Le elezioni parlamentari in Georgia hanno innescato un nuovo capitolo di tensione politica, segnato da accuse reciproche tra le forze pro-europeiste e il governo, sospettato di voler riportare il Paese nella sfera d’influenza russa. Entrambi gli schieramenti hanno dichiarato vittoria sulla base di exit poll contrastanti, mentre i primi risultati ufficiali pubblicati nella tarda serata di ieri dalla Commissione elettorale centrale hanno dato il partito di governo, Sogno Georgiano, in testa con il 53% delle preferenze, in base al 69% delle sezioni scrutinate tramite un nuovo sistema di conteggio elettronico. Ieri mattina è giunta però la conferma ufficiale: con oltre il 99% dei voti scrutinati, Sogno georgiano ha ottenuto il 54,2% dei consensi.
Nato: “Necessaria indagine sulle condizioni di voto“
A seguito dei dubbi sorti intorno al risultato elettorale, la portavoce della Nato, Farah Dakhlallah, ha utilizzato la piattaforma social X per informare della necessità di una indagine riguardante le elezioni in Georgia. “Le segnalazioni di violazioni riguardo alle elezioni dovrebbero essere pienamente indagate” si legge infatti nel post, che sembra rispondere alle richieste che da giorni vengono presentate dalla presidente georgiana Salome Zurabichvili, che ha deciso di non riconoscere il risultato elettorale.
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Il primo ministro Irakli Kobakhidze si è allineato alle parole della Presidente, sostenendo inoltre che la priorità per il Paese rimane quella di portare avanti l’integrazione del Paese nell’Unione europea. “Si farà di tutto per garantire che la Georgia sia pienamente integrata nell’Ue entro il 2030“, ha infatti sostenuto il primo ministro, auspicando che i rapporti tra Georgia e Ue possano rafforzarsi col tempo e a seguito delle forti tensioni di questi giorni.
Cremlino: “Nessuno interferisca con la Georgia“
La Russia ha respinto duramente le accuse di interferenza elettorale, sostenendo di non avere nulla a che fare con le elezioni che si sono svolte nel Paese. “Queste sono una prassi standard di molti Paesi – ha infatti dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov – iniziano immediatamente ad accusare la Russia di interferenza ogni volta che succede qualcosa. No, non è così. Sono accuse completamente infondate“.
Oltre a voler dimostrare di essere totalmente estranea alla questione, la Russia ha deciso di esporsi per proteggere la libertà di dei cittadini georgiani. “È molto importante ora assicurarsi che nessun paese terzo si intrometta nell’esito di queste elezioni” ha infatti dichiarato Peskov, in riferimento anche alle parole del portavoce della Nato che ha richiesto un’indagine sul meccanismo elettorale, per poi concentrarsi sulle parole della presidente georgiana: “Prendiamo, ad esempio, la signora presidente Salome Zourabichvili, che ha affermato di non riconoscere i risultati di quelle elezioni. Non so se riconoscere o meno le elezioni faccia parte del mandato del presidente. In ogni caso si tratta di un affare interno georgiano“.
Accuse di frode e pressioni sugli elettori
Nonostante questi dati, le opposizioni denunciano pesanti irregolarità, accusando Sogno Georgiano di aver mobilitato risorse statali e impiegati pubblici per assicurarsi la vittoria. Durante la giornata di voto, sono stati segnalati diversi incidenti ai seggi, sollevando dubbi sulla correttezza del processo elettorale. Oggi sarà cruciale per verificare queste accuse: la missione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) presenterà il suo rapporto preliminare, dopo aver monitorato circa 2.000 delle 3.000 sezioni elettorali.
Risultati contestati: exit poll opposti e clima di tensione
Il dibattito è alimentato dalle dichiarazioni dei principali esponenti politici. Salomè Zourabichvili, presidente uscente e leader dello schieramento europeista, ha dichiarato che l’opposizione ha vinto con il 52%, accusando il governo di brogli. Sul versante opposto, Sogno Georgiano ha rivendicato il successo, e l’ex primo ministro Bidzina Ivanishvili ha descritto il risultato come una “rara vittoria in un contesto molto difficile”.
Gli exit poll hanno mostrato una netta divergenza di risultati. Mentre la televisione d’opposizione Formula, in collaborazione con Edison Research, attribuiva all’opposizione il 51,9% dei voti e 83 seggi, la televisione filogovernativa Imedi dava Sogno Georgiano in testa con il 56%.
Congratulazioni dall’Ungheria e lo scenario geopolitico europeo
Mentre i georgiani attendevano l’esito ufficiale, il primo ministro ungherese Viktor Orbán si era già congratulato con il governo per quella che ha definito una “vittoria schiacciante”. In un messaggio su X, Orbán ha lodato la scelta del popolo georgiano, sostenendo che abbia saputo cosa fosse meglio per il Paese.
La Georgia rappresenta un punto di confronto cruciale tra Russia e Occidente, specie nel contesto della guerra in Ucraina. Il partito di governo, al potere dal 2012, è accusato dall’opposizione di voler intensificare i rapporti con Mosca. Di recente, due nuove leggi – ispirate a norme russe – hanno inasprito i contrasti: una sui cosiddetti “agenti stranieri” e una seconda contro la “propaganda LGBT”. La loro introduzione ha congelato il processo di integrazione europea della Georgia e ha portato a sanzioni da parte degli Stati Uniti.
Il futuro incerto della Georgia tra Europa e Russia
Nonostante le accuse, Sogno Georgiano mantiene la sua retorica filo-europea, portando avanti lo slogan “Dignità, pace e prosperità in Europa”. Tuttavia, le opposizioni considerano queste dichiarazioni un abbandono della strada verso l’Unione Europea, ritenendo che il governo stia virando verso un’alleanza con la Russia.
Per contrastare questa direzione, la presidente Zourabichvili ha proposto un’iniziativa nota come Carta Georgiana. In caso di sconfitta elettorale di Sogno Georgiano, questa carta propone di formare un governo di coalizione tra le forze europeiste, incaricato di guidare il Paese per 12-18 mesi, realizzare le riforme necessarie per l’ingresso nell’UE, e infine tornare alle urne.
La Georgia resta in bilico, sospesa tra l’attrazione verso l’Europa e il timore di un ritorno sotto l’influenza russa.
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