania, paese che ha legami economici con l’Ungheria. Il liberale tedesco dell’Fdp Moritz Heimo Koerner ha definito Orban “l’utile idiota di Putin”, il verde Daniel Freund lo ha chiamato “dittatore” e lo ha accusato di essere il politico “più corrotto” d’Europa.
Ma le critiche le troviamo anche da parte dell’Italia, in particolare dell’eurodeputata di Avs Ilaria Salis (gruppo The Left), la quale ha passato in prigione 15 mesi in Ungheria in condizioni “durissime”. Salis ha dichiarato che l’Ungheria è diventato uno Stato “etnico” e “autoritario” e che è quindi “inappropriato” permettere a Orban di ricoprire il ruolo di presidente del consiglio Ue. L’italiana ha infine accusato il leader ungherese di prendere di mira lo “Stato di diritto”.
Il leader di Fidesz ha risposto: “Trovo assurdo che qui al Parlamento Europeo, alla plenaria, dobbiamo ascoltare tutti insieme un intervento sullo Stato di diritto dell’onorevole Ilaria Salis, che aveva picchiato con sbarre di ferro persone pacifiche”, due militanti di estrema destra, “per le strade di Budapest. E qui parla di Stato di diritto?”.
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